di Roberta Folatti

Killer troppo umani

In tempi estivi meglio recuperare qualche vecchia uscita, vista la scarsezza di novità di una qualche consistenza. L’esordio nel lungometraggio del trentottenne Martin McDonagh merita una segnalazione. Per gli appassionati del genere In Bruges. La coscienza dell’assassino è un vero gioiello. Incastonato in quella “parure” rappresentata dalla magnifica città belga – uno dei borgi medievali meglio conservati del mondo – il film regala suspense e suberbi scorci di Burges. La cittadina delle Fiandre diventa a tutti gli effetti uno dei protagonisti della pellicola. Degna di una favola, come la descrive il più cattivo dei personaggi, Bruges ospita una vicenda che è sufficientemente cruenta da riportare lo spettatore coi piedi per terra. Ma non c’è solo la componente thriller, il film è anche divertente, ricco di battute, con una buona messa a fuoco dei caratteri.
La storia è quella di due killer spediti nella città belga in apparenza per lasciar calmare le acque dopo l’esecuzione di un prete in Inghilterra, che ha avuto uno spiacevole effetto collaterale, la morte di un bambino. I protagonisti non potrebbero essere più diversi, Ken, il più anziano, è calmo e riflessivo, interessato all’arte e deciso ad approfittare dell’insolita vacanza per visitare Bruges. Il giovane Ray è inquieto, collerico, scontento, tanto più che lo tormenta il terribile rimorso di aver ucciso un innocente (non che le altre vittime fossero davvero “colpevoli”!). Quella scena è scolpita nella sua mente, e malgrado cerchi di distarsi con l’aiuto di alcool e donne, la disperazione non si attenua e lo spinge a considerare l’ipotesi del suicidio. Il film è pieno di situazioni paradossali a cominciare da questo killer pasticcione che si tortura per il bambino morto ma non si fa scrupoli sulla sostanza del suo “lavoro”. Il suo socio poi sostiene di sentirsi moralmente a posto, mettendo decisamente in secondo piano il fatto che uccide per soldi a favore della propria predisposizione alla buona educazione.
Insomma “In Bruges. La coscienza dell’assassino” ci regala il ritratto di due uomini normali alle prese con una professione non proprio normale, il loro rapporto si evolve nel corso del film e alla fine, pur essendo diversissimi, riescono a comprendersi tanto che uno dei due si sacrificherà per l’altro. Nella cornice dei fantastici palazzi della cittadina belga, tra i suoi canali attraversati soavemente dai cigni, cresce la consapevolezza dei due killer che finiscono per allearsi contro il cattivissimo Henry, il mandante di tutti i delitti. La pellicola firmata da McDonagh è un mix ben riuscito di azione, scavo psicologico e spunti ironici, le frenetiche sequenze finali – in netto contrasto con il clima d’attesa della prima parte – risultano davvero coinvolgenti.

In Bruges. La coscienza dell’assassino (Gran Bretagna, Belgio 2008)
Regia: Martin McDonagh
Musiche: Carter Burwell
Cast: Colin Farrel, Brendan Gleeson, Ralph Fiennes, Clémence Poésy
Distribuzione: Mikado







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