Ley de Urgente Consideración: si chiama così perché il Parlamento ha a disposizione solo 90 giorni per discuterla. In così breve tempo deputati e senatori hanno dovuto esaminare circa 500 articoli di una mega proposta di legge che configura un paese nettamente spostato a destra. Voluta dal governo del presidente Luis Lacalle Pou (Partido Nacional), entrato in funzione il primo marzo, la legge è stata approvata l'8 luglio dal Senato dopo il via libera dei deputati la settimana precedente.


Secondo il Frente Amplio le nuove normative costituiscono un passo indietro in materia di diritti. Basta un'occhiata ai temi più controversi per convalidare questo giudizio. In campo sindacale viene limitato il diritto di sciopero, che potrà essere esercitato solo permettendo a quanti non aderiscono di recarsi al lavoro e garantendo agli imprenditori il libero accesso agli stabilimenti. Proibiti i picchetti che "impediscano la libera circolazione" e le occupazioni delle fabbriche.
Alla polizia viene concesso un ampliamento dei criteri della legittima difesa e l'aggressione fisica a un agente verrà considerata un aggravante del reato. Il legislatore ha giustificato questi cambiamenti con la necessità di dare più potere alle forze di sicurezza nella lotta contro la criminalità. Un argomento che il parlamentare del Frente Amplio Daniel Gerhard ha demolito affermando: "In gennaio e febbraio la polizia ha abbattuto 31 persone e nessun agente è stato rinviato a processo o inquisito dalla giustizia. Di quanti altri morti ha bisogno la destra per dire che la polizia può assolvere il suo compito senza avere le mani legate?"
Altro tema molto discusso è la modifica delle normative finanziarie approvate dal precedente governo, che miravano a incentivare il pagamento elettronico. Ora si potranno effettuare in contanti transazioni fino a un equivalente di 100.000 dollari: una misura che favorirà il lavoro nero e l'evasione fiscale. Quanto alla scuola, la legge è stata contestata già prima dell'approvazione dalle associazioni dei docenti, scese in piazza per denunciare una riforma che promuove la mercantilizzazione e la privatizzazione dell'educazione.
Intanto il paese è alle prese con la pesante situazione prodotta dalla pandemia. Il sistema sanitario, rafforzato negli anni di gestione del Frente Amplio, ha retto bene all'attacco del virus, ma rimane la minaccia alla frontiera con il Brasile, seconda nazione al mondo per numero di contagi. E la crisi economica ha già provocato la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro. Agli inizi di giugno la centrale sindacale unitaria Pit-Cnt si era mobilitata con uno sciopero di quattro ore e una massiccia manifestazione, per chiedere politiche statali in risposta all'emergenza. Ma difficilmente tali richieste troveranno ascolto da parte di Lacalle Pou, che in campagna elettorale aveva promesso forti tagli alla spesa pubblica.
Anche la politica estera del Frente Amplio è stata completamente stravolta dal cambio della guardia a Montevideo. Tra le prime decisioni del nuovo governo l'uscita dall'Unasur, l'Unión de Naciones Suramericanas (l'organismo regionale sarebbe basato su "allineamenti politico-ideologici"), e l'interruzione della procedura di ritiro dal Tiar, il Tratado Interamericano de Asistencia Recíproca che la destra continentale vorrebbe usare contro il Venezuela. Proprio l'atteggiamento nei confronti di Caracas ha portato in luglio alle dimissioni del ministro degli Esteri, Ernesto Talvi, e alla sua sostituzione con l’ex ambasciatore in Spagna Francisco Bustillo.
Le divergenze tra il capo dello Stato e Talvi si erano approfondite quando quest'ultimo, pur sostenendo che in Venezuela "si violano sistematicamente i diritti umani", si era rifiutato di parlare di "dittatura". Aveva cercato insomma di usare un "linguaggio rispettoso" per lasciare la porta aperta al dialogo. Troppo rispettoso, a quanto pare, per i gusti di Lacalle Pou e della coalición multicolor che lo ha sostenuto nella sua corsa alla presidenza.
E naturalmente dai banchi della maggioranza, in particolare da Cabildo Abierto che ne rappresenta l'ala estrema, non poteva mancare il tentativo di voltare pagina sui diritti umani, con la proposta di un'amnistia per i militari colpevoli di crimini di lesa umanità durante la dittatura. Un'ipotesi respinta con forza dall'organizzazione Madres y Familiares de Uruguayos Detenidos Desaparecidos, che ha ribadito la necessità di un impegno politico fermo con la giustizia perché "non vi sia mai più terrorismo di Stato". Un impegno riaffermato il 20 maggio con la tradizionale Marcha del Silencio (quest'anno realizzata in forma virtuale) e con la mobilitazione del 27 giugno, anniversario del golpe del 1973, promossa da Frente Amplio e sindacato unitario.

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