di Liliana Adamo

Si chiamano: canapiglia, codone, marzaiola, moriglione, moretta, fagiano di monte, pernice rossa, combattente, frullino, coturnice…Secondo il Rapporto Birds in Europe II di BirdLife International (testo di riferimento per la Commissione Europea) sono trentaquattro specie protette; minacciate d’estinzione, per ovvie logiche di spazio non possono essere qui tutte enumerate. I rischi per la loro sopravvivenza sono tanti e facilmente prevedibili: distruzione degli habitat di svernamento e alimentazione, contaminazione da metalli pesanti, disturbi antropici, automazione agricola nei siti riproduttivi, uccisioni illegali in primavera, avvelenamenti da infestanti.

Lui, invece, si chiama Franco Orsi, senatore ligure del PDL, membro della Commissione permanente ambiente, beni ambientali e territorio, consegnatario di una modifica sulla legge venatoria che, sostanzialmente, rappresenta l’ennesimo attentato alla libertà per il 99% degli italiani, alla difesa dei beni naturali, al futuro delle nostre comunità e al buon senso. Per chi non lo rammentasse, il 2010 appena iniziato è l’anno dedicato alla difesa della biodiversità. Questo nei proclami; in concomitanza, i rappresentanti del Senato, investiti dal popolo che li ha eletti, assecondano i bassi istinti di una lobby minoritaria (pari all’1%) e approvano il sopraccitato DDL.

Prima di vagliare l’intelligenza del senatore Orsi, gradiremmo altresì abbozzare a chi ci governa, che la modifica della legge, qualora passasse anche alla Camera dei Deputati, provocherebbe battaglia dura, epocale, a oltranza. L’attuazione di questa vergogna (con l’offensiva sfrontatezza della parte politica che l’ha proposta, cui non va esclusa la razione leghista), semplicemente, non s’ha da fare. Il disegno di legge contempla facilitazioni al possesso delle armi, mira a ridurre a sedici anni l’età minima per possedere armi da fuoco per uso venatorio, elimina l’interesse pubblico alla tutela della fauna, vanificando in questo modo un patrimonio di conoscenze e anni di dure battaglie per mettere in piedi una cultura rispettosa dell’ambiente e del territorio.

Consente, inoltre, la caccia sulle vie di migrazione, nelle aree preservate e nei parchi, elimina la categoria delle specie protette e quelle utilizzate nelle cosiddette “attività sportive” o cresciute in allevamento; saranno escluse dalla nozione di fauna, perdendo così ogni tutela e attenzione. Caccia libera quindi a tutto ciò che muove: pappagalli, scoiattoli, ermellini, volpi, lupi, fringuelli, peppole, nutrie, finanche cani e gatti se “molestano”. L’arroganza arriva a colpire con norme punitive le Regioni che osino dichiarare “aree protette” più del 30% del loro territorio e nulla incide sulle peculiarità ambientali del luogo.

Se non bastasse, potrebbero essere cassati i limiti della stagione venatoria, (attualmente, tra il 1° settembre e il 31 gennaio), per estenderla da febbraio ad agosto, pertanto, ininterrottamente, senza alcun ritegno verso le attività riproduttive e la stagione delle migrazioni. Tutto questo marasma in delega alle singole Regioni, le quali, come spesso avviene, delibereranno a favore delle lobby affaristiche locali. Ancora, se la nuova proposta estende l’appostamento anche nei mesi estivi, si pensi all’incremento dei gitanti nei parchi, nei boschi o in campagna e al numero sempre crescente d’incidenti di caccia.

La lista degli orrori non finisce qui. La legge tollera d’imbalsamare le carcasse degli animali selvatici senza alcuna restrizione (quanti bracconieri s’inventeranno il nuovo mestiere d’impagliatori e faranno salti di gioia), totale liberalizzazione dei “richiami vivi”, una pratica equiparabile a un retaggio medievale e crudele: piccoli uccelli legati per le zampe, che si dibattono per ore, tenuti prigionieri in gabbie ridottissime per attirarne altri e per richiamare l’olfatto dei predatori. Tutte le varietà d’uccelli, cacciabili o non, potranno essere usati alla stregua di “richiami vivi”, peppole, fringuelli, pettirossi…Insomma, il territorio italiano trasformato in un campo di sterminio faunistico, alla mercé di un pugno d’imbecilli che considera la caccia uno “sport” e un “divertimento sano a contatto con la natura”, una specie di far west sregolato per beoti armati di fucili e pallettoni.

Contro questa “decisione vergognosa che prende in giro milioni d’italiani” insorgono le associazioni ambientaliste e animaliste: Amici della terra, Animalisti Italiani, Enpa, Fare verde, Greenpeace, Lac, Lav, Legambiente, Lipu, Wwf, perché ci si prepari tutti, insieme, ogni cittadino dotato di buon senso, a una battaglia epocale alla Camera. Ignorati i pareri contrari, dello stesso Ministero dell’Ambiente, dell’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale, delle autorità scientifiche in campo nazionale; dimenticati i pareri negativi delle commissioni competenti della Camera e del governo, del ministro Ronchi che già, in passato, aveva bocciato un emendamento del tutto simile.

Furiosa (bontà sua), il ministro Stefania Prestigiacomo: “…Giudico quanto accaduto in aula un grave colpo di mano. Quel testo va ricorretto alla Camera, reintroducendo le garanzie che erano previste specie sulla tutela delle specie protette e di quelle migratorie, che sono il fulcro di quella biodiversità di cui, tra l’altro, quest’anno si celebra l’Anno Mondiale…”. In tema di tutela ambientale, così come recita il Ministero che rappresenta, la Prestigiacomo è stata solennemente sconfessata dalla sua stessa maggioranza. A questo punto, faccia rispettare fino in fondo il valore della sua carica o si dimetta.

 

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