di Alessandro Iacuelli

Tutto era cominciato anni fa, quando furono notate in pieno golfo di Napoli, nella zona dello scoglio di Rovigliano tra Castellammare di Stabia e Torre Annunziata, delle chiazze rosse che le correnti in qualche caso hanno spinto fino a Capri. Così, periodicamente, il mare si arrossa, da anni. In tanti si sono chiesti il perché, in tanti hanno indagato, raggiungendo una conclusione, ampiamente diffusa dalla stampa negli anni passati: scarti di pomodoro.

Il Sarno, si sa, attraversa tutta la piana di San Marzano, patria del rinomato pomodoro, che però da qualche anno subisce un po' la crisi. Così, nella piana sarnese tutti sanno che il Sarno si arrossa perché riempito dei San Marzano non venduti. Un'idea geniale, poco allarmistica, che si limita a dare tanta tristezza per quei poveri pomodorini gettati in acqua. Peccato che poi, in tempi più recenti, qualcuno abbia provato a prelevare questi scarti rossi e ad analizzarli. Così si è scoperto che i San Marzano non c'entrano nulla, e che non sono scarti vegetali quelli arrivati fino a Capri.

Vernici delle concerie di Solofra. Ecco l'origine del rossore delle acque. Rifiuti speciali altamente velenosi, rilasciati nel Sarno, divenuto discarica per lo smaltimento a basso costo. Con buona pace per tutti i soldi pubblici spesi negli anni scorsi per bonificare il fiume, il più inquinato d'Europa. Il quartier generale traffico di rifiuti speciali era situato in un appartamento di Nocera Superiore. Appartamento abitato da qualcuno che non poteva certo allontanarsi, in quanto agli arresti domiciliari. Si tratta di Alfonso Russo, 43 anni, noto usuraio.

Uno strozzino in passato catturato, processato e condannato. Ma ai domiciliari. Così l'uomo, secondo i carabinieri del NOE, non potendo uscire di casa, aveva ideato e costruito assieme ad altre persone un servizio di raccolta, trasporto e smaltimento di rifiuti dell'industria conciaria, con l'interessante sconto del 50 per cento. Tariffa molto conveniente per ben 17 aziende, tra cui alcune concerie di Solofra in provincia di Avellino, ma anche di altre industrie situate tra Nocera e Sarno.

L'indagine dei carabinieri del Noe, che hanno ricostruito tutta la filiera dei veleni, si è conclusa con 50 indagati, di cui 13 colpiti da misure cautelari. Alfonso Russo ha così perso i domiciliari e, con altre tre persone, va in carcere; poi due bloccati ai domiciliari, obbligo di dimora per cinque, firma in caserma per due. Questo fino al processo, poi si vedrà. Per le 17 aziende è scattato il sequestro preventivo. Sono affidate a custodi giudiziari. Le indagini proseguono per scoprire altri complici, magari nella pubblica amministrazione.

Certo, il Sarno è stato bonificato. Ci sono voluti milioni di Euro ed un commissariato straordinario per fare la bonifica. Dopo gli interventi realizzati dal commissariato straordinario, lo sversamento nel fiume era diventato più difficile, per cui i titolari delle aziende conciarie e conserviere erano ricorsi a sistemi alternativi. Russo aveva saputo cavalcare questo "bisogno" degli industriali, mentre ci stiamo chiedendo chi prenderà il suo posto già da domani, dopo l'arresto.

Le 17 aziende sequestrate dovevano smaltire scarti delle loro lavorazioni, tra cui anche i famosi San Marzano per quanto riguarda le industrie conserviere, ma anche scarti della lavorazione dei pellami. Per smaltire questi rifiuti, il costo è di poco inferiore ai 100 euro a tonnellata e se un'azienda deve smaltire centinaia, o migliaia, di tonnellate all'anno, si intuisce come il costo annuo diventi elevato. Ad aggravare la situazione, c'è anche da osservare che in Campania non c’è un impianto regolare che smaltisca questo genere di rifiuti. Pertanto, chi vuole smaltirli legalmente e regolarmente, deve inviarli in uno dei due impianti autorizzati. Uno a Bologna, l'altro nei pressi di Catania, con tutto quello che comporta sotto il profilo dei costi di trasporto.

E' in questa situazione, che di sicuro non aiuta chi vuole rispettare la legalità, che si è inserito Alfondo Russo e la sua organizzazione: 50 Euro a tonnellata ed il trasporto da pagare non è più da Solofra a Catania o a Bologna, ma fino a Nocera. In questo modo, l'usuraio si è trasformato in imprenditore e, in collaborazione con due proprietari di cave, ha creato un’industria parallela dello smaltimento dei rifiuti, naturalmente completamente clandestina.

I rifiuti era trasportati di notte per evitare controlli e sversati direttamente nel fiume Sarno o nelle cave. Secondo i militari che hanno effettuato le indagini, il guadagno, che è ancora da quantificare, è di decine di milioni di Euro all'anno. Con buona pace anche per un altro prezzo, che non pagano certo gli industriali che vogliono risparmiare sullo smaltimento dei rifiuti: il divieto di balneazione nel golfo di Napoli, i divieti di pesca, la salute di tutti i cittadini.

Così nel Sarno, di recente bonificato, sono finiti scarti della lavorazione del cuoio conciato, cascami, polveri di lucidature, che contengono un bel po' di cromo, ma anche miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, scarti della separazione meccanica nella produzione di carta e cartone. Tutto grazie ad un professionista dell'inquinamento. Che ora deve lasciare il campo ai "colleghi" che già premono per mettere la mani sull’affare, pronti ad offrire ai signori industriali nuovi sconti sullo smaltimento dei rifiuti speciali, per aiutarli ad uscire dalla crisi.

Come risolvere il problema? Intanto, sono tredici gli imprenditori e industriali arrestati dai carabinieri del Noe. Tutti regolarmente iscritti alla loro organizzazione di categoria, Confindustria. Ci aspetteremmo quindi da parte dell'organizzazione una bella presa di posizione, piuttosto che il semplice fornire assistenza ai propri iscritti. Ci sarà?

 

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