di redazione

Per giocare contro la Juventus devi marcare in modo asfissiante Andrea Pirlo. Se non lo fai, il minimo che ti possa capitare è prendere gol di testa da un terzino svizzero che di solito non va nemmeno in area a saltare. Lo ha imparato ieri a sue spese l'Inter, travolta dai bianconeri per 3-1. Non era questa l'occasione per il riscatto della squadra di Mazzarri, che - ancora a secco di vittorie nel 2014 -deve proseguire con pazienza lungo la strada della ricostruzione.

Eppure, lo spettacolo andato in scena a Torino non lascia possibilità d'appello: i nerazzurri, ad oggi, devono scontare non soltanto un grave deficit tecnico, ma anche una significativa inferiorità atletica e muscolare nei confronti dei Campioni d'Italia.

Dopo la zuccata di Liechsteiner, arrivano il raddoppio di Chiellini e il sigillo di Vidal. In entrambi i casi i nerazzurri incassano il gol per l'incapacità di reggere fisicamente sugli autori dei rispettivi assist (prima Pogba, poi Llorente). La rete della bandiera firmata in mischia da Rolando, insieme a qualche distrazione della retroguardia juventina dopo l'infortunio di Barzagli, sembrano poter regalare qualche minuto di tensione sul finale. Ma non è così: Kovacic, Alvarez e soprattutto Palacio sono in giornata no. Alla fine la Juve vola senza patemi a 59 punti (sui 66 fin qui disponibili), mentre l'Inter rimane a 33, scivolando in sesta posizione, fuori dall'Europa.   

Subito dietro la capolista, la Roma resta seconda a 50 punti. I giallorossi giocano solo 8 minuti e 20 secondi della loro partita interna contro il Parma, poi sono costretti dall'arbitro a interrompere il gioco. L'Olimpico è allagato dalla pioggia, non si può proseguire. E, a causa dell'impegno in Coppa Italia della Roma e in Europa League della Lazio, il match non potrà essere recuperato prima di metà marzo.

Il Napoli potrebbe sfruttare l'occasione per ridurre il distacco dai capitolini, almeno temporaneamente. Ma a Bergamo va tutto storto: la difesa degli azzurri si sbriciola, confermando un'involuzione sorprendente rispetto agli standard d'inizio campionato. L'Atalanta dilaga per 3-0: doppietta dell'ex Denis (primo gol su papera di Reina, secondo su rinvio suicida di Inler) e rete di Morales.

Appena fuori dalla zona Champions League si registra un altro scivolone eccellente, quello della Fiorentina, sconfitta sabato dal Cagliari grazie a un rigore di Pinilla. Sui Viola pesa non solo la mancanza di Rossi, ma anche il massiccio turnover di Montella, che lascia fuori pezzi pregiati come Borja Valero e Cuadrado. Il possesso palla non manca, ma in queste condizioni non può che essere sterile.

Ben più concreto il Verona, che passa 2-1 sul campo del Sassuolo: in rete Manfredini e Toni, con uno splendido pallonetto. Inutile il gol di Floro Flores. I veneti scavalcano l'Inter e si portano in quinta posizione (35 punti), in zona Europa. Il Sassuolo, che non premia l'esordio di Malesani in panchina, rimane penultimo a quota 17.

A metà classifica spicca l'1-1 del Torino a San Siro contro il Milan (reti di Immobile e Rami) e la vittoria per 2-0 sul Chievo della Lazio (grande prova di Keita, autore di un gol e di un assist per Candreva), al quinto risultato utile consecutivo dal ritorno di Reja in panchina.

I granata resistono in settima posizione con 33 punti, due lunghezze sopra i biancocelesti (noni) e quattro sopra i rossoneri (decimi). In mezzo, a quota 32, c'è il Parma, che però - come detto - ha una partita in meno.

Nella seconda parte della classifica, aspettando il derby della Lanterna fra Genoa e Sampdoria, l'Udinese si riprende battendo 2-0 fuori casa il Bologna (rigore di Di Natale, rete di Lopez) e salendo così a 23 punti. Gli emiliani restano invece impantanati nella lotto per non retrocedere, a quota 18.

