di Vincenzo Maddaloni

BERLINO. Certamente i ricchi ne sono rimasti sconcertati. Se per essi si intende quella classe di persone che considera gli altri esseri umani dei beni di consumo, come scrisse Fitzgerald nel “Grande Gatsby” e nel suo breve racconto “Il Ragazzo Ricco”, la vittoria della sinistra tedesca in Turingia non se l'aspettavano proprio. Infatti, è la prima volta dalla caduta del Muro che Die Linke (La Sinistra), comunemente ritenuta erede del Partito comunista della Germania dell’Est (SED), ottiene un risultato di questo livello in uno dei sedici stati federati di cui è composta la Germania. Ed è anche la prima volta che un candidato socialista - Bodo Ramelow (nella foto ndr) - diventa governatore di uno stato tedesco dalla caduta del muro di Berlino.

Tuttavia, le moltitudini in Europa occidentale non vi hanno prestato una reale attenzione, anche perché questo avvenimento la grande stampa l'ha pressoché ignorato. Non lo ha notato nemmeno la gran parte della sinistra occidentale, la quale continua a rifiutarsi di riconoscere che quanto le sta accadendo nei Paesi intorno può diventare una grande occasione per l'Europa e l’umanità intera.

Eppure da qualche anno a questa parte nei paesi ex comunisti dell’Europa centro orientale, che sono stati fino a ieri i più devoti sostenitori del capitalismo, molti sono i segnali premonitori di un’inversione di tendenza. E' come se gli elettori, indignati dalla incapacità della politica di dare risposte adeguate, scandalizzati dalla corruzione che dilaga nei centri del potere, ne avessero abbastanza del ventennio di sperimentazione liberale e aspirassero al ritorno di uno stato forte, in grado di farsi carico dei loro problemi.

Beninteso, la Turingia, uno degli stati geograficamente centrali della Germania, appartenente alla ex DDR, è uno tra i più piccoli del paese. Ha una popolazione di poco più di 2 milioni di abitanti, ma comunque questa vittoria rischia di diventare epocale se si tiene conto che è accaduto nella nazione di Angela Merkel.

Infatti, dappertutto - tranne che in Germania - le riforme economiche della “terapia shock” hanno colpito particolarmente i contadini e gli operai dell’industria motivandoli a collaborare se non ad unirsi con quelli che vivono vite precarie: profughi, senzatetto, disoccupati. E' nata una nuova generazione di masse, così come nuova generazione di giovani intellettuali ha creato gruppi come la Rete degli Studenti in Ungheria, CriticAtac in Romania, Nuove Prospettive di Sinistra in Bulgaria, Critica Politica in Polonia. Nuovi partiti tendenti a sinistra come il LMP (la Politica Può Essere Diversa) e l’Iniziativa per il Socialismo Democratico in Slovenia, hanno promesso un genere di politica nuovo di zecca.

Un discorso a parte merita KSCM, il Partito comunista di Boemia e Moravia. Erede diretto del Partito comunista di Cecoslovacchia, il KSCM ha sempre goduto di un consenso non di poco conto, registrando, alle ultime elezioni regionali dell’ottobre 2012, il 23 per cento dei voti e 14 seggi su 45.

Naturalmente quanto sta accadendo nell'Europa centro orientale non fa storia a sé, ne è una conferma appunto la vittoria della Die Linke in Turingia, nell'Europa dell'Ovest. Evidentemente qualcosa di diverso si muove, e non è una moda. Infatti, non ci vuole molto a capire che la diffusione capillare dell’ideologia del capitalismo attraverso i mezzi d’informazione, e la soppressione - soprattutto a livello accademico - delle voci critiche, hanno permesso agli oligarchi (chiamiamoli così) della politica e del denaro di orchestrare la più grande disuguaglianza di reddito del mondo industrializzato.

Non è una storia nuova. I ricchi  in tutta la storia dell’umanità, hanno sempre trovato il modo di soggiogare le masse. E le masse, in tutta la storia dell'umanità, si sono ciclicamente risvegliate. E' questo che sta accadendo da qualche anno a questa parte nell'ex Europa comunista e da ultimo in Turingia, nella Germania di Angela Merkel?

Sono stati gli oligarchi a sospettarlo per primi il prevedibile risveglio, comunque a temerlo e hanno ricominciato a rinvestire in maniera massiccia sui meccanismi di controllo delle idee. Molto vi contribuiscono i politici compiacenti, gli ignari intrattenitori e una insulsa cultura popolare alimentata dalle grandi imprese, che indica i ricchi come esempi da imitare perché “se siamo bravi e lavoriamo sodo un giorno lo diventeremo anche noi”. Come scrisse Marx: “Le idee al potere non sono che l’espressione ideologica delle relazioni materialistiche dominanti, le dominanti relazioni materialistiche che assurgono a ideologia”.

Si tenga a mente quel che sta accadendo in Italia, dove le politiche elettorali, la sicurezza interna, il sistema giudiziario, il mondo accademico, le arti e la finanza, e praticamente tutte le varie forme di comunicazione, sono nelle mani dei grandi gruppi d’impresa. La nostra democrazia, con quei falsi dibattiti televisivi sempre con gli stessi “attori” dei due diversi gruppi politico/imprenditoriali, non sono che teatrini senza senso.

