di Roberta Folatti

I dolori di un disinvolto pescecane

Un’occasione sprecata. Firmato da uno dei registi italiani più promettenti, L’ora di punta avrebbe potuto essere la bella sorpresa della Mostra del cinema di Venezia ma – bisogna dirlo – ha mancato completamente il bersaglio. Vincenzo Marra, autore dell’apprezzato “Tornando a casa” e del bel documentario “L’udienza è aperta”, sembra aver smarrito la sua vena di originalità. O peggio averla tradita. “L’ora di punta” è la descrizione dell’ “ascesa” di un giovane appartenente alla Guardia di Finanza che, grazie alla facilità con cui si lascia corrompere e alla tendenza ad usare per i suoi scopi chiunque gli capiti di incontrare, diventa in breve tempo uno speculatore “in carriera”. Filippo Costa viene da una famiglia del sud, modesta ma dignitosa, anche il padre era finanziere e la madre l’ha cresciuto nel mito della sua integrità.

Ma, non si sa bene perchè, lui ha deciso di intraprendere altre strade, anche se ogni tanto fissa imbambolato e un po’ contrito la foto che lo ritrae insieme al padre. Chi è divorato dall’ambizione come Filippo è più esposto alle tentazioni e quale settore meglio della guardia di Finanza permette comportamenti disinvolti e rapide scalate sociali? Tra colpi di scena alquanto prevedibili, si scoprirà che praticamente tutti i gradi di questo Corpo sono corruttibili. Il plot prevede anche la figura del Politico connivente e dell’ambiguo Direttore di banca, pronto a sponsorizzare qualunque progetto purché porti soldi. Ma la trama non convince e i personaggi sono davvero troppo stereotipati, disegnati in un tono monocorde così privo di sfumature da lasciare perplessi.

Anche il lato privato del giovane “pescecane”, che si dipana su un doppio registro – la storia interessata con una donna più vecchia di lui che fornisce denaro e conoscenze, la passione autentica (ma alla fine quanto importante nella sua scala di valori?) per una ragazza fuori dai giri dei soldi e del potere - è tratteggiata in modo piuttosto banale, senza quello scatto inventivo necessario per farsi notare in una vetrina mondiale come Venezia.

La figura della gallerista interpretata da Fanny Ardant, imbarazzata e imbarazzante in un ruolo del tutto privo di stratificazione psicologica, denota lacune nella scrittura prima ancora che nella regia. Spiace dover parlare in questi termini dell’opera di un regista che aveva ed ha sicuramente ancora grandi possibilità, oltre a doti non comuni anche a livello umano. Lo aspettiamo fiduciosi al prossimo appuntamento.

L’ora di punta (Italia, 2007)
Regia: Vincenzo Marra
Sceneggiatura: Vincenzo Marra
Cast: Michele Lastella, Fanny Ardant, Giulia Bevilacqua, Augusto Zucchi
Distribuzione: 01


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