Ultimo lavoro del regista britannico, Ken Loach, The Old Oak narra la storia di un posto speciale. Non è solo l'ultimo pub rimasto, è anche l'unico luogo pubblico in cui la gente può incontrarsi in quella che un tempo era una fiorente località mineraria e che oggi attraversa momenti molto duri, dopo 30 anni di ininterrotto declino. Il proprietario del pub, TJ Ballantyne (Dave Turner) riesce a mantenerlo a stento, e la situazione si fa ancora più precaria quando The Old Oak diventa territorio conteso dopo l'arrivo dei rifugiati siriani trasferiti nel villaggio. Stabilendo un'improbabile amicizia, TJ si lega ad una giovane siriana, Yara (Ebla Mari) munita di macchina fotografica. Riusciranno le due comunità a trovare un modo di comunicare?

Con "Adagio", Stefano Sollima, chiude la trilogia criminale ambientata a Roma. Al Festival di Venezia 2023, il regista torna a immergersi nelle profondità della malavita romana con un film cupo e crepuscolare che, se da un lato si dimostra intrigante, dall'altro offre poco di nuovo a un genere ampiamente esplorato nel panorama cinematografico italiano.

Adagio dipinge un quadro nostalgico e amaro delle glorie ormai sbiadite del crimine romano, illustrandone la fine, il declino e l'eredità lasciata alle nuove generazioni, che tuttavia sembrano avere una possibilità di redenzione. Ambientato in una Roma decadente e corrotta, circondata da incendi e crimine, il film si focalizza su Manuel, un diciassettenne alla ricerca di sé stesso e della propria salvezza, il cui racconto dà il via alla narrazione.

Persone comuni, senza grandi pretese o potenzialità, che si incontrano per caso una notte a Helsinki. Il regista Aki Kaurismäki sceglie la solitudine di Alma Pöysti e Jussi Vatanen, per il suo inno all'amore, nel film Foglie al vento. Lui è un operaio specializzato e lei una commessa, a cui la vita non sembra aver concesso molto.

Albanese strizza l’occhio a Ken Loach. Il film "Cento domeniche" si configura come un'opera di marcata connotazione politica. La sua natura "politica" emerge chiaramente nella difesa dei diritti degli onesti lavoratori, offrendo una rappresentazione della realtà sociale in cui si svolgono le loro battaglie. La sua essenzialità politica è innegabile, poiché si concentra sulle difficoltà e sulle ingiustizie subite da coloro che, a causa di eventi finanziari catastrofici, hanno perso i risparmi di una vita intera.

"Quella della Palazzina Laf è la storia di uno dei più famigerati 'reparti lager' del sistema industriale italiano. È la storia di un caso giudiziario che ha fatto scuola nella giurisprudenza del lavoro". Così Michele Riondino introduce il suo esordio alla regia con Palazzina Laf. Siamo nel 1997 e Caterino, uomo semplice e rude è uno dei tanti operai che lavorano nel complesso industriale dell’Ilva di Taranto. Vive in una masseria caduta in disgrazia per la troppa vicinanza al siderurgico e nella sua indolenza condivide con la sua giovanissima fidanzata il sogno di trasferirsi in città. Quando i vertici aziendali decidono di utilizzarlo come spia per individuare i lavoratori di cui sarebbe bene liberarsi, Caterino comincia a pedinare i colleghi e a partecipare agli scioperi solo ed esclusivamente alla ricerca di motivazioni per denunciarli.


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