Infine, la partita più pirotecnica della giornata: fra Catania e Livorno finisce 3-3. Grande protagonista il giovane Emegara, che si mette in luce con una doppietta e un assist. Ma alla fine è tutto inutile, il pareggio non serve a nessuno. I siciliani restano ultimi con 15 punti, seguiti ad appena due lunghezze dai toscani.

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Nella partita domenicale all'ora di pranzo la Roma rosicchia due punti alla capolista Juventus, portandosi a quota 50, ovvero -6 dalla vetta. I giallorossi passano su un campo difficile, quello del Verona, grazie a un Gernvinho in stato di grazia dopo il gol decisivo contro i bianconeri in Coppa Italia. L'ivoriano propizia la prima rete di Ljajic con una grande azione sulla fascia, poi - dopo il pareggio di Hallfredsson - segna il raddoppio con un destro da fuori. Il rigore di Totti fissa il punteggio sul 3-1.

I capitolini approfittano così dei passi falsi compiuti sabato da Juve e Napoli. La Signora interrompe la striscia di 12 vittorie consecutive pareggiando 1-1 sul campo della Lazio, sempre più rigenerata dalla cura Reja. I biancoazzurri vanno addirittura in vantaggio grazie al rigore di Candreva, concesso per un fallo lampante su Klose di Buffon, giustamente espulso. Nella ripresa Llorente pareggia con una meravigliosa frustata di testa che scavalca Berisha. Quello dei bianconeri, in ogni caso, è un punto guadagnato: la Lazio paga pegno alla fortuna colpendo due pali clamorosi. 

Quanto al Napoli, l'attacco delle meraviglie si è inceppato e la difesa continua ad aprirsi inspiegabilmente almeno una volta a partita. Contro il Chievo, al San Paolo, gli azzurri non vanno oltre l'1-1 (gran destro di Sardo pareggiato da Albiol) e perdono contatto con la Roma, fermandosi a 44 punti.

L'ultima posizione buona per l'Europa, la quinta, è occupata ancora dall'Inter (33 punti), che però adesso deve guardarsi da Parma e Torino (entrambi vittoriosi per 1-0, rispettivamente su Udinese e Atalanta), ormai a una sola lunghezza dai nerazzurri, insieme al Verona. Continua la crisi di risultati per gli uomini di Mazzarri - ancora in cerca della prima vittoria del 2014 -, incapaci di battere a San Siro l'ultima in classifica.

Lo 0-0 contro il Catania evidenzia tutti i problemi di un attacco in cerca d'autore, con Palacio e Milito lontani anni luce dai tempi di gloria. Il tecnico toscano parla di pressione eccessiva nell'ambiente, ed è chiaro che non giova alla causa l'immobilismo societario di Thoir, fin qui capace solo di far infuriare i tifosi ventilando lo scambio Vucinic-Guarin. 

A metà classifica il Milan aggancia la Lazio a 28 punti, battendo in rimonta il Cagliari. I rossoblù vanno in vantaggio nel primo tempo con Sau, che sfrutta un rinvio sbagliato da Amelia. Nella ripresa Balotelli pareggia su punizione e a due minuti dalla fine Pazzini trova la zampata giusta su azione da calcio d'angolo. La fortuna e la grinta non mancano al nuovo Milan targato Seedorf, ma, per quanto entusiasmo possa portare un allenatore che gli uomini del marketing rossonero hanno letteralmente creato dal nulla, senza qualche innesto di qualità in difesa e a centrocampo questa squadra non può sperare di competere per posizioni di vertice.

Nella parte bassa della classifica, Sampdoria e Bologna fanno 1-1 (rete di Gabbiadini e pareggio su rigore di Diamanti), portandosi rispettivamente a 22 e 18 punti. Una lunghezza sotto gli emiliani, in terzultima posizione, il Sassuolo, travolto 3-1 dal Livorno, che arriva a quota 16 e si rilancia nella lotta per non retrocedere.

