Georgia, gli 'agenti' dell’Occidente

di Mario Lombardo

Il parlamento georgiano ha approvato questa settimana in prima lettura una controversa legge sugli "agenti stranieri", nonostante le proteste dell'opposizione e gli avvertimenti di Bruxelles che la legislazione potrebbe mettere a rischio le ambizioni del paese di aderire all’Unione Europea. La misura, ufficialmente nota come "Legge sulla trasparenza dell'influenza straniera", ha ricevuto...
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La memoria scomoda di Euskadi

di Massimo Angelilli

Il prossimo 21 aprile si svolgeranno le elezioni amministrative nei Paesi Baschi. Ovvero, il rinnovamento del Parlamento Autonomo, incluso il Lehendakari - Governatore che lo presidierà e i 75 deputati che lo integreranno. Il numero delle persone aventi diritto al voto è di circa 1.800.000, tra le province di Vizcaya Guipúzcoa e Álava. Il bacino elettorale più grande è quello biscaglino comprendente Bilbao, mentre la sede del Parlamento si trova a Vitoria-Gasteiz, capitale dell’Álava. Le elezioni regionali in Spagna, come d’altronde in qualsiasi altro paese, non sono mai una questione banale. Men che meno quelle in Euskadi. Si inseriscono in una stagione particolarmente densa di ricorso alle urne, iniziata con l’appuntamento...
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di Rosa Ana De Santis

Il dossier presentato da Save the Children al ministro Elsa Fornero e alla vice-presidente del Senato, Emma Bonino restituisce un‘immagine negativa e arretrata della condizione femminile nel nostro Paese. Numeri che lasciano ancor più amarezza alla vigilia di un mese, come quello di ottobre, che sarà interamente dedicato alle donne e alla cultura di genere su tutti i fronti: dalla salute al lavoro.

Il bivio, che a parole sembrava superato, rimane sempre lo stesso: essere madri e assecondare la propria potenzialità biologica o avere un ruolo e una funzione sociale. Se ci sono due figli, due donne su tre non hanno lavoro per interruzioni forzate nella maggior parte dei casi. La carenza di servizi di welfare a sostegno delle famiglie e le discriminazioni ancora presenti nel mondo del lavoro obbligano moltissime donne giovani (tra i 25 e i 34 anni) ad essere inattive.

Le donne quindi pagano due volte la crisi economica, costrette spesso per necessità al part-time o alla rinuncia totale di un’occupazione. E insieme a loro pagano i figli e il tenore di vita di numerosissime famiglie. Questo è l’effetto collaterale che una certa politica maschile e una sociologia fintamente neutra cerca di nascondere sotto il tappeto. Non fa differenza il livello di formazione e di istruzione, che anzi paradossalmente costituisce una penalizzazione ulteriore rispetto agli uomini e ai loro livelli di occupazione e remunerazione.

Il record, purtroppo, è tutto italiano, dato che nel contesto europeo il nostro Paese investe meno di tutti nei servizi per le famiglie e per l’infanzia e non sarà certo la sola investitura formale di un Garante dell’Infanzia, senza voci di bilancio adeguate, ad intervenire seriamente sul problema e a farlo diventare qualcosa di più di una mera vetrina mediatica.

Alle mancanze dei servizi e alle lacune del sistema welfare si unisce poi un gap culturale che la società italiana non è riuscita ancora a metabolizzare. Gli uomini continuano ad impegnarsi molto meno nel lavoro familiare e domestico, lasciando alle mamme il carico maggiore e sottraendogli di fatto opportunità concrete di lavoro e di guadagno.

Un doppio assedio quindi quello che grava sulla condizione delle donne italiane: da una parte l’alibi della crisi che le vede comunque maggiormente penalizzate degli uomini e dall’altra una parziale assimilazione del principio dell’eguaglianza che le vede confinate alla sfera familiare come un ripiego e come un’esclusione definitiva o quasi dalla dimensione pubblica in ogni suo aspetto.

Non c’è dubbio quindi che la carenza di un welfare degno rappresenti un ulteriore elemento di squilibrio tra generi: le donne sono le principali vittime di una organizzazione sociale arretrata e di un mercato del lavoro ormai in preda alla deriva mercatista. Sono i due elementi della condanna maggiore che costringe le donne che sono mamme a doversi occupare integralmente del lavoro di cura non disponendo di alcun aiuto.

La famiglia tradizionale, sbandierata da destra a sinistra come pilastro della società e come esclusivo, legittimo luogo della rappresentanza corretta degli affetti, viene clamorosamente ignorata proprio dalle politiche del lavoro e da quelle sul welfare. A questo si aggiunge poi che la scarsa cultura dell’eguaglianza che caratterizza l’Italia rende tutto più sopportabile e comprensibile. Ovviamente per i padri, i mariti e per i datori di lavoro.


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