Il risultato è che lo squallore e la sofferenza inflitti ai lavoratori nel Novecento, li ritroviamo speculari nel presente, ma con una differenza sostanziale: oggi siamo privati di qualsiasi difesa. Il paradosso è che se  nell'altro secolo il dissenso era schiacciato in nome dell'anti-comunismo, oggi ridiventa un crimine perché così hanno stabilito Renzi e Napolitano che si definiscono uomini di “sinistra”.

S'è venuto così a creare - in Italia come altrove - una sorta di scenario nel quale la massa continua a impoverirsi, mentre la casta degli oligarchi continua ad accumulare ricchezze. In Italia per tutelarsi essi hanno stravolto il sistema politico, scoraggiato il ritorno alle urne, in modo da impedire l'elezione di un governo democratico e proteggere la proprietà privata e i privilegi di casta. Insomma la parola d'ordine è che le masse devono essere tenute a bada.

In Italia appunto ci stanno riuscendo magnificamente con l'intraprendenza del capo del Governo e segretario del Pd Matteo Renzi, il quale promuovendo il capitalismo del libero mercato e della globalizzazione, sta creando una nazione di padroni e di servi, come lo era nel Medioevo.

Non altrettanto accade (chi l'avrebbe mai detto!) in Bulgaria con la Nuova Sinistra. “Usiamo questa espressione per cercare di scavarci uno spazio tra la vecchia sinistra, quella formata dai comunisti ortodossi, dai nostalgici del socialismo alla sovietica”, spiega l’attivista Georgi Medarov, aggiungendo “l’obiettivo del socialismo o del comunismo non dogmatico è semplice e chiaro: una vita migliore per il popolo, con  città e paesi vivibili, minor paura, più cultura, istruzione, dignità, e spazi (perché no?) anche per il divertimento!”.

Medarov ricorda a chi l'ascolta che la Cina sta reintroducendo l’assistenza sanitaria gratuita, la paga con il lavoro del proprio popolo, “come ovviamente fanno Cuba, Venezuela, Cile, Argentina e Sudafrica”. Insomma Medarov è convinto che qualcosa di nuovo e positivo accadrà anche in Bulgaria ad opera della sinistra, forte del fatto che studenti, ambientalisti e altri attivisti della società civile tengono da più di un anno il Paese in uno stato pressoché costante di dimostrazioni contro la corruzione politica ed economica.

La nuova sinistra della Polonia ha ambizioni ancora più vaste. A farla nascere nel 2002 è stato un gruppo di intellettuali attivisti che si definiscono Krytyka Polityczna (Critica Politica) e che rappresentano la nuova generazione della sinistra in Polonia. Fu il dibattito sull’accesso alla UE che portò per la prima volta in primo piano Krytyka Polityczna. Acquistò la notorietà non mediante uno sciopero, come aveva fatto Solidarnosc nel 1980, bensì con gli strumenti dell’intellighentsia. La loro lettera, sottoscritta da 250 tra i maggiori intellettuali polacchi, intervenne sul tema più controverso: l’adesione all’Unione Europea. Appoggiò l’adesione, sollecitò lo spostamento della UE in una direzione progressista, e così facendo si guadagnò il consenso della maggioranza dell'elettorato polacco. “Fu una lezione molto importante per noi poiché si dimostrò che - ricorda il leader del movimento Slawomir Sierakowski - si può entrare nella grande politica semplicemente con una buona idea, una penna e un foglio di carta”.

Il successo di Krytyka molto dipende dal nuovo approccio con il quale si affrontano i problemi del Paese. “Si può utilizzare apertamente il linguaggio di classe e non essere considerati uno del passato. Abbiamo realmente introdotto il linguaggio critico e le prospettive di sinistra nel dibattito pubblico”,  informa  Sierakowski.

Ma forse l’origine vera del suo successo sta nel fatto che, in un Paese concentrato soltanto sul rischio d’impresa e alla domenica sulla parrocchia, il movimento Krytyka Polityczna è riuscito a risvegliare le coscienze. “Solo l’azione produce solidarietà”, spiega Sierakowsky, “Se io e te collaboriamo nel fare qualcosa, col tempo ciò produrrà una fiducia reciproca sufficiente a farci assumere insieme il rischio di qualcosa”. E’ un messaggio che trova vasta eco in un Paese nel quale, sebbene siano passati 34 anni, è ancora vivissimo il ricordo delle decine di migliaia di persone che rischiarono la loro vita per creare un movimento di massa chiamato Solidarnosc.

Sono queste alcune delle nuove realtà che inquietano gli oligarchi del potere economico e politico. Sicché lo sbarco della “lotta di classe” nel cuore della Germania di Angela Merkel, rischia di diventare per essi davvero un incubo. Poiché abituati come sono a circondarsi di lavoratori ubbidienti, servi e adulatori, essi vedono le masse turbolente come dei fastidiosi insetti. Sanno bene che vanno sopportate, anche rabbonite, purché rimangano sotto controllo, in modo - s'è detto - da poter continuare ad accumulare ricchezza e denaro.

La formula per rimediarvi è sempre la stessa, e nel “Grande Gatsby” è spiegata bene. “Tom e Daisy, erano due sconsiderati” racconta Fitzgerald della coppia ricca attorno alla quale ruotava la vita di Gatsby. “Erano capaci di distruggere cose e persone e poi si ritiravano incuranti nel loro denaro e nella loro incuranza, o qualsiasi altra cosa che li tenesse insieme, e lasciavano agli altri il compito di rimediare ai loro disastri”. In Italia ci sta pensando Matteo Renzi? Pare che ai ricchi non dispiaccia questa nuova sinistra all'italiana. E lo si vede.

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