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Il ritorno al passato porta bene al Milan, che festeggia la prima panchina di Clarence Seedorf battendo 1-0 il Verona a San Siro. Decide un rigore di Balotelli. C'è da scommettere che questa settimana sarà piena di riflessioni tecnico-tattiche su quello che l'olandese è riuscito a portare in casa rossonera, ma la squadra che ha vinto è ancora quella di Allegri. L'unico fattore da registrare, per ora, è il solito strappo psicologico che il cambiamento di allenatore porta nella testa dei giocatori. La squadra, in ogni caso, recupera un po' di terreno in classifica, portandosi a 22 punti.

Nessun cambiamento, invece, per le prime due della classe, che continuano a viaggiare a una marcia superiore. Sabato la Juve soffre oltre il dovuto contro la Sampdoria, ma mette a segno la 12esima vittoria consecutiva superando 4-2 la Sampdoria. Doppietta di Vidal, zuccata di Llorente e missile di Pogba. In mezzo, un autogol di Barzagli e un tap-in del sempre più bravo Gabbiadini. Ad oggi, i bianconeri hanno 55 punti, ben 10 punti in più rispetto all'anno scorso, e - soprattutto - ancora otto più della Roma.

Nell'altro anticipo i giallorossi tengono il passo della capolista liquidando con un 3-0 secco il povero Livorno, mai in partita. Prosegue il momento d'oro di Destro,a segno per la quarta volta negli scampoli di stagione che è riuscito a giocare. Le altre marcature sono di Strootman e di Ljajic, autori di una prestazione di grande sostanza. Alla fine i toscani possono perfino tornare a casa soddisfatti: tutto sommato hanno limitato i danni, visto che si trattava di difendere un castello di carte da un tifone.

Tutt'altro umore in casa Napoli, che a Bologna compie un altro passo falso. Il gol di bianchi mette subito la partita in salita: gli azzurri riescono faticosamente a ribaltare il punteggio grazie al rigore di Higuaìn e a una perla di Callejon, ma nel finale vengono puniti nuovamente dal centravanti rossoblu. Gli uomini di Benitez, a 43 punti, scendono così a -5 dalla Roma e devono guardarsi dall'assalto della Fiorentina.

I viola si portano a sole tre lunghezze dal Napoli e quindi dalla zona Champions League travolgendo 3-0 in trasferta il Catania. La notizia è che il neoacquisto Alessandro Matri, all'esordio, si produce in una doppietta davvero insperata viste le insipide prestazioni offerte nei mesi scorsi con la maglia del Milan. Non avrà i piedi di Rossi né il fisico di Gomez, ma con un centrocampo come quello allestito da Montella, a volte, basta aspettare il pallone per godersi un po' di gloria.

La vittoria della Fiorentina scava un solco fra la quarta e la quinta posizione, occupata dall'Inter a 32 punti insieme al Verona. I nerazzurri incassano domenica l'ennesima sconfitta di questo gennaio stregato, facendosi battere dal Genoa per la prima volta negli ultimi 20 anni. I nerazzurri creano palle gol per tutta la partita, buttandole sistematicamente al vento. Con Milito e Palacio lontani da una condizione accettabile, Guarin trattato come un separato in casa e Alvarez intermittente come una decorazione natalizia, le migliori occasioni capitano sui piedi di Jonathan. Non esattamente un cecchino.

Alla fine a decidere nel pantano di Marassi è un colpo di testa di Antonelli a otto minuti dalla fine. La panchina di Mazzarri scricchiola in modo sinistro, ma le colpe non sono solo sue: Thohir dovrebbe timbrare il cartellino da presidente con qualche rinforzo invernale. Anche perché Torino e Parma, ieri vittoriosi rispettivamente su Atalanta e Chievo, bussano alla porta con 29 punti.

Un allenatore che invece se la gode in questi mesi di scampagnata romana (quasi certamente lascerà il posto a fine campionato) è Edy Reja, che pare aver resuscitato la Lazio. Non sul piano del gioco, ma certamente su quello dei risultati (e della fortuna). Con il goriziano in panchina i biancocelesti hanno pareggiato una partita, vincendo le altre tre.

