di Giovanna Pavani

Ottantaquattro provvedimenti diversi, un lenzuolo di disegno di legge di settantaquatro pagine e un decreto altrettanto corposo che certo non cambieranno l'Italia ma, almeno, ci aiuteranno a vivere un po' meglio. Potrebbe essere riassunta in questo modo la fase 2 delle liberalizzazioni a firma di Pierluigi Bersani, che segna anche l'inizio del nuovo corso del governo Prodi, nonostante una cospicua parte della stessa maggioranza, a partire da Rutelli, avrebbe preferito meno timidezze e un più robusto afflato riformista. Però si cominciano a incidere piaghe importanti, soprattutto dal punto di vista dei consumatori, risolvendo qualche inutile complicazione e facendo risparmiare - che non fa mai male - perfino qualche centesimo in più. Si dovesse esprimere un primo giudizio sul pacchetto di liberalizzazioni (che, comunque, dovrà essere esaminato nel tempo con maggior cura e nei dettagli) si potrebbe affermare che questa maggioranza ha svolto un ampio giro di orizzonte ed ha focalizzato la propria impronta riformatrice a partire dal basso, dalle piccole cose, quelle che sembrano contare poco per i grandi analisti finanziari ma che, nel concreto, sono quelle che contano per i cittadini, specie i meno abbienti. Qualcosa di sinistra, insomma. Timida, per carità, ma con i tempi che corrono senz'altro benvenuta.

di Cinzia Frassi

Poco tempo è passato dall’empasse della finanziaria. In un primo momento il governo Prodi sembrava in bilico davanti all’evidente difficoltà di riuscire a far digerire agli italiani l’ennesima tornata di “sacrifici” in nome del bene del Paese; d'altra parte una legge di bilancio che si impone di rastrellare circa 35 miliardi di euro è una bella batosta. Eppure il governo del Professore ha tenuto e il Prodi si è mostrato sorridente e soddisfatto dei risultati, quasi come se la voragine in cui fino a poco tempo prima sembravano sprofondare i conti pubblici si fosse colmata improvvisamente. Non a caso lo stesso Presidente del Consiglio, poco prima di festeggiare capodanno, aveva dichiarato che si trattava di “una manovra forte che tocca molti aspetti della vita di tutti, che non poteva non portare a incomprensioni”, ma che, tuttavia, avrebbe portato “l'Italia al centro della scena europea”.

di Eliana Pellegrini

Anche in questi ultimi giorni delle feste, c’è chi scende in piazza non per fare il presepe vivente, ma per protestare, manifestare per la tutela del proprio lavoro, dei propri diritti e dei diritti fondamentali sanciti dalla nostra ormai strapazzata, molestata e spesso violentata Costituzione (art. 32: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti). Questa volta tocca agli psicologi e psicoterapeuti della Campania, che nella difesa del loro lavoro e nella tutela della loro professionalità, evidenziano quanto poco sia considerata la tutela e la cura della salute psichica. La Regione Campania ha infatti emesso una circolare che invita i Distretti Sanitari della Na 1 a chiudere entro il 31 dicembre 2006 tutte le psicoterapie in convenzione con i Centri di Riabilitazione. In termini numerici, questa circolare va a ledere il diritto al lavoro di circa 300 Psicologi Psicoterapeuti e va a ledere il diritto alla cura psicoterapica di circa 4200 utenti (bambini, coppie, famiglie).

di mazzetta

Proprio mentre in Europa si fanno più pressanti gli allarmi per lo “sfondamento” dei prodotti OGM a dispetto delle regole introdotte dall’Unione per limitarne la circolazione e sperimentazione, si è forze arrivati all’alba dell’abbandono delle tecnologie per la modificazione genetica di flora e fauna.
Un abbandono che ancora è lontano da venire ma che pare ineluttabile, vista la maturazione di una tecnologia alternativa per la produzione di specie di animali e piante economicamente più produttive. Dove i divieti e le precauzioni si sono dimostrate impotenti a fronte della pressione delle grandi multinazionali del settore ( e soprattutto fronte di una serie di trucchi più o meno sporchi per imporli), sembra che a mandare in soffitta gli OGM sarà il progresso tecnologico.

di Alessandro Iacuelli

Che il testo di legge sul CIP6 andasse modificato radicalmente, non ci sono dubbi. Semmai non si capisce perchè in Italia, negli anni scorsi, sia stato varato un testo che "assimila" all'energia rinnovabile inceneritori, centrali a carbone e centrali che fanno uso di scarti petroliferi. Fatto sta che fino ai giorni nostri è andata proprio così: un prelievo diretto fatto sulla bolletta dell'elettricità degli utenti, per le fonti rinnovabili; soldi che poi sono andati a finanziare strutture che usano fonti che rinnovabili non sono, inquinanti e che senza contributi per le rinnovabili non potrebbero stare sul mercato, essendo perennemente in perdita sul piano economico, oltre che su quello energetico.Storicamente, i fondi CIP6 sono i "contributi alle fonti di energia assimilabili alle energie alternative". Formulazione piuttosto oscura e piena di falle, che indica i finanziamenti destinati a progetti energetici "poco rinnovabili", ma trattati come se fossero "vere fonti energetiche rinnovabili".


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