di Alessandro Iacuelli

E' stato firmato un contratto tra la Sogin e la francese Areva per il trattamento in Francia del combustibile nucleare italiano, un contratto dal valore commerciale di oltre 250 milioni di euro. L'accordo prevede il trattamento, in Francia, di 235 tonnellate provenienti dalle ex centrali di Caorso, Trino e Garigliano. Le operazioni di trasferimento del combustibile saranno avviate nel 2007 e richiederanno circa 5 anni. Dopo il trattamento, che avrà luogo nello stabilimento di La Hague, i residui rientreranno in Italia entro il 2025. Ricordiamo che la Sogin (Società Gestione Impianti Nucleari SpA) è un'impresa pubblica alla quale è affidato il decomissioning delle centrali nucleari italiane, mentre Areva è il colosso francese delle tecnologie nucleari. Il trattamento del combustibile irraggiato permette di separare le materie valorizzabili - per le quali Areva si è impegnata a individuare un futuro impiego - dai rifiuti finali che saranno restituiti in una forma che ne riduce il volume e ne garantisce, secondo le due aziende, la sicurezza nel lungo termine. In particolare da Caorso partiranno 190 tonnellate di combustibile, da Trino Vercellese 32 tonnellate e, infine, dal Garigliano 13 tonnellate. L’accordo preliminare era già stato avviato nel vertice tenuto a Lucca il 24 novembre 2006, nel quale il ministro dello Sviluppo economico Pierluigi Bersani e il suo omologo francese Francois Loos avevano siglato un accordo quadro. Il ministro Bersani aveva anche annunciato la direzione verso la quale il paese sarebbe dovuto andare: "Realizzare un sito di superficie con problemi zero, in attesa di trovare un sito geologico che sia anche occasione per la ricerca e in attesa che il nucleare di quarta generazione aiuti a risolvere questo problema". Nel frattempo, in commissione Industria al Senato, il governo è stato battuto due volte dall'opposizione proprio sulla questione nucleare. Due emendamenti di Lega e Forza Italia al ddl sull'energia hanno nuovamente messo in difficoltà la maggioranza. Era già successo un paio di settimane fa sempre a Palazzo Madama.

L’accordo con Areva comunque non chiude, ma rinvia a data futura, la vicenda delle scorie nucleari italiane. Per Anne Lauvergeon, Presidente di Areva, questo accordo conferma l’interesse verso la scelta del riprocessamento e del riciclo del combustibile irraggiato e - aggiunge con malcelato orgoglio - “questo successo commerciale è un riconoscimento del know how unico maturato da più di 30 anni dal nostro gruppo in Francia. Esso testimonia la leadership di Areva in questo settore destinato a importanti sviluppi considerate le prospettive di ampliamento del parco nucleare mondiale”.

Da parte italiana, Massimo Romano, amministratore delegato di Sogin, dichiara che "con la firma di questo contratto l’Italia condivide con altri Paesi, fortemente impegnati nella produzione nucleare, la scelta di riprocessare il combustibile irraggiato e rende più certi tempi e modalità del piano di decommissioning degli ex impianti nucleari. L’avvio del riprocessamento consentirà, infatti, di realizzare le operazioni di bonifica dei siti in condizioni di maggior sicurezza e in un clima di proficua collaborazione con i territori interessati. L’accordo con Areva si colloca, peraltro, in una strategia industriale volta a stabilire alleanze per cogliere le opportunità che si presenteranno sul mercato internazionale del decommissioning".

Può sembrare strano, ma non è affatto una novità che in tema di scorie nucleari si parli ancora una volta in termine di mercato, di contratti, di leadership commerciale, con la sicurezza messa in secondo piano, come se si trattasse scorie formate da bucce d’arancia o di noccioline. Per dirla in modo diretto, nè Sogin nè Areva pronunciano una sola parola su quale potrebbe essere l’impiego che verrà trovato per le materie riutilizzabili.
Analogamente, per lo stoccaggio finale dei rifiuti nucleari, ci sarebbe da precisare cosa si intende per "sicurezza di lungo termine" e di che livello di sicurezza si tratti. Infine, sarebbe interessante apprendere dal ministro Bersani cosa intende per “un sito di superficie con problemi zero” quali sarebbero le caratteristiche di un “sito geologico appropriato”.

Ma le scorie trattate rientreranno in Italia entro il 31 dicembre 2025. Quindi l'impressione è che si sia scelta una strategia di "lavaggio delle mani" che scarica volutamente questo problema, e la ricerca di soluzioni, sulla prossima generazione di Italiani, sui nostri figli o nipoti. Quando era il momento di prendere decisioni che impattano sul futuro dei cittadini, si è preferito scaricare il problema su chi quel futuro dovrà viverlo in prima persona. A meno che Bersani non sia ancora ministro nel 2025.

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