di Roberta Folatti

Le riflessioni di un grande “vecchio”

Inchiodare i libri per schiodarli dalla staticità in cui li costringe una cultura ammuffita che non sa aprirsi al mondo.
Il nuovo film di Ermanno Olmi lancia una precisa provocazione intellettuale ma regala anche suggestioni più fisiche, legate al paesaggio, ai luoghi, a una cultura millenaria che va oltre i libri e la parola scritta.
Centochiodi nelle intenzioni del regista dovrebbe essere l’ultima opera di “fiction”, poi Olmi conta di dedicarsi solo ai documentari riscoprendo una tradizione che fu resa grande da maestri come Roberto Rossellini e che sapeva rappresentare il reale con assoluta efficacia. Interpretato da un Raz Degan in vesti a dir poco insolite, il film comincia con una scena forte, altamente simbolica, che per un attimo fa pensare a un thriller dalle ineluttabili conseguenze. Centochiodi si rivela invece un racconto morale, un’allegoria che contrappone due universi, quello della cultura dogmatica, gerarchizzata, ingessata e quello della spontaneità, del sapere tradizionale e istintivo metabolizzato nel corso dei secoli.

I personaggi sono anche dei simboli, c’è il Monsignore, custode inflessibile dell’antica biblioteca e c’è il Professorino che, come dice lo stesso Olmi, “butta per aria il tempio, scaccia i mercanti e se ne va, affidando la sua missione agli umili che sono i più disponibili ad apprendere la novella”.
Ma non c’è affatto un eccesso di cerebralità nella pellicola del grande regista, una volta lasciato quel luogo polveroso, in cui i libri languono sui loro scaffali senza comunicare col mondo, il Professorino si immerge nel reale e ci fa percepire gli odori, i sapori, lo sferzare del vento e della pioggia, la fatica di un lavoro manuale, il calore della solidarietà fra semplici.

Gli anziani, che trascorrono il loro tempo sulle rive del Po, lo accolgono con una naturalezza priva di pregiudizi e lo aiutano a spogliarsi degli orpelli intellettuali per ritrovare un contatto vero con la natura, con le cose, con le persone. C’è anche una giovane donna che si innamora di lui e durante il suo soggiorno in quel luogo gli porterà il pane, simbolo del sostentamento primario di un’esistenza scandita da ritmi semplici, originari.

Olmi, nell’incontro al cinema Anteo di Milano, cita il pensatore Raymond Klibansky, la cui frase “I libri, pur necessari, non parlano da soli” apre il suo film e spiega: “Non basta leggere il libro e capirlo, se a ciò non segue l’agire i libri restano inchiodati. I libri devono passare dalla relazione col mondo. Quel professore nell’inchiodare i libri inchioda la parte sbagliata di sé. Il Monsignore, chiuso nella sua biblioteca, non dà testimonianza diretta di ciò che ha appreso da quei libri che tanto ama”.

Congedandosi dalla sua attività di regista di film narrativi, Olmi ha voluto omaggiare i suoi amici e maestri, da Zavattini a Fellini, da Testori a Rossellini a Bianciardi, con un pensiero speciale per Lucio Mastronardi. “Anche se non ho frequentato con costanza la scuola dell’obbligo, ho avuto la fortuna di bere caffé con amici del genere – racconta il regista, il cui ultimo lavoro è rappresentato dalla seguente frase “Tutti i libri del mondo non valgono un caffé con un amico”.

Centochiodi (Italia, 2007)
Regia: Ermanno Olmi
Musiche: Fabio Vacchi
Cast: Raz Degan, Luna Bendandi, Michele Zattara
Distribuzione: Mikado


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