L'ultimo successo è rocambolesco come solo le partite dell'ora di pranzo sanno essere: un 2-3 al Friuli in rimonta. La Lazio non vinceva in trasferta da maggio, ma stavolta ci riesce perfino con un uomo in meno (Onazi espulso sull'1-0 per l'Udinese) e arriva a 27 punti, portandosi in nona posizione.    

Chiude il quadro della giornata l'1-0 dell'Atalanta sul Cagliari firmato da Bonaventura. I bergamaschi salgono a 24 punti staccando di tre lunghezze proprio i sardi.

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Il girone d'andata si chiude con tre allegre scampagnate per le prime della classe e con una débacle incredibile per il Milan. Nel posticipo domenicale contro il Sassuolo, i rossoneri vanno in vantaggio 2-0, poi vengono travolti dal 19enne Berardi (metà cartellino è della juve), capace di segnare addirittura quattro gol in meno di un'ora, anche se con la gentile collaborazione di una retroguardia milanista imbarazzante. Montolivo accorcia, poi Pazzini coglie la  traversa a porta spalancata e manca il pareggio. I neroverdi di patròn Squinzi salgono a 17 punti e si allontanano per il momento dalla zona retrocessione, mentre il Milan rimane solo con 22 punti in 11esima posizione. 

Fra le squadre in testa alla classifica, la partita meno agevole è quella della Juve, campione d'inverno con 52 punti, che supera il Cagliari 4-1 fuori casa, ma dopo essere andata in svantaggio. Al gol iniziale di Pinilla rispondono la doppietta di Llorente, la botta da fuori di Marchisio e la zampata di Lichsteiner, autore anche dei due assist per il basco. I bianconeri archiviano così l'undicesima vittoria consecutiva, loro record storico.

Gli undici di Conte mantengono così 8 punti di vantaggio sulla Roma, che in casa fa un sol boccone del povero Genoa, falcidiato dalle assenze. I giallorossi passano 4-0: ad aprire le marcature è una rovesciata spettacolare di Florenzi, seguita dal gol di Totti, che non segnava su azione all'Olimpico da un anno. Gli altri gol portano la firma di Maicon e Benatia. Dalla prossima partita, il problema per Garcia sarà decidere chi lasciare in panchina fra De Rossi, Pjanic, Strootman e Nainggolan. Visto che il nuovo arrivato belga sembra essersi inserito con molta efficacia, l'indiziato numero uno sembra il bosniaco.

Per il momento, i capitolini chiudono il girone di andata a 44 punti. Un grande risultato, peccato che la vetta della classifica sia ancora lontana e anche il secondo posto sia tutt'altro che scontato. Appena due lunghezze più in basso viaggia il Napoli, che sfata il mito del campo del Verona superando gli avversari 0-3. In rete il solito Mertens (terzo gol in due partite), Insigne (primo gol in Campionato, dopo i due in Champions contro il Dortmund) e Dzemaili. Oggi l'Inter, in campo contro il Chievo, ha l'occasione di superare i veneti e riportarsi in zona Europa League.

Perde contatto con le tre sorelle la Fiorentina, che non va oltre lo 0-0 contro il Torino. Stesso risultato per Bologna-Lazio, giocata sabato, ma il confronto fra le due partite la dice lunga sulla qualità delle quadre.

Sul campo dei granata le occasioni si sprecano: i viola giocano meglio, ma anche i padroni di casa ci provano, con i soliti contropiedi all'arrembaggio guidati da Cerci. Al Dall'Ara, invece, regna la mestizia: entrambe le formazioni giocano con cinque centrocampisti, creando un ingorgo in stile Tangenziale il lunedì mattina. Le occasioni sono poche e malamente sprecate (clamoroso l'errore di Klose).

