di Alessandro Iacuelli

Il Consiglio dei Ministri ha appena esaminato una bozza di decreto legge, naturalmente d'urgenza, che prevede la sospensione, fino al 31 dicembre 2011, di tutte le ordinanze di demolizione degli immobili abusivi della provincia di Napoli. In particolare quelli dell'isola di Ischia, di cui ci siamo già occupati altre volte, su Altrenotizie, in occasione di sciagure ambientali e per le frane, con vittime, in un territorio dissestato proprio dall'abusivismo. Ovviamente il problema non ha un forte impatto solo su Ischia, basta pensare che solo in Campania, nell'arco di 10 anni, sono state scoperte 60.000 case abusive, con 64 clan camorristici che gestiscono un business del cemento fin troppo lucroso.

Per rendersi conto della dimensione dell'affare, sempre se la matematica non è un'opinione, 60.000 case abusive scoperte in 10 anni, quindi al netto del tanto "sommerso" non ancora individuato, significa una media di 6000 all'anno, che a sua volta significa 500 al mese, cioè 16 al giorno. E’ come se ogni giorno sorgessero 16 nuovi edifici, senza alcuna autorizzazione, spesso in zone non edificabili, dall'elevato valore naturalistico, idrogeologicamente dissestate, con rischio di frane, sopra discariche abusive, o senza fondamenta.

C'è chiaramente qualcosa che non quadra. A seguito dell'ultima frana ischitana, il governo ha inviato il Sottosegretario a capo della Protezione Civile, Bertolaso. La mancanza del rispetto dei piani regolatori era stata individuata come una delle cause del dissesto, e tanti lettori ricorderanno Bertolaso dire in tv, a nome del governo, quel "Mai più." A fargli eco il ministro delle Infrastrutture, Matteoli, che da Roma aveva dichiarato: "Non ci saranno mai più condoni edilizi, ma solo abbattimenti." Il decreto d'urgenza in esame, è stato proposto proprio da Matteoli. L'ennesima contraddizione di un governo che si autoproclama "dei fatti"? O altro?

Partiamo dallo scenario campano. Sono ben 32.176 le ordinanze di demolizioni emesse dai comuni della Campania, ma solo 669 quelle eseguite. Questo significa che in queste province solo il 2% delle ordinanze emesse dagli enti locali contro le costruzioni abusive hanno avuto concreta attuazione. E' un dato che fa riflettere, un forte indicatore della disattenzione generale verso il problema. Poi, nel 1985 e nel 1994, arrivarono i grandi condoni, seguiti da quello del 2003, che presentano numeri da brivido.

Complessivamente sono state presentate ben 183.436 domande di condono, di cui 106.878 relative ai condoni del 1985 e 1994, e 76.558 per quello del 2003. Non per una finestra in più o per una veranda. In certi casi, la richiesta di condono é per ville di tre piani. Le domande respinte sono state 16.622, cioè l'8% del totale. Non bisogna però pensare che il resto siano le domande accolte. Infatti l'89% delle richieste di condono - 160.000 domande - risultano ancora in "fase di accertamento". Dal 1885.

Ci si sarebbe aspettati un pressione, da parte dello Stato, per accelerare gli accertamenti, per accelerare gli abbattimenti di interi quartieri abusivi, invece è successo qualcosa, nel frattempo. E' successo che in Campania è cambiato il vento, e a prendere in mano il timone della Regione è stato Caldoro, dopo il misero fallimento del progetto di far diventare governatore una diretta espressione del clan dei casalesi. Ma Caldoro ha un problema in questo suo inizio dell'era post-bassoliniana: deve mantenere le promesse fatte in campagna elettorale e lui è stato il portabandiera del cosiddetto "abusivismo di necessità", frutto secondo lui del malgoverno del territorio, del clientelismo, della speculazione. Pertanto, lo stesso Caldoro si è trovato costretto a fare pressioni sul governo, sul suo partito, per ottenere qualche favore da dare agli abusivisti, ai suoi sostenitori elettorali.

Anche perché gli abusivi in Campania di certo non si nascondono, anzi. Sono gli abusivi che fanno i cortei di protesta contro le demolizioni, reclamando i loro "diritti". E' successo a Ischia, a Torre del Greco. Succederà ancora. Ecco allora arrivare il ministero delle Infrastrutture, retto dal paladino del "mai più condoni", a proporre una bozza di decreto, naturalmente urgentissimo perché deve arrivare prima delle ruspe, che fa il primo grande regalo alla camorra dell'era post-bassoliniana. Al momento è ancora in discussione, perché alcuni tecnici del ministero dell'Ambiente e del ministero dell'Interno hanno fatto notare che il decreto, così com’è scritto ora, rischia di far annullare gli effetti delle condanne penali inflitte ai costruttori abusivi.

Così, il governo italiano, mentre lancia proclami contro chi parla troppo di mafia, annebbiando "l'immagine del Paese", in un mondo dove l'apparire è più importante dell'essere, si piega e dà la sua benedizione agli affaristi del cemento, ma anche, come dichiara Michele Buonomo di Legambiente Campania, "un pessimo messaggio per il territorio e la sicurezza dei cittadini."

Chi si è arricchito a danno di chi ha rispettato il territorio, viene premiato. Non solo, si coglie l'occasione per un intervento esplicitamente rivolto a indebolire le norme per la repressione dell'abusivismo edilizio. La scusa? Ovviamente l'emergenza, l'urgenza. Il governo dice di avere la consapevolezza che l'attuazione del piano di demolizioni costringerebbe a trovare, in tempi stretti, una soluzione abitativa per migliaia di famiglie.

Un'emergenza grave, vista la carenza di abitazioni nel Napoletano. Caldoro applaude, e calca la mano ricordando che la Campania non ha usufruito di certe sanatorie del passato. Poi certo, bisognerà vedere se per fronteggiare l'emergenza abitativa c'è davvero bisogno delle migliaia di case a Ischia, vuote d'inverno e affittate a peso d'oro ai turisti d'estate, delle villette in penisola sorrentina, o delle oltre 10.000 costruzioni nel solo comune di San Cipriano d'Aversa. Il tutto senza censire le case sfitte, senza intervenire per frenare i canoni d'affitto selvaggi.

Il partito del cemento incassa subito un provvedimento su misura per nascondere, dietro situazioni di necessità, nuove speculazioni e degrado ambientale. Viene il serio sospetto che si tratti di un "decreto di ringraziamento".

 

 

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