di Sara Michelucci

La ricerca della tranquillità, della normalità. Ricostruire una vita altra, una famiglia altra, per scampare alla morte, alla trucida punizione della mano camorrista. Rosario, interpretato da un istrionico Toni Servillo, cui meritatamente va il Premio Marc'Aurelio della Giuria al miglior attore nell'ultimo Festival del cinema di Roma, è il titolare di un ristorante di successo in Germania.

Ha una bella moglie tedesca, un bambino biondo e una vita “tranquilla”. Ma ha anche un passato che, seppure tenta di dimenticare, di accantonare, di cancellare, torna violentemente e inaspettatamente con l'arrivo nel suo ristorante di Diego (il figlio che ha lasciato in Campania e ora è assoldato dalla Camorra) ed Eduardo (figlio di una delle più potenti famiglie camorriste, che dall'abbigliamento alla gestualità ripercorre anche lo stereotipo del “picciotto” di Scampia o di chissà quale altra parte dimenticata d'Italia).

E la violenza, da questo momento, torna preponderante nella vita di Rosario Russo (Antonio Martino, il suo vero nome prima di farsi credere morto e fuggire in Germania). Dall'omicidio cruento per mano di Eduardo del dirigente tedesco che ha il compito (colpa) di far smaltire alcune partite di rifiuti campani in Germania (e qui l'attualità, con il controllo della malavita nella gestione dei rifiuti) alla scena finale in cui è proprio il figlio 'ritrovato' ad andare incontro ad un finale già scritto.

Antonio (Rosario), che uccide gli alberi con i chiodi per poter ampliare il suo ristorante, che mente a sua moglie, che mette a rischio la vita del figlio più piccolo e che ha già 'sacrificato' quella del più grande, non riesce ad uccidere quello che è stato, o forse che è ancora, ed è destinato a rimanere un esule, un migrante, senza identità. Però ha paura della morte, vuole vivere, costi quel che costi, anche se deve rinunciare a tutto quello che ha, agli affetti più profondi, alla tranquillità che non è destinato ad assaporare fino in fondo.

Una vita tranquilla richiama, forse non volutamente, quella atmosfera asfissiante, senza via di scampo del Gomorra di Matteo Garrone, dove i primi a pagare sono i giovani, i figli, i più fragili. E forse è proprio vero che la colpa dei padri ricade sui figli.


Una vita tranquilla

Italia 2010
Regia: Claudio Cupellini
Sceneggiatura: Claudio Cupellini, Filippo Gravino, Guido Iuculano
Produzione: Acaba Produzioni, Babe Film, EOS Entertainment, Hofmann & Voges Entertainment GmbH
Cast: Toni Servillo, Leonardo Sprengler, Alice Dwyer, Marco D'amore, Francesco Di leva, Maurizio Donadoni, Giovanni Ludeno, Juliane Köhler
Distribuzione: 01 Distribution

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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