Nonostante gli Stati Uniti si siano nominalmente adoperati negli ultimi tre mesi per evitare un allargamento del conflitto in Medio Oriente, è stato alla fine proprio il governo di Washington a provocare in maniera diretta un’escalation dello scontro bombardando una serie di obiettivi militari nel territorio yemenita controllato da Ansarallah (“Houthis”). La giustificazione ufficiale è la protezione delle rotte commerciali attraverso il Mar Rosso, ma l’amministrazione Biden, assieme a una manciata di alleati, sta invece di fatto proteggendo e favorendo il genocidio in corso a Gaza per il quale Israele è attualmente alla sbarra davanti alla Corte Internazionale di Giustizia.

Lo scorso 10 Gennaio si sono celebrati diciassette anni dal ritorno al governo del Sandinismo, anni durante i quali si è realizzato il più grande processo di modernizzazione del Nicaragua. I risultati ottenuti sia nelle politiche sociali che a livello macroeconomico, nelle loro cifre generali e di dettaglio, confermano risultati straordinari per un piccolo Paese di poco più di 6 milioni di abitanti, che aveva ereditato debiti e miseria ed è costantemente sotto attacco da parte del gigante del Nord.

Il Sandinismo ha suscitato speranze e ora, chi spera, non guarda più al cielo ma in terra, testimoniando ciò che si è realizzato. Il complesso della modernizzazione del Paese, trasformazione dopo trasformazione, ha avuto un corso incrollabile, con una direzione chiara e non ondivaga: l'estensione dei diritti sociali in termini concreti, con strumenti concreti per goderne.

la società di rilevazioni M&R Consultores ha appena pubblicato il suo ultimo sondaggio sulla soddisfazione dei nicaraguensi nei confronti del governo e del suo leader. I dati sono schiaccianti ma chiedersi perché, dopo 17 anni, il credito popolare nei confronti del governo e del suo presidente sia così alto può sembrare una domanda retorica: quando un governo  consegna terre e case, cioè restituisce il Nicaragua ai nicaraguensi, si capisce che il gennaio 2007 arrivò per cambiare tutto ciò che doveva essere cambiato. Il Nicaragua di oggi è infatti distinto e distante da quello di 17 anni fa.

Le elezioni presidenziali di sabato a Taiwan hanno rispettato l’esito previsto da tutti i sondaggi della vigilia, assegnando un terzo storico mandato consecutivo al Partito Progressista Democratico (DPP) indipendentista. Il successo del candidato alla presidenza, l’ex premier e attuale vice-presidente Lai Ching-te, prospetta quindi un altro periodo di tensioni con la Cina e consente agli Stati Uniti di continuare a disporre di uno strumento per fare pressioni su Pechino nel quadro della rivalità multidimensionale in atto in Estremo Oriente. L’affermazione del DPP ha avuto però dimensioni molto più ridotte rispetto alla precedente consultazione e indica un logoramento del consenso per le politiche di confronto con la madrepatria cinese, nonché uno spazio di manovra più ristretto per il presidente e il suo partito.

La violenza scatenatasi in Ecuador trova ampio risalto nelle reti informative e reazioni diffuse nelle Cancellerie latinoamericane. Tutte unanimi nel condannare la violenza delle bande narcos che seminano il terrore nel Paese, ma solo il Dipartimento di Stato USA propone la sua “assistenza” al governo dell'Ecuador.

La proposta ricorda con qualche brivido come vennero assistite Cile e Argentina, ma non è solo frutto del riflesso pavloviano dell’interventismo USA in America Latina, piuttosto cade ad hoc. In Ecuador, infatti, dall’Agosto del 2023 gli USA hanno avanzato un piano di intervento contenuto nel “Progetto di lotta alla delinquenza organizzata internazionale”.

La nomina del 34enne Gabriel Attal alla carica di primo ministro in Francia segna una nuova fase della presidenza Macron dopo l’implementazione forzata, nel corso del 2023, di due “riforme” profondamente impopolari, la prima delle pensioni e l’altra sul tema dell’immigrazione. La scelta del giovanissimo ex ministro è arrivata dopo un acceso scontro interno al governo e ai vertici della burocrazia d’oltralpe. Attal dovrebbe proiettare un’immagine di rinnovamento e modernità in vista delle elezioni europee del prossimo mese di giugno, con l’ex Fronte Nazionale che continua a essere il principale favorito. Concretamente, il neo-premier presiederà tuttavia a un’ulteriore sterzata verso destra dell’Eliseo, anche se dietro l’apparenza di un progressismo esclusivamente di facciata.


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