Gaza, terremoto nei campus

di Mario Lombardo

Le proteste degli studenti americani contro il genocidio palestinese a Gaza si stanno rapidamente diffondendo in molti campus universitari del paese nonostante le minacce dei politici e la repressione delle forze di polizia. Alla Columbia University di New York è in atto in particolare un’occupazione pacifica di alcuni spazi all’esterno dell’ateneo e nella giornata di lunedì i...
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Euskadi, un pareggio vittorioso

di Massimo Angelilli

Domenica 21 aprile, nel Paese Basco, circa un milione e ottocentomila persone erano chiamate alle urne per rinnovare il Parlamento. All’appello ha risposto il 62,5%, suddiviso tra le tre province di Bizcaya, Guipúzcoa e Álava. Una percentuale alta, se paragonata con l’ultimo appuntamento elettorale, quello del 2020 drammaticamente contrassegnato dalla pandemia. Molto più bassa invece, rispetto all’auge dell’80% raggiunto nel 1980, anno delle prime consultazioni dopo la transizione democratica. Nel sistema spagnolo, le elezioni regionali rappresentano un test estremamente significativo, al di là della influenza che potrebbero avere nella politica nazionale. È questa una lettura “classica” che, più o meno, si applica in...
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di Mariavittoria Orsolato

Si ostinano a chiamarlo “allarme maltempo” ma da che mondo è mondo, tra dicembre e febbraio, si consuma con freddo, ghiaccio e neve quella stagione dai più conosciuta come inverno. Certo, il riscaldamento globale aveva provato a farci credere che di tetti e strade imbiancate ne avremmo visti sempre di meno ma, puntuale come non mai, anche quest’anno è arrivata la neve: delizia dei bambini, terrore dei trasporti. Per tutto il week-end il Paese è stato messo in ginocchio dalle copiose nevicate e dal gelo. Per aerei, autostrade e treni la situazione é stata critica, ma se per i primi due sono state trovate soluzioni d’emergenza, per Trenitalia l’effetto domino causato dai numerosi ritardi è stato letteralmente devastante.

Centinaia i treni soppressi, migliaia i minuti di ritardo accumulati da quella Tav che avrebbe dovuto, secondo gli spot a raffica che ci sorbiamo in tv, collegare Milano a Roma in sole 3 ore ma che lo scorso sabato ha costretto chi voleva viaggiare da Bologna a Firenze (117 kilometri di distanza) ad impiegare ben 24 ore per arrivare a destinazione. Com’é stato possibile che una nevicata, per quanto copiosa, paralizzasse un’intera rete ferroviaria? Secondo l’amministratore delegato di Rfi, Michele Elia, i ritardi sono stati causati dallo zelo sulla sicurezza: “Far circolare un treno a 300 all’ora sotto una bufera di neve può presentare dei rischi se si forma del ghiaccio sui binari e diminuisce l’attrito per i freni”.  Ma va?

Pare quindi che i dirigenti Fs, nonostante le numerose avvisaglie fornite dai meteorologi, fossero del tutto impreparati a dover affrontare la stagione invernale: i binari dell’alta velocità non sono uniformemente dotati di sistemi di riscaldamento e perciò l’unico modo di evitare pericolosi deragliamenti era, secondo i piani alti di piazza della Croce Rossa, quello di far rallentare l’andatura dei Freccia Rossa. Secondo molti osservatori, la mossa è stata un terribile scivolone per Trenitalia, ma per l’amministratore delegato Mauro Moretti “siamo l’unico paese in Europa a non aver bloccato pezzi interi di rete”.

Per quanto le condizioni atmosferiche siano state e continuino ad essere poco clementi, la commissione Trasporti della Camera ha ritenuto doveroso sentire i vertici di Fs su quello che verrà ricordato come il venerdì nero delle ferrovie e da Torino il terribile pm Raffaele Guariniello - lo stesso che ha istruito i processi contro ThyssenKrupp e Juventus - fa sapere che è già stato aperto un fascicolo conoscitivo proprio sulle manchevolezze del nuovo servizio ad alta velocità. Nel mirino del magistrato, oltre ai ritardi, ci sono anche le condizioni precarie dei viaggiatori costretti in vagoni sovraffollati a causa dell’overbooking, affamati perché le carrozze ristorante non sono rifornite o infreddoliti perché il sistema di condizionamento dell’aria è in sostanza una ciofeca. E se nella lista mancano i disservizi delle toilettes è solo perché, probabilmente, anche l’inflessibile Guariniello ha rinunciato a sperare che siano pulite o semplicemente fruibili.

Insomma, le ferrovie fanno acqua da tutte le parti e in molti si domandano perplessi com’é possibile che per 15 centimetri di neve le reti ferroviarie del Paese vadano in tilt. Marco Ponti, docente di economia applicata al Politecnico di Milano, ha spiegato a La Repubblica che il problema non sono tanto le infrastrutture (di per loro già più che pessime) ma piuttosto la gestione di queste ultime e così dicendo ha invocato la presenza di un’authority indipendente che sanzioni i comportamenti non virtuosi. Peccato che non esista autorità che tenga di fronte ad un gestore unico, monopolista per quanto riguarda le rotaie ed in più suffragato dalla mano generosa degli aiuti pubblici. Perché se in Italia esistesse concorrenza a livello ferroviario, siamo più che certi che nessuno sano di mente sceglierebbe consapevolmente un servizio che definire inqualificabile è poco.

Alla stazione centrale di Milano una torma di passeggeri inferociti per i ritardi, il freddo (a Milano la massima della giornata è stata -4) e soprattutto per la mancanza di spiegazioni ha letteralmente preso d’assalto la sala d’aspetto vip del “Club Freccia Rossa”. In un revival dell’assalto dei forni di manzoniana memoria, i passeggeri colpiti dai ritardi e semi assiderati sono stati costretti a forzare l’ingresso della confortevole sala d’attesa in quanto, nella rinnovata stazione del capoluogo lombardo, non sono presenti altre stanze dedicate all’accoglienza dei passeggeri: il restyling, concentrato soprattutto sui numerosi negozi, non ha infatti contemplato le sale d’attesa.

Ma per Mauro Moretti la soluzione ai disagi è semplice: munirsi di maglioni, coperte e panini. E pazienza se il biglietti per usufruire di un servizio praticamente inesistente sono stati pagati a peso d’oro; i dirigenti Fs - si sa - viaggiano solo in aereo.

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