di Emanuela Pessina

Cresce l'indignazione tra i consumatori di tutta Europa dopo la recente scoperta di Food Standard Agency (FSA) in merito alla clonazione di bovini. L'ente britannico di vigilanza sugli alimenti ha parlato di due tori clonati immessi sul mercato inglese la cui carne, secondo quanto ha ammesso un portavoce, "verrà, in un futuro prossimo, mangiata”. Si tratta della prima prova tangibile dell’esistenza di un mercato di animali clonati in Europa: un mercato di cui si è sempre sospettata l’esistenza, ma che i politici del Vecchio continente spacciano per “vietato”. E per cui i consumatori non hanno ancora dato i l loro consenso.

In particolare, la FSA ha parlato ufficialmente di otto embrioni nati in provetta grazie al materiale genetico di una mucca statunitense e venduti poi a grossisti europei: si tratta di bestie di razza Holstein, una tra le tipologie di bovino da latte più diffuse in tutto il mondo. Secondo le informazioni dell'ente britannico, uno degli animali è morto alla nascita, mentre agli altri è toccato il destino dei bovini tradizionali: alcune bestie sono state macellate, altre vivono tuttora nelle mandrie comuni. E tra queste, appunto, ci sarebbero i due tori in questione. Che fine abbia fatto il latte proveniente dagli altri bovini, invece, rimane incerto.

Holstein UK, la società responsabile della registrazione dei pedigree dei bovini nelle aziende agricole in Gran Bretagna, ha smentito categoricamente la presenza di carne o prodotti clonati sul mercato e ha da subito cercato di ridurre la preoccupazione di consumatori ed enti di controllo. In commercio ci sarebbero sì due tori clonati, ha ammesso Holstein, e questi avrebbero generato circa 200 vitellini: la loro carne, tuttavia, non risulta essere mai stata venduta. In precedenza, Holstein aveva parlato di un solo toro clonato immesso sul mercato: la confusione è tanta, e non solo tra i consumatori, a quanto sembra.

Rimane oscuro il motivo per cui gli allevatori europei avrebbero comprato gli embrioni clonati. Food Standard Agency, da parte sua, non si è espressa in proposito, mentre Holstein ha tentato di giustificare la mossa con l'interesse del tutto estetico di alcuni fattori del Vecchio Continente. "La mucca originaria ha vinto nel 2002 un concorso molto rinomato negli Stati Uniti- ha spiegato Simon Gee, portavoce della Holstein, al quotidiano berlinese Tageszeitung- e un allevatore desiderava avere delle bestie altrettanto belle tra i suoi esemplari". Da qui sarebbe nata la questione: la compravendita di embrioni clonati è da ricondurre, secondo Gee di Holstein, a una "pura questione estetica". Sembra che, nel secolo della chirurgia plastica, abbia acquistato importanza anche lo status estetico delle vacche.

Inutile aggiungere che la spiegazione, tanto naive da sembrare una barzelletta, è poco credibile e lascia aperte parecchie incertezze. Ogni singolo embrione costa diverse migliaia di euro: cifre così elevate non si spendono per avere una mucca particolarmente bella a pascolo. Secondo i più esperti, gli allevatori avrebbero investito il loro denaro negli embrioni per approfittare di un esemplare particolarmente produttivo anche oltre la sua morte. Oltre che bella, la mucca statunitense replicata era probabilmente anche molto produttiva: grazie alla clonazione, l’esemplare potrà essere riprodotto diverse volte e a tempo illimitato.

Il processo di clonazione prevede l'impianto del patrimonio genetico di un animale prescelto- come la mucca in questione- in un ovulo non fecondato, così da permettere la riproduzione dell'esemplare stesso, cioè di un nuovo animale con lo stesso set di geni del primo. È una pratica già diffusa e accettata ufficialmente negli Stati Uniti, dove gli animali clonati, insieme ai prodotti da loro derivati, sono ormai entrati a far parte della catena alimentare umana.

E ora, la scoperta della FSA britannica offre la prova concreta dell'esistenza di un mercato di animali clonati anche in Europa dove, secondo gli esperti inglesi, i commercianti hanno le stesse possibilità che negli USA. Nel Vecchio Continente, infatti, il controllo legale arriva solo al primo anello della clonazione, alla vendita cioè degli animali direttamente clonati, e non si occupa della loro progenie e dei prodotti da questi derivati. FSA, in particolare, accusa la mancanza di un ordinamento comunitario chiaro e attento in questa direzione.

Anche perché ancora non sono chiari gli eventuali effetti dei prodotti clonati sulla salute dell'uomo: e i consumatori vorrebbero essere liberi di decidere se fare da cavie in questo senso oppure no. Secondo Christoph Then, dell'associazione Testbiotech, la carne clonata può causare all'uomo più malattie di quella naturale. L'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), da parte sua, non ha riscontrato nessun rischio per l’uomo, così come la sua partner statunitense, la Food and Drug Administration (FDA). I due enti, tuttavia, sono molto vicini al mondo delle potenti multinazionali chimiche, che vedono nella clonazione un ulteriore ampliamento del loro potere in campo alimentare.

A questo proposito, Then ha ricordato che “nessuno degli studi condotti finora sulla sicurezza degli alimenti clonati può essere considerato indipendente". Anche gli enti che si occupano della sicurezza del consumatore hanno degli interessi economici da difendere: e, anche in questo caso, il consumatore non può che indignarsi e riconoscersi negli interessi economici di Qualcun Altro.

 

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