Nell’aria calma e legnosa di un istituto penitenziario isolato tra montagne e boschi, si muove Elisa, trentacinquenne, da dieci anni rinchiusa per un crimine tanto efferato quanto inspiegabile: l’omicidio della sorella maggiore, seguita dall’eliminazione del corpo tra le fiamme. Anni di silenzio, memoria dichiarata assente, nessun movente chiaro emerso dalle indagini. Dopo aver raccontato in Ariaferma il fragile equilibrio tra detenuti e guardie, Leonardo Di Costanzo ora sceglie di indagare la ferita al centro della detenzione, spostando lo sguardo dal contorno al cuore della colpa.

Il film prende vita nel dialogo tra Elisa e un criminologo (Roschdy Zem) che sta conducendo uno studio su persone che hanno compiuto delitti estremi. Non più soltanto punizione, ma un percorso parallelo, laico e ostinato, fondato sul confronto, in cui parola dopo parola si cerca una convivenza con l’irreparabile. Barbara Ronchi presta al personaggio uno sguardo pieno di esitazione e forza trattenuta. Quella che all’inizio appare una distanza invalicabile diventa gradualmente una fragile possibilità di contatto, un tentativo di dare un senso nuovo alla vita, persino sfiorando l’idea di redenzione.

Di Costanzo costruisce questo cammino come una strada piena di tornanti: avanzamenti, bruschi ritorni, soste improvvise. I dettagli, i silenzi, le esitazioni diventano i veri motori della narrazione. Il rischio è una certa freddezza, che però lascia spazio alla riflessione, e che solo a tratti si apre a squarci di autentica umanità, grazie all’intensità dei due interpreti. Il tema centrale — la colpa, insondabile e a volte priva di moventi “accettabili” — si intreccia con una domanda più grande: a cosa dovrebbe servire davvero il carcere, se non a generare un confronto, anche doloroso, con ciò che si è stati e si è fatto?

Il momento più atteso arriva quando la narrazione torna al giorno del delitto. È lì che la tensione, accumulata lentamente, trova una valvola di sfogo, ma non risposte definitive. Lo spettatore cerca nel volto di Elisa non solo la verità dei fatti, ma il dolore nascosto dietro la freddezza, la rimozione come scudo, la manipolazione del ricordo come forma di sopravvivenza. La natura intorno sembra offrire pace e protezione, lontano dal caos urbano e dalle patologie evidenti, aprendo un varco inaspettato nel confronto con la violenza.

Il film, ispirato agli studi dei criminologi Adolfo Ceretti e Lorenzo Natali, si muove tra il rigore della ricerca e la sensibilità dell’arte, portando in scena una riflessione complessa sui limiti della giustizia e sulle possibilità di rieducazione. Non cerca risposte facili, né offre soluzioni nette, ma si sospende tra curve emotive e silenzi che rispecchiano la mente stessa della protagonista: frammentaria, ferita, irrimediabilmente umana.

 

Elisa (Italia 2025)

Regia: Leonardo Di Costanzo
Cast: Barbara Ronchi, Roschdy Zem, Diego Ribon, Valeria Golino, Giorgio Montanini, Hippolyte Girardot, Monica Codena, Roberta Da Soller, Marco Brinzi, Nadia Kibout
Sceneggiatura: Leonardo Di Costanzo, Bruno Oliviero, Valia Santella
Fotografia: Luca Bigazzi
Produzione: Tempesta con Rai Cinema
Distribuzione: 01Distribution

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