La pesantissima lezione impartita nel fine settimana dagli elettori francesi e tedeschi rispettivamente al presidente Macron e al cancelliere Scholz sono la diretta e inevitabile conseguenza delle politiche impopolari e, a tratti, oggettivamente suicide dei governi di Parigi e Berlino soprattutto negli ultimi due anni. I risultati delle europee nei due paesi di maggior peso dell’Unione riflettono la tendenza generale emersa da una quattro giorni di voto segnata, oltre che dall’astensionismo, dall’avanzamento dell’estrema destra populista e dalla flessione dei partiti moderati e, in particolare, dei Verdi.

Ci sono pochi dubbi che il messaggio uscito dalle urne sia di profonda sfiducia nei confronti di governi nazionali e istituzioni europee, percepite sempre più come espressione degli interessi dei poteri forti e impegnate in una vera e propria guerra contro lavoratori, classe media e piccole imprese. Anche dove i partiti di governo sono stati apparentemente premiati, come in Italia, la bassissima affluenza ha comunque confermato lo scarso entusiasmo complessivo. Sempre in Italia, i votanti sono scesi ad esempio sotto il 50% per la prima volta in una consultazione europea, ma i numeri sarebbero stati ancora più bassi se in concomitanza non si fossero tenute le amministrative.

“Tutti voi qui presenti oggi siete stati iscritti nella storia della lotta palestinese. Ci siamo riuniti a Detroit, alla Conferenza Popolare per la Palestina, con oltre 3.500 persone provenienti da tutto il Nord America e decine di migliaia di persone online. Abbiamo reso chiaro il nostro messaggio: noi, il movimento per la Palestina in Nord America e in tutto il mondo, siamo qui per lottare fino alla vittoria.”

L’ottantesimo anniversario dello sbarco in Normandia è stato un trionfo di finzione e ipocrisia, un uragano di retorica bellicista che ha spacciato per verità storica la narrativa atlantista sulla seconda guerra mondiale. E’ stata una manifestazione atlantista e anti-russa e non la celebrazione di un avvenimento storico. Parole e musica di un blocco imperiale che, non pago delle prime due, tenta ora di portare l’Europa alla terza e definitiva guerra mondiale.

Invertiti ruoli e meriti, ignorati i fatti storici, si è dato vita ad uno show propagandistico privo di ogni decenza storiografica e politica. Senza nessun pudore, è stata esclusa la Russia che sconfisse l’orrore nazifascista pagando un prezzo enorme: 22 milioni di morti e non i 170.000 statunitensi, valsi poi 80 anni di dominio successivo degli Stati Uniti sull’Europa.

Una celebrazione puramente ideologica del D-day, dove la manipolazione della verità e della memoria sono stati il testo-guida della fiction. Esaltato oltre ogni verità l’apporto degli USA alla vittoria contro Hitler, è stato cancellato il ruolo decisivo ed unico dell’URSS, perché la manifestazione, lungi dal ricordare, serviva solo come spot antirusso.

L’annuncio del primo ministro israeliano Netanyahu circa l’imminente apertura di un nuovo fronte di guerra al confine settentrionale con il Libano è prima di tutto un tentativo di districare lo stato ebraico dal pantano, senza evidenti vie d’uscita, in cui si è infilato con l’intensificarsi dell’aggressione militare a Gaza. Dell’esplosione di un conflitto ad alta intensità con Hezbollah si parla da mesi, ma nelle ultime settimane il livello dello scontro tra le due parti ha fatto segnare una pericolosa escalation, mettendo ancora di più sotto pressione il regime di Tel Aviv.

Le previsioni alla vigilia del voto e la promozione incessante dell’immagine di leader super-popolare del primo ministro, Narendra Modi, sono state smentite clamorosamente dai risultati delle elezioni generali concluse in India nel fine settimana al termine di un complicato processo durato quaranta giorni. Il partito di governo BJP (Bharatiya Janata Party o Partito del Popolo Indiano) è rimasto in realtà di gran lunga il primo partito per numero di seggi conquistati nella camera bassa del parlamento federale (“Lok Sabha”), ma ha perso per la prima volta nell’ultimo decennio la maggioranza assoluta. Modi potrà comunque inaugurare a breve un terzo mandato, anche se solo grazie al sostegno di altri partiti compresi nella sua Alleanza Democratica Nazionale (NDA), con i quali il BJP si è presentato agli elettori.


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