Trump-GB, sudditi e complici

di Mario Lombardo

L’accoglienza con tutti gli onori riservata nel Regno Unito al presidente americano Trump contrasta fortemente con le proteste che stanno accompagnando la sua seconda visita di stato in questo paese dopo quella, altrettanto controversa, del 2019. La stampa ufficiale, nell’analizzare la trasferta di due giorni dell’inquilino della Casa Bianca, ha insistito sulla distanza presumibilmente...
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Kirk: dall’omicidio alla repressione

di Michele Paris

L’assassinio di settimana scorsa in un campus universitario dello Utah dell’attivista trumpiano di estrema destra, Charlie Kirk, sta diventando la giustificazione per una nuova stretta repressiva dei diritti democratici in America e di un’autentica caccia alle streghe tra gli oppositori dell’amministrazione repubblicana. Senza attendere dettagli più precisi sugli (eventuali) orientamenti politici e sulle motivazioni del presunto responsabile, il 22enne Tyler Robinson, molti esponenti del partito del presidente e membri del suo stesso governo lo hanno classificato come un “radicale di sinistra”, denunciando automaticamente il dilagare della violenza negli Stati Uniti per opera di individui riconducibili a questi ambienti. È...
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di Rosa Ana De Santis

Il dossier presentato da Save the Children al ministro Elsa Fornero e alla vice-presidente del Senato, Emma Bonino restituisce un‘immagine negativa e arretrata della condizione femminile nel nostro Paese. Numeri che lasciano ancor più amarezza alla vigilia di un mese, come quello di ottobre, che sarà interamente dedicato alle donne e alla cultura di genere su tutti i fronti: dalla salute al lavoro.

Il bivio, che a parole sembrava superato, rimane sempre lo stesso: essere madri e assecondare la propria potenzialità biologica o avere un ruolo e una funzione sociale. Se ci sono due figli, due donne su tre non hanno lavoro per interruzioni forzate nella maggior parte dei casi. La carenza di servizi di welfare a sostegno delle famiglie e le discriminazioni ancora presenti nel mondo del lavoro obbligano moltissime donne giovani (tra i 25 e i 34 anni) ad essere inattive.

Le donne quindi pagano due volte la crisi economica, costrette spesso per necessità al part-time o alla rinuncia totale di un’occupazione. E insieme a loro pagano i figli e il tenore di vita di numerosissime famiglie. Questo è l’effetto collaterale che una certa politica maschile e una sociologia fintamente neutra cerca di nascondere sotto il tappeto. Non fa differenza il livello di formazione e di istruzione, che anzi paradossalmente costituisce una penalizzazione ulteriore rispetto agli uomini e ai loro livelli di occupazione e remunerazione.

Il record, purtroppo, è tutto italiano, dato che nel contesto europeo il nostro Paese investe meno di tutti nei servizi per le famiglie e per l’infanzia e non sarà certo la sola investitura formale di un Garante dell’Infanzia, senza voci di bilancio adeguate, ad intervenire seriamente sul problema e a farlo diventare qualcosa di più di una mera vetrina mediatica.

Alle mancanze dei servizi e alle lacune del sistema welfare si unisce poi un gap culturale che la società italiana non è riuscita ancora a metabolizzare. Gli uomini continuano ad impegnarsi molto meno nel lavoro familiare e domestico, lasciando alle mamme il carico maggiore e sottraendogli di fatto opportunità concrete di lavoro e di guadagno.

Un doppio assedio quindi quello che grava sulla condizione delle donne italiane: da una parte l’alibi della crisi che le vede comunque maggiormente penalizzate degli uomini e dall’altra una parziale assimilazione del principio dell’eguaglianza che le vede confinate alla sfera familiare come un ripiego e come un’esclusione definitiva o quasi dalla dimensione pubblica in ogni suo aspetto.

Non c’è dubbio quindi che la carenza di un welfare degno rappresenti un ulteriore elemento di squilibrio tra generi: le donne sono le principali vittime di una organizzazione sociale arretrata e di un mercato del lavoro ormai in preda alla deriva mercatista. Sono i due elementi della condanna maggiore che costringe le donne che sono mamme a doversi occupare integralmente del lavoro di cura non disponendo di alcun aiuto.

La famiglia tradizionale, sbandierata da destra a sinistra come pilastro della società e come esclusivo, legittimo luogo della rappresentanza corretta degli affetti, viene clamorosamente ignorata proprio dalle politiche del lavoro e da quelle sul welfare. A questo si aggiunge poi che la scarsa cultura dell’eguaglianza che caratterizza l’Italia rende tutto più sopportabile e comprensibile. Ovviamente per i padri, i mariti e per i datori di lavoro.


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