I biancocelesti si fanno così superare in classifica dal Parma, che sale in ottava posizione a 26 punti liquidando 3-0 fuori casa il Livorno. Per i gialloblu è la partita delle punte resuscitate: prima segna Palladino, poi Amauri si produce addirittura in una doppietta, anche se uno dei due gol è su rigore. I toscani sono invece sempre più ultimi in classifica a 13 punti, in compagnia del Catania, ieri superato 2-1 dall'Atalanta a Bergamo (reti di Denis, Moralez e Leto).  

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Vincere e stravincere non sono sinonimi, e proprio in quel prefisso si misura la sorpresa di Juve-Roma. I bianconeri hanno stravinto. Non solo nel risultato - un 3-0 secco che va quasi stretto alla Vecchia Signora - ma soprattutto nella tenuta atletica e nell’organizzazione tattica. Gli uomini di Conte si laureano così campioni d’inverno e incrementano a 8 punti il proprio vantaggio sui giallorossi, che rimangono in seconda posizione.

La chiave strategica della partita è il gioco sulle fasce, che Conte riesce a blindare a mo’ di cassaforte. Gervinho da una parte e Ljajic dall’altra devono lottare per tutta la partita contro i raddoppi costanti dei difensori juventini, che non concedono mai un metro di troppo ai velocisti giallorossi. Privata dei suoi polmoni laterali, con un Totti in serata difficile (effetto panettone?) e senza una punta di ruolo in mezzo all’area (nella ripresa entra Destro, ma fra Barzagli e Chiellini non tocca palla), i capitolini smarriscono completamente la strada dell’attacco. Fatta eccezione per una palla gol costruita e sprecata nei minuti iniziali, la Roma non riesce mai a rendersi pericolosa dalle parti di Buffon.

Conte svela così il segreto per battere la squadra di Garcia, imbattuta fino a domenica sera: non lasciarle un solo centimetro per scatenare il contropiede e limitare al minimo i falli nei pressi dell’area. Quando devono affrontare una difesa schierata, i giallorossi incutono molta meno paura. Se a questo si aggiunge un De Rossi in versione Zeman - prima si perde Tevez in area consentendo l’assist a Vidal per il primo gol, poi nella ripresa travolge Chiellini facendosi espellere - e il gioco è fatto.

La Roma (41 punti) si fa così rosicchiare 3 punti sia dal Napoli (a quota 39) sia dalla Fiorentina (36), vittoriose rispettivamente 2-0 sulla Sampdoria e 1-0 sul Livorno. Gli azzurri passano con una doppietta del belga Mertens e si avvicinano a -2 dal secondo posto, mentre per i blucerchiati (non fortunatissimi: 3 pali nella ripresa) si tratta della prima sconfitta nell’era Mihajlovic. I viola prevalgono nel derby toscano con un colpo di testa del difensore argentino Rodriguez, ma il ginocchio di Pepito Rossi fa ancora crack: lesione e campionato finito.

Perde terreno anche l’Inter, che alla fine di una partita da noia assoluta viene battuta da una prodezza di Klose ed evidenzia una crisi di mezzi tecnici e corsa invece notevoli nei primi tre mesi del campionato. Mazzarri, del resto,  ci mette del suo, riproponendo un centrocampo statico. Peraltro il tecnico toscano non ha nemmeno fortuna con gli arbitri e anche nella circostanza lo si vede. Reja, invece, torna all’Olimpico vincendo e questa era certamente la notizia che lo strambo Lotito si aspettava.

Subito dopo il quartetto di testa, il Verona batte 3-1 l’Udinese (doppietta di Toni) e sale a 32 punti, mentre il Torino (settimo a quota 25) perde terreno facendosi battere 3-1 dal Parma. Si salva il Milan del quasi-ex Allegri, che batte 3-0 in casa l’Atalanta e si porta a 22 punti.

In coda alla classifica, il Catania rialza la testa battendo 2-0 il Bologna, ma rimane ultimo in classifica. Cade il Sassuolo a Genoa (2-0), creando un vero e proprio ingorgo nella lotta per non retrocedere. Chiude il quadro lo 0-0 inutile fra Chievo e Cagliari.  





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