di Mariavittoria Orsolato

Otto milioni e mezzo di telespettatori hanno seguito l’addio di Michele Santoro alla Rai. Un addio da record che, stando alle parole del giornalista salernitano, potrebbe essere solo un arrivederci: “Io non ho ancora firmato con nessun altro editore. Da domani, teoricamente, potrei essere disponibile a riprendere questo programma al costo di un euro a puntata nella prossima stagione”. Una provocazione, senza ombra di dubbio, che però mette in evidenza quanto a malincuore Santoro stia lasciando viale Mazzini.

Già lo scorso anno l'uscita dalla Rai sembrava imminente, ora la storia si ripete, con qualche variante: la rescissione del contratto è già firmata, con tanto di 2,3 milioni di buonuscita, ma il dado non è ancora tratto, sebbene da giorni si vociferi sul suo sicuro passaggio alla La 7 di Tronchetti-Provera.

Stando ai giornali di regime, il conduttore starebbe già pensando a come monetizzare al meglio la sua defezione, investendo in quello che a breve potrebbe diventare il network dell’ingegner De Benedetti, già patron del gruppo L’Espresso. Il progetto diabolico, manco a dirlo, sarebbe quello di creare una “tv di partito” di cui Santoro sarebbe l’istrione nonchè primo content-maker.

Che queste illazioni siano veritiere o meno, di certo c’è solo che alla notizia del probabile passaggio del giornalista al terzo polo televisivo, le quotazioni del titolo in borsa hanno avuto un vertiginoso aumento del 17,5%. Dati i sorprendenti risultati di Annozero in termini di share (21% su una rete, Rai2, che di media fa il 9%) e di raccolta pubblicitaria - circa 500.000 euro a puntata - l’eventuale passaggio di Santoro a La 7 sarebbe ovviamente grasso che cola ed è naturale che i broker ci abbiano bellamente speculato sopra.

Se quanto sopra riportato si potrebbe inserire nell’ormai noto “killeraggio mediatico” tanto caro ai giornalai fedeli al premier, quello che Santoro ha indrizzato alla volta del presidente Rai Garimberti è stato un vero e proprio attacco frontale: “Visto che non ha nemmeno il coraggio di sottoporre al voto del Consiglio la mia proposta di continuare la collaborazione con la Rai - ha detto il conduttore di Annozero rivolto all’ex giornalista di Repubblica -, lo rassicuro sulla mia volontà di finire qua la polemica. È inutile - ha aggiunto Santoro - continuare il dialogo con chi cerca di imitare Ponzio Pilato senza averne la statura”.

Un affondo che ha fatto immediatamente parlare di “uso privato del mezzo pubblico” e che ha inevitabilmente scatenato il rimpallo di dichiarazioni sdegnate, con Garimberti che rimpiange di non aver avuto anche lui a disposizone una platea di 8 milioni e mezzo di spettatori ma di essersi dovuto accontentare della sala stampa di viale Mazzini - peraltro negata allo stesso Santoro - per rispondere alle accuse el giornalista salernitano. Bagatelle tra colleghi insomma che però rendono inevitabilmente al Paese l’immagine di una Rai sempre più fratricida e soffocata dalle logiche politiche.

L’addio di Santoro al pubblico di Annozero giunge in ogni caso al termine di una giornata particolarmente critica per la Rai che, a poche ore dal commiato della sua gallina dalle uova d’oro, non riesce a dare il via libera in Cda ai nuovi palinsesti autunnali, nonostante il direttore generale Lorenza Lei avesse completato in tempi utili il lavoro di preparazione.

I cinque consiglieri di maggioranza hanno platealmente disertato la riunione perché contrari alle garanzie su rinnovi e contratti per i programmi di punta di Raitre, poste dall'opposizione come condizione indispensabile per il voto a favore dei palinsesti. La dg Rai forse pensava di essere riuscita a guadagnarsi il viatico verso la conferma dei palinsesti di Raitre con la contrattazione dell’uscita di Michele Santoro, ma per i consiglieri di maggioranza la defezione del “nemico pubblico numero uno” pare non essere bastata.

Con o senza Santoro, a viale Mazzini i lavori per la nuova stagione sono dunque comunque bloccati e il danno economico all’azienda di Stato potrebbe non essere irrisorio, soprattutto in termini di raccolta pubblicitaria. Se la Lei sta combattendo una battaglia, praticamente in solitaria, per garantire i palinsessti della terza rete è perché appunto questi sono gli unici a portare introiti importanti per l’azienda.

La volontà da parte della maggioranza di azzoppare ulteriormente il cavallo Rai è manifesta e, stando al Fatto Quotidiano, dietro a questo ostruzionismo starebbe l’ultima stoccata che il premier vuole dirigere verso la Rai: l’eliminazione dai palinsesti di tutte le voci fuori dal coro berlusconiano sarebbero funzionali a quella che potrebbe essere l’imminente campagna elettorale delle politiche. Ma forse gli italiani anno già deciso di cambiare pagina.

 

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