L’arresto in Francia del fondatore della piattaforma di messaggistica Telegram, Pavel Durov, è un’operazione politica calcolata e messa in atto dal governo di Parigi con la probabile collaborazione degli Stati Uniti. Le accuse che potrebbero essere formalizzate nei confronti del 39enne miliardario di origine russa sono palesemente un pretesto per mettere sotto controllo o distruggere del tutto la popolare app di sua proprietà. L’iniziativa della giustizia francese va ricondotta alla battaglia in corso praticamente in tutto l’Occidente contro la libertà di informazione e la privacy digitale, ma ha anche l’obiettivo di favorire la propaganda NATO nel conflitto in corso contro la Russia sul territorio ucraino.

Le conseguenze dell’attacco di Hezbollah in territorio israeliano nel fine settimana continuano a rimanere occultate dalla censura del regime di Netanyahu. Secondo il premier israeliano, inoltre, le forze armate sioniste avevano colpito con un’operazione “preventiva” buona parte dei sistemi di lancio del partito-milizia sciita in Libano, limitando considerevolmente i danni in seguito provocati. Le dichiarazioni di Netanyahu non sembrano tuttavia trovare riscontri concreti. L’iniziativa di Hezbollah potrebbe avere comunque un seguito nel breve periodo, ma già da ora, se portata a compimento nei termini descritti dal suo leader Hassan Nasrallah, potrebbe nuovamente ridefinire i meccanismi di deterrenza lungo il fronte meridionale, con ripercussioni sul genocidio in corso a Gaza e gli equilibri strategico-militari dell’intera regione.

Hezbollah ha utilizzato missili e droni per rispondere all’assassinio del comandante di alto livello, Fuad Shukr, avvenuto a Beirut il 30 luglio scorso. Due sarebbero stati gli obiettivi principali dell’attacco. Il primo è l’unità 8200 dell’intelligence militare israeliana situata nella base di Glilot a un centinaio di chilometri dal confine libanese e praticamente alla periferia di Tel Aviv. L’altro è la base aerea di Ein Shemer, a 75 chilometri dal primo e a 40 dalla seconda.

Si chiama “Alleanza di associazione” la nuova legge che disciplinerà l’attività delle Organizzazioni non governative in Nicaragua disegnandone i contorni dell’agire. La nuova legge ridefinisce e precisa la loro natura giuridica, e indica nell’associazione con lo Stato nicaraguense l’unica forma contrattuale possibile per il suo operare. In sostanza, la nuova legge si fonda su due aspetti, uno di carattere giuridico-amministrativo ed un altro di carattere eminentemente politico, direttamente legato alle finalità dell’intervento delle Ong che non può non prevedere una presenza di natura sussidiaria sulla base del principio di solidarietà e condivisione.

Il suo caso è uno dei più grandi simboli di repressione della lotta per i diritti dei nativi nordamericani degli anni Settanta, sfociata in uno scandalo giudiziario. Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel Dakota del Nord, il 12 settembre 1944. E’ figlio di Leo Peltier, di origini per un quarto francesi e per tre quarti Chippewa, e di Alvina Robideau, di origini per metà Chippewa e per metà Lakota, e cresce in una famiglia di 13 fratelli e sorelle, nella “Anishinabe (Chippewa) Turtle Mountain Indian Reservation”. Il giovane Leonard Peltier diventa ben presto un attivista per i diritti dei nativi nordamericani ed entra nell’American Indian Movement (AIM), fondato nel luglio 1968 a Minneapolis, nel Minnesota, al fine di salvaguardare la sovranità degli Indiani d'America, la loro cultura e spiritualità, ma che in seguito diventa un movimento che denuncia i numerosi episodi di molestie della polizia e di razzismo contro i nativi americani costretti ad abbandonare la loro cultura ancestrale.

Le scene di violenza in Venezuela, dove i nuovi "guarimberos" hanno attaccato uomini, uffici e simboli dell'istituzionalità del Paese, vanno decifrate per quello che sono: un tentativo di colpo di Stato voluto e sostenuto dagli Stati Uniti come tutti i precedenti tentativi nella storia delle relazioni USA-Venezuela. L'obiettivo era (ed è tuttora) il rovesciamento del governo di Maduro e l'instaurazione di un regime di estrema destra simile per molti aspetti a quello di Noboa in Ecuador e - per alcuni tratti - a quello di Milei in Argentina. La fisionomia golpista della destra venezuelana non sorprende. L'identità subculturale, idrofoba, impregnata di classismo, razzismo e odio verso l’interno unito a dosi massicce di malinchismo (non semplice esterofilia ma affascinamento e devozione per i paesi esteri  dominanti ndr) verso l’esterno, sono i connotati tipici della destra latinoamericana in generale, e trovano nella destra venezuelana il punto di massima espressione.


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