Il pugno di ferro del Piano Ruanda

di redazione

Dopo due anni di ostruzionismo da parte della Camera dei Lord, il governo conservatore britannico ha alla fine incassato l’approvazione definitiva della legge che consente di deportare immigrati e richiedenti asilo in Ruanda. La “Safety of Rwanda (Asylum and Immigration) Bill” ha chiuso il suo percorso al parlamento di Londra poco dopo la mezzanotte di lunedì. Il provvedimento, introdotto...
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Gaza, terremoto nei campus

di Mario Lombardo

Le proteste degli studenti americani contro il genocidio palestinese a Gaza si stanno rapidamente diffondendo in molti campus universitari del paese nonostante le minacce dei politici e la repressione delle forze di polizia. Alla Columbia University di New York è in atto in particolare un’occupazione pacifica di alcuni spazi all’esterno dell’ateneo e nella giornata di lunedì i manifestanti hanno ottenuto l’appoggio dei docenti, i quali hanno sospeso le lezioni per protestare a loro volta contro l’arresto di oltre cento studenti nei giorni scorsi. Esponenti del Partito Democratico e di quello Repubblicano, così come il presidente Biden, hanno denunciato la mobilitazione, rispolverando le solite accuse di antisemitismo e a...
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di Tania Careddu

Popolo di risparmiatori. E con la crisi, sempre di più. Tanto che, fino all’anno scorso, il 46 per cento degli italiani non viveva tranquillamente se non riusciva a mettere da parte un gruzzoletto. Nel 2015, invece, il risparmio cessa di diventare un elemento ansiogeno. Diventa, piuttosto, una fisiologica attività del cittadino italiano. Cresce, di quattro punti percentuali, passando dal 33 al 37 per cento, la quota di coloro che, negli ultimi dodici mesi, sono riusciti a risparmiare.

Il dato più alto dal 2010 a oggi e, per la prima volta dopo quatto anni, indica che quelli che risparmiano solo su ciò che non comporta troppe rinunce, superano tutti gli altri risparmiatori. E si ridimensionano, ai livelli del 2005, le famiglie in saldo negativo di risparmio. Attitudine più frequente nel Nord Ovest e fra i giovani.

Ma resta, comunque, una consistente fetta di famiglie che è al limite delle proprie forze economiche: gli anni di crisi hanno ridotto le loro riserve di denaro cosicché una famiglia su quattro non riuscirebbe a fronteggiare una spesa imprevista di mille euro e solo una su tre potrebbe sostenere un’incombenza maggiore di diecimila euro. Chi ha risorse disponibili ne investe una parte minoritaria e mantiene una spiccata preferenza per la liquidità, con un aumento della quota di quelli che hanno sottoscritto assicurazioni sulla vita o fondi pensione, dei possessori di libretti di risparmio e degli amanti dei prodotti più a rischio.

I dati, elaborati da Acri-Ipsos nella quindicesima edizione della sua ricerca Gli italiani e il risparmio, farebbero pensare a una certa normalizzazione dello scenario economico che induce sempre più gli italiani a concentrarsi sul presente e ad avere un atteggiamento di apertura verso i consumi. Anche se in modo più cauto rispetto ai tempi pre-crisi, si nota un cambiamento di rotta verso la riduzione della negatività. Elettronica, telefonia, prodotti alimentari e spese per l’auto, i settori più gettonati. Poco fruito, il ‘fuori casa’: saldo negativo, seppure in rialzo, per viaggi e vacanze, per ristoranti e pizzerie, per cinema, teatri e concerti. Per non parlare di libri, giornali e riviste.

Ma le famiglie del Belpaese sono fiduciose: il numero di quelle che immaginano un miglioramento del proprio tenore di vita supera quello degli sfiduciati.

Addirittura, un italiano su venti dichiara di averlo proprio sperimentato, aprendo la strada a un’importante inversione di tendenza: si riduce, infatti, la somma di coloro che denunciano un peggioramento. Sebbene l’80 per cento degli italiani ritiene che la crisi sia ancora parte integrante della loro vita, lo sarà pure per i prossimi cinque anni, e la percepiscono tuttora grave, essendo attualmente colpito un nucleo famigliare su quattro, migliorano le prospettive personali, quelle nazionali e finanche quelle europee.

Soprattutto se l’Europa, assolta dalla responsabilità della crisi finanziaria italiana, sarà in grado di ridurre le disuguaglianze economiche, fiscali e legali tra gli Stati e, tra i cittadini, sulla distribuzione del reddito e sulla parità di genere. Che investa in ricerca e sviluppo, che agevoli le piccole imprese, che accresca tutti i territori, non annullandone le specificità. Insomma, la speranza comincia a registrare un saldo positivo.

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