di Sara Michelucci

L’agiatezza e la povertà sono ben distinte in un borghese palazzo parigino degli anni Sessanta. Al sesto piano abita un gruppo di domestiche spagnole, relegate in una sorta di soffitta con diverse stanze e un bagno che non funziona. Il resto del palazzo è suddiviso tra gli appartamenti dei ricchi signori che queste donne servono.

Ma il signor Jean-Louis Joubert  è diverso. Maniaco dell’uovo alla coque e agente di cambio affermato e rigoroso, scopre che la sua vita e soprattutto il suo matrimonio sono piatti e senza un’autentica felicità. Quando la giovane Maria entra nella sua vita come governante, al posto della vecchia e brontolona Germaine, la sua vita e quella della sua borghese e “finta” famiglia cambiano di colpo.

La giovane donna, da poco giunta nella Ville Lumiere da Burgos, gli apre le porte di un universo esuberante, totalmente diverso da quello a cui è abituato, fatto di sacrifici, ma anche di allegria, folklore e gioia. Colpito da queste donne piene di vita, Jean-Louis si lascia andare e per la prima volta gusta i sapori più semplici che la vita gli dona.

Sullo sfondo di questo bel film, che sa ben caratterizzare i personaggi dando uno spessore tale che ad ognuno possiamo dare un’identità ben precisa, c’è la Francia di De Gaulle e la violenta Spagna di Franco. Due mondi contrapposti, come lo sono quelli delle domestiche iberiche e dei borghesi francesi. Due mondi che sembra non possano mai incontrarsi, ma le cui barriere verranno destrutturate da Maria e Jean Louis, creando scandalo, ma aprendo gli occhi su una società ipocrita.

Guardando il film di Philippe Le Guay, Le donne del sesto piano, seppur con le dovute differenze, viene così alla mente il pluripremiato Gosford Park di Robert Altman. In questo caso al piano di sotto c’è la servitù e a quello superiore c’è la nobiltà. Il contrario insomma di quello che avviene nel film di Le Guy.

L’autentico oggetto del capolavoro di Altaman è proprio la rappresentazione del rigido sistema di classi dell’Inghilterra degli anni Trenta. Molte delle vicende che s’innestano sulla trama principale vogliono svelare le complesse relazioni tra la nobiltà e la servitù, mostrando l’ipocrisia dei comportamenti pubblici ingabbiati nei rituali della società.

Stessa cosa accade ne Le donne del sesto piano, con l’immagine della portinaia sprezzante verso le domestiche spagnole, pur essendo lei stessa a servizio dei padroni e quella diametralmente opposta di Jean-Louis, illuminato borghese che rinuncia alla sua agiatezza pur di respirare una boccata di aria pura, assaporando con Maria la vera gioia di essere uomini.

Le donne del sesto piano (Francia 2011)
regia: Philippe Le Guay
sceneggiatura: Philippe Le Guay, Jérôme Tonnerre
attori: Fabrice Luchini, Sandrine Kiberlain, Natalia Verbeke, Carmen Maura, Lola Dueñas, Berta Ojea, Nuria Solé, Concha Galán, Muriel Solvay, Marie-Armelle Deguy, Annie Mercier, Michele Gleizer
fotografia: Jean-Claude Larrieu
montaggio: Monica Coleman
musiche: Jorge Arriagada
produzione: France 2 Cinéma, Les Films de la Suane
distribuzione: Archibald Enterprise Film

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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