Effetto Trump: Canada ai liberali

di Mario Lombardo

Le prime conseguenze elettorali del secondo mandato presidenziale di Donald Trump si sono potute osservare nella giornata di lunedì, anche se non negli Stati Uniti e con risultati che hanno evidenziato un’influenza indiscutibilmente negativa. L’inquilino della Casa Bianca è stato infatti un fattore decisivo nel voto anticipato in Canada che ha fatto registrare uno dei recuperi più...
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India-Pakistan, la miccia del Kashmir

di Michele Paris

Per la quarta notte consecutiva dall’attacco terroristico di settimana scorsa in Kashmir, le forze armate di India e Pakistan si sono scambiate colpi di arma da fuoco lungo la linea del confine di fatto che divide i due paesi asiatici. L’escalation dello scontro dopo l’assassinio di 26 turisti ha già raggiunto livelli molto pericolosi, con Nuova Delhi che potrebbe bombardare il Pakistan e ha preso la decisione senza precedenti di sospendere un fondamentale trattato sulla condivisione delle acque del fiume Indo, mentre da Islamabad è arrivata la minaccia esplicita del possibile uso di armi nucleari. Sull’episodio di sangue nella regione contesa non c’è ancora chiarezza, ma le tensioni che sono subito prevedibilmente esplose...
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di Mariavittoria Orsolato

Incappare nei disservizi delle Ferrovie dello Stato è forse il trait d’union più nazionalpopolare: ogni italiano, almeno una volta nella vita, ha inveito contro Trenitalia e la sua pessima gestione della rete ferroviaria. Ma se i treni sono perennemente in ritardo, i vagoni sono al limite dell’indecenza e i biglietti si pagano a peso d’oro, la colpa non è delle Fs ma delle Regioni. Parola dell’ingegner Mauro Moretti, amministratore delegato Fs, che in occasione dell’inaugurazione della nuova galleria che collega le stazioni torinesi di Porta Susa e Stura ha rilasciato al quotidiano La Stampa un’intervista in cui addossa tutte le responsabilità dell’inefficienza su rotaia alla mancanza di collaborazione delle Regioni. “Ricordiamo che forse non si sa che i treni, gli orari, le fermate, le tariffe, non sono cose che decidiamo noi: lo decidono le Regioni. Sono le Regioni a stabilire quanto far pagare agli utenti e quanto porre a fiscalità generale. E così si fanno i contratti di servizio”.

Certo, dopo la legge Bassanini del 1997, il trasporto regionale è coordinato con le Regioni, che agiscono come “cliente istituzionale” e decidono autonomamente quali servizi richiedere al concessionario statale, ma è anche vero che le Regioni non hanno alcun legame contrattuale con la divisione Passeggeri. Le Fs si dividono infatti in tre segmenti operativi: Passeggeri (Freccia Rossa, Eurostar, Intercity, Espressi), Trasporto Regionale (Interregionali, Diretti, Regionali) e Cargo (Treni merci), anche quando una buona fetta della mobilità interna alla Regione è affidata, in mancanza di treni diretti, agli Intercity.

Se a questo si aggiunge il fatto che la divisone Trasporto Regionale è l’unica che può contare su una quota di finanziamento pubblico, ovvero il corrispettivo di 12,2 centesimi a persona per kilometro percorso, mentre le altre due ramificazioni devono necessariamente fare affidamento sui proventi diretti del traffico, va da sé che Moretti batta il ferro dove questo può scaldarsi più facilmente.

E’ infatti questa tripartizione delle competenze che facilita la logica aziendale secondo cui i costi comuni vanno spostati il più possibile sulla divisione sussidiata e, giocoforza, i ricavi vanno spalmati su quelle non sussidiate, in particolare su quella Passeggeri. Se queste scelte manageriali sono di per sé plausibili in una prospettiva strettamente aziendale, non lo sono altrettanto nell’ottica dell’industria statale: così facendo, il costo dei servizi regionali lievita proporzionalmente alla diminuzione dei nuovi servizi quali carrozze pulite, coincidenze ferroviarie accessibili, puntualità dei treni e via dicendo.

C’è poi da aggiungere che nonostante le Regioni ricevano un bonus statale per l’attuazione dei servizi, questo è rimasto fissato ai parametri del 2000, subendo un’inflazione del 7% e quindi diminuendo di valore reale. In base a queste informazioni, si potrà capire come il trasferimento di competenze alle Regioni sia stato impostato come un processo statico, incapace di fronteggiare la crescente domanda di servizi e, allo stesso tempo, vincolante per tutte quelle Regioni che, scommettendo sul potenziamento delle linee ferroviarie, si sono trovate costrette ad affrontare autonomamente tutte le spese di ammodernamento, cavando così soldi di tasca propria per oggetti di cui non saranno mai proprietarie la 100%.

Uno spiraglio di luce s’era intravisto lo scorso 7 settembre, quando proprio Moretti aveva platealmente annunciato che dopo tre anni di risanamento, le Ferrovie dello Stato erano pronte a fare investimenti per due miliardi di euro nel settore del trasporto regionale e interregionale, con l’acquisto di 840 tra locomotori e carrozze e l’ammodernamento di oltre 2550 vagoni. I soldi, secondo il presidente delle Fs Innocenzo Cipolletta, sarebbero arrivati con i nuovi contratti di servizio con le Regioni ma almeno per ora le buone intenzioni sono rimaste sulla carta e ad oggi, ogni pendolare che decida di recarsi al lavoro in treno - facendo una scelta oltretutto ecologica e responsabile - accumula annualmente 70 ore di ritardo, oltre a svariati malanni del fegato ormai corroso.

Come é ovvio, gli interessi economici di Trenitalia non ruotano attorno ai trenini regionali, ma sono concentrati soprattutto sull’Alta Velocità, costata il quadruplo rispetto agli standard europei ed in perenne fase di definizione. Nel 2011, infatti, per effetto della direttiva europea sulle liberalizzazioni dei trasporti, entrerà nel mercato NTV (Nuovo Trasporto Viaggiatori) il nuovo soggetto ferroviario creato da Montezemolo e Della Valle, in associazione con Intesa-San Paolo e la francese SNCF. L’operazione, interamente orientata al trasporto rapido sulla lunga distanza, potrebbe andare a guastare il “piano di rinascita” portato avanti da Moretti e dalla direzione di Trenitalia. Di conseguenza, la rete infrastrutturale delle Regioni perde d’interesse e appeal finanziario e il federalismo ferroviario, voluto dalla legge Bassanini, si rivela un boomerang per le già tristemente vuote casse delle amministrazioni territoriali. E non importa che un dipendente statale come l’ingegner Moretti guadagni 830.000 Euro netti l’anno. In Italia, soprattutto se si parla di Stato, noblesse n’oblige pas plus.

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