di Roberta Folatti

Un delitto efferato lasciato impunito. Una storia che risale a molti anni prima, all’Argentina dei colonnelli e delle violenze più vili. La vittima, una ragazza dolcissima, è stata uccisa e violentata.

Il suo giovane marito, inconsolabile, chiede giustizia ma, nel clima di quei tempi, chi agisce correttamente finisce per essere sopraffatto. Alla fine non sarà l’unico a rimanere segnato per sempre da quella vicenda.

Anche Benjamin Esposito, vice cancelliere del tribunale di Buenos Aires all’epoca dei fatti, è tormentato dal ricordo di quell’omicidio, malgrado siano passati ormai venticinque anni. L’uomo, una volta in pensione, decide di provare a raccontare in un romanzo il delitto e le indagini ad esso seguite, che per lui hanno coinciso con l’allontanamento dalla sua città, per ragioni di sicurezza, e con  la perdita di un grande amore.

Non tutto è come sembra in un film come Il segreto dei suoi occhi, e molte carte si svelano solamente con il dipanarsi della trama. Alcune cose, fondamentali, diventano chiare a poco a poco, prima fra tutte la natura del rapporto fra il protagonista e la bella cancelliera del tribunale, suo superiore. Una verità che i due non si sono mai confidati.

L’opera di Juan Josè Campanella, premiata con l’Oscar (migliore film straniero), ha svariate chiavi di lettura, è stratificata e complessa come le creazioni di molti autori sudamericani. Ma se la cosa finisce, a tratti, per caricarla di un peso eccessivo, è anche ciò che la rende speciale. Insieme all’alto tasso emotivo che permea la definizione dei personaggi e dei reciproci legami, che siano d’amore o di odio, di amicizia o d’insanabile avversione. Ogni sentimento ha contorni netti, decisi, tranne quello che scorre sotterraneo, mai dichiarato, tra Esposito e la cancelliera Irene. Che entrambi tendono a celare persino a se stessi.

Il segreto dei suoi occhi incrocia i fili del tempo, alterna presente e passato, un passato che da un lato continua a far sanguinare ferite mai davvero rimarginate, dall’altro mantiene vivi sentimenti avvolti nel pudore.

Il film di Campanella è anche un giallo, per quanto l’indagine sulla morte violenta della ragazza avvenga seguendo canoni molto particolari, sbloccata da un’intuizione che ha ben poco di razionale. Gli occhi di un uomo impressi su una vecchia foto, il suo sguardo che dice molto più di mille parole… Il colpevole viene individuato così, e con la sua fuga toglie ogni dubbio agli investigatori.

Il regista argentino soffia sulla sensitività degli spettatori, li sfida ad oltrepassare la logica aprendosi ad un mondo fatto di sfumature anche contraddittorie, di impulsi, di nervi scoperti. Se da principio si percepisce un’eccessiva complessità, come fosse un meccanismo non sufficientemente oliato, poi la struttura del film ci spinge a lasciarci andare emotivamente, a respirare all’unisono col ritmo del racconto, e allora veniamo rapiti da quest’opera amara, vitalissima, poetica.

Il segreto dei suoi occhi (Argentina, 2010)
Regia: Juan Josè Campanella
Sceneggiatura: Juan Josè Campanella
Fotografia: Felix Monti
Montaggio: Juan Josè Campanella
Cast: Ricardo Darin, Soledad Villamin, Pablo Rago, Javier Godino
Distribuzione: Lucky Red

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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