di Carlo Benedetti

Per la Polonia arriva una nuova pagina. Alle spalle - in questa storia più recente - si ritrovano insieme i fondamentalisti cattolici, fans di Karol Wojtyla, i seguaci dei cardinali Stefan Wyszynski, ultraconservatore e Jozef Glemp, il populista Lech Walesa e il premier Jaroslav Kaczynski. Resta in pista, per ora, il gemello Lech che mantiene la carica di Presidente e che resterà al suo posto fino al 2010 quando scadrà il mandato. Ma l’addio all’era dei Kaczynski - segnata dai politologi come quella del “fattore K” - è ormai un fatto reale perché le politiche di queste ultime ore hanno sancito che il partito conservatore dei due ha perso clamorosamente. E’ stato umiliato anche da quanti erano andati in processione nelle chiese per pregare sulla loro sorte preoccupati per la visione di un ignoto. Ma il miracolo non si è avverato. Anche la Chiesa ha i suoi limiti terreni… E così il partito del potere (un assemblaggio di forze come “Legge e Giustizia”, di nazionalpopulisti della formazione “Samooborona” e di bigotti della “Lega delle famiglie”) è stato sconfitto dall'opposizione - quella “Piattaforma” di liberal europeisti, moderni e conservatori, guidati da Donald Tusk - che ora si dicono pronti a ricucire le relazioni con la Ue, accelerando le riforme economiche e ritirando le truppe dall'Iraq che in questo momento hanno il comando di una delle quattro zone sotto occupazione militare.

di Alessandro Iacuelli

Secondo il New York Times, il raid aereo israeliano in Siria dello scorso 6 settembre era diretto alla distruzione di un impianto di tipo nucleare in costruzione; il quotidiano d’oltreoceano ha pubblicato un ampio e dettagliato articolo sull'argomento, che in Italia non è stato ripreso. L'impianto distrutto, sempre secondo il quotidiano statunitense, richiedeva ancora diversi anni di lavoro per il suo completamento ed era probabilmente basato sul modello di una analoga struttura creata in Corea del Nord per creare combustibile nucleare. Secondo la ricostruzione fatta dal giornale, sarebbe stato lo stesso Israele ad informare, alcuni mesi fa, i servizi segreti americani dell'esistenza di un impianto in costruzione in Siria: gli Stati Uniti, tramite i satelliti spia, avrebbero trovato poi conferma di quanto stava accadendo, dando così il via a un dibattito interno nell’ Amministrazione Bush su un'eventuale risposta. L'intelligence israeliana ritiene che la Corea del Nord, che in passato ha fornito tecnologia missilistica alla Siria, negli ultimi mesi abbia iniziato a fornire anche materiale nucleare.

di mazzetta

I raid aerei di ieri dell'aviazione turca sui curdi hanno formalmente aperto una crisi politica e militare che potrebbe sfociare in una operazione militare in grande stile in terrirorio iracheno dagli esiti imprevedibili. La riunione urgente del vertice politico e militare turco potrebbe infatti decidere un attacco via terra che porterebbe, anche formalmente, all'invasione turca del territorio iracheno. Quello di Ankara non é un fulmine a ciel sereno e non é certo dovuto all'attacco curdo dell'altro ieri. Da più di un anno i generali turchi ammassano truppe ai confini con l’Iraq, da più di anno bombardano il Kurdistan iracheno, che riceve anche le bombe iraniane. Nonostante le scontate proteste del governo del Kurdistan, non si è mosso un solo diplomatico al mondo per condannare questi attacchi. Anche gli Usa che, in quanto forza occupante, hanno la responsabilità dell’integrità territoriale irachena hanno taciuto; gli Usa negli ultimi anni hanno accusato l’Iran di ogni nefandezza, ma non di bombardare il Kurdistan. Oggi la Turchia preme sull’acceleratore e minaccia l’invasione dell’Iraq per colpire i terroristi curdi che vi troverebbero rifugio. La questione non è semplice come vorrebbe apparire, perché nel confronto tra turchi e curdi non ci sono innocenti se non tra le vittime civili e perché le ultime mosse turche non hanno a che fare solo con la questione curda. Il confronto con i curdi ha avuto una escalation dopo il 9/11, quando in nome della “War On Terror” molti governi si presero mano libera contro le minoranze.

di Agnese Licata

Se un gruppo d’islamici convince tutta una fetta della popolazione nigeriana che i vaccini anti-poliomelite vengono sabotati dagli americani per impedire ai musulmani di riprodursi, viene spontaneo parlare di manie di persecuzione. Ma a volte anche le manie di persecuzione possono essere, almeno in parte, giustificate. Così, se la conseguenza di un boicottaggio lungo un anno è la paralisi a vita subita o rischiata da migliaia di bambini, a chi dare la colpa? Ai capi tribù islamici che sfruttano l’ignoranza della gente per portare avanti la propria campagna contro gli Stati Uniti? Alla demonizzazione portata avanti con orgoglio da George W. Bush dopo l’11 settembre? O, ancora, alle grandi multinazionali farmaceutiche che nel passato hanno tranquillamente usato come cavie le popolazioni più povere del mondo? Di chiunque siano le responsabilità, rimane il fatto che la poliomelite, dopo un declino costante da vent’anni a questa parte, sta adesso tornando a prendere piede in Africa.

di mazzetta

Pare ormai certo che David Kelly non si sia suicidato. David Kelly era un esperto inglese di armi batteriologiche, ispettore ONU in Iraq per le armi di distruzione di massa ( WMD) che in una intervista aveva completamente delegittimato il rapporto britannico sulle WMD. Erano i tempi nei quali l’amministrazione Bush e quella Blair diffondevano falsi per convincere le opinioni pubbliche mondiali che Saddam andava fermato con un’invasione, prima che scatenasse le WMD. Rapporti ridicoli, come quelli che attribuivano all’Iraq la possibilità di colpire il territorio americano o quelli che cercavano di far passare banali tubi per componenti indispensabili e uniche di armi terrificanti. Kelly aveva contestato l’ormai famosa affermazione per la quale Saddam era in grado di dispiegare e lanciare armi chimico-batteriologiche in 45 minuti. La sua morte destò scalpore per l’inatteso tempismo, Kelly si sarebbe suicidato ingerendo pillole e tagliandosi i polsi. Questo successe dopo che Kelly fu identificato come la “fonte governativa” del giornalista della BBC Andrew Gilligan, che in una ormai famosa emissione televisiva, mise pesantemente in dubbio la veridicità del dossier sulle WMD irachene prodotto dal governo.


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