di Bianca Cerri

Mentre i “Chicago Bears” si allenano sul campus dell’Università di Miami, migliaia di volontari, inservienti e addetti alla sicurezza lavorano instancabilmente in modo che il Super-Bowl di domenica quattro febbraio si svolga in modo impeccabile. Le tribune VIP sono state tirate a lucido e la polizia pattuglia le strade centimetro per centimetro perché l’affare è titanico e tutto deve andare per il verso giusto. Lo spazio aereo nella zona dello stadio è stato dichiarato “no-fly zone” e l’FBI controllerà che la disposizione non venga violata. Tutti i grandi viali della città rimarranno chiusi per l’intera giornata. L’ordine è che nulla intervenga a rovinare la festa nella notte più attesa dagli americani. L’unico inconveniente potrebbe essere la morte improvvisa di Castro prima dell’inizio del match perché gli esiliati cubani ormai perfettamente integrati nella malavita della Florida causerebbero pericolosi ingorghi con i festeggiamenti programmati per l’occasione.

di Carlo Benedetti

Per l’Europa è braccio di ferro tra gli Usa e la Russia. E il tavolo che deve reggere questo confronto militarpolitico è quello che si riferisce al nostro scacchiere continentale. E’ qui, infatti, che l’America dell’arroganza punta sempre più a sistemare le sue basi e i suoi missili. Mosca non ci sta. Ha sciolto a suo tempo il “Patto di Varsavia” che era il braccio armato del Cremlino ed ora non accetta che nel cuore dell’Europa, ai confini della Russia, il Pentagono (forte di alcuni governi Quisling) si accinga a costruire e a rafforzare le sue postazioni. La prima “critica” del Cremlino tocca all’Italia. I russi non entrano nel merito delle discussioni che sconvolgono il nostro parlamento e la stessa maggioranza di governo. Puntano alla sostanza guardando alla geopolitica globale e traggono alcune conclusioni di ordine strategico.

di Mazzetta

Orhan Pamuk ha lasciato la Turchia per rifugiarsi negli Stati Uniti. La decisione del premio Nobel per la letteratura 2006 è più che comprensibile alla luce degli ultimi avvenimenti. Dopo l’assassinio di Hrant Dink, scrittore e giornalista che come Pamuk era già stato denunciato per l’articolo 301 del codice penale turco (offese alla “turchità”), a manifestarsi nel paese non sono state solo la solidarietà e la reazione democratica. Lo stesso mandante dell’omicidio di Dink ha minacciato sfrontatamente Pamuk dal tribunale. A Pamuk era stata assegnata una robusta scorta, ma quanto emerso negli ultimi giorni dalle cronache turche, segnala una situazione molto al di la del tollerabile, per un paese che voglia dirsi democratico. Le immagini che sono state diffuse in televisione e che ritraggono i primi momenti della cattura dell'assassino di Hrant Dink, il giornalista ucciso pochi giorni fa, parlano da sole.

di Carlo Benedetti

Cresce la tensione in tutto il Kosovo. Gli albanesi locali sanno che questa potrebbe essere la partita finale. I guerriglieri dell’Uck lubrificano le armi e si preparano. A Tirana la diplomazia si mette in moto per sponsorizzare in maniera ancora più forte l’eventuale distacco della regione serba dalla madrepatria di Belgrado. I serbi, preoccupati per l’aggressività di Podgorica, vanno in trincea e preparano il contrattacco. Le cancellerie europee temono il peggio e il contingente armato della forza internazionale del Kosovo (il Kfor, comandato dal tedesco Tenente Generale Roland Kather) toglie la sicura ai cannoni e si mette in stato d’allarme. Tutto questo perché il mediatore Onu per il Kosovo, il finlandese Martti Ahtisaari, annuncia direttamente da Belgrado che la “provincia secessionista a maggioranza albanese” potrebbe avanzare la propria candidatura per un seggio autonomo ''in seno a organizzazioni internazionali economiche''. Indicando poi lo scenario di un graduale consolidamento di un Kosovo sovrano annuncia, per il 13 febbraio, un nuovo round di consultazioni bilaterali. Si è, quindi, al giro di boa: è il momento della scelta.

di Luca Mazzucato

L'escalation di violenza in Israele e Palestina sembra proseguire senza soste negli ultimi giorni. Nel solo weekend corso sono una trentina le persone uccise, tra cui donne e bambini, e centinaia i feriti, durante gli scontri sempre più feroci tra le milizie armate di Fatah e Hamas nella Striscia di Gaza. I negoziati per la formazione del governo palestinese di unità nazionale sembrano definitivamente tramontati, lasciando la parola alle armi. E una prima conseguenza drammatica della lotta fratricida tra i militanti palestinesi è stato l'attacco suicida di Lunedì a Eilat, un resort turistico israeliano sul Mar Rosso, il primo attentato in Israele da Aprile dell'anno scorso.L'incontro tra il Presidente dell'ANP Mamhoud Abbas e il leader di Hamas Khaled Masha'al, svoltosi la scorsa settimana a Damasco, aveva creato grosse aspettative nell'opinione pubblica palestinese. Dopo una serie di smentite e riconferme, l'incontro ha avuto luogo grazie alla mediazione del Presidente siriano Assad.


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