di Carlo Benedetti

Nuove e dure pagine di guerra “diplomatica” tra Russia ed Usa. Con Putin che da Mafra, in Portogallo - dove si svolge il vertice Ue-Russia - sferra un nuovo attacco all’America di Bush richiamando alla memoria collettiva significative pagine di storia. Tutto questo sta a significare che tra Mosca e Washington la guerra fredda - che ha registrato negli ultimi mesi una serie di atti militari estremamente gravi, caratterizzati dallo scudo spaziale americano e dai voli preventivi dei caccia russi - entra ora in una fase di glaciazione epocale. Perché mentre Bush, impantanato in Iraq e preoccupato per la situazione turco-curda, cerca di glissare sul tema del rapporto con il Cremlino, Putin alza il tiro. Annuncia un orizzonte di trasformazioni e, partendo da una metafora di carattere storico, getta una luce sinistra sulle relazioni bilaterali. Il riferimento del Presidente russo è ad una data del passato che gli storici si affrettano ad esaminare per verificare se esistono o meno paragoni validi. Tornano così nel lessico politico del Cremlino avvenimenti relativi all’ottobre-novembre del 1962 quando scoppiò quella “crisi dei missili” che vide uomini come Kennedy e Krusciov affilare le armi sotto l’incalzante successione degli eventi.

di Carlo Benedetti

L’accanito giocatore confessa: ora si sente umiliato ed offeso. Gli avevano aperto, grazie al crollo del socialismo reale, quei luoghi di passione che erano bische e casinò in una capitale depurata dalle “Case di cultura”... Erano arrivati, con i primi spruzzi di capitalismo, i giochi d’azzardo, i tappeti verdi, i dadi madraperlati, le roulette, i tornei di Chemin de fer, il Trè Card Stud Poker , le Video slot i cui jackpot raggiungevano quote da 500 mila euro, le stangone e le valchirie che arricchivano l’arredamento e ti seguivano, avvinghiate, in ogni mossa, attendendo il mazzetto di fiches vincenti. Si andava avanti sino all’alba (tra champagne, vodka e wisky) e la sera dopo si ricomiciava. Ma ora Putin si è lanciato in una campagna moralizzatrice paragonando il “vizio dell'azzardo” ad una malattia come l'alcolismo. Segue così la strada di quel Gorbaciov che per eliminare la passione per il bere colpì alla radice. Facendo distruggere i vigneti e dimezzando anche la produzione di vodka. E fu subito un proibizionismo di stampo sovietico. Ora scompaiono i casinò dove si combattevano battaglie a colpi di dollari. Il giocatore si arrende e cerca di ricostruire in dettaglio l’intera storia.

di mazzetta

Cosa si può pensare di un potente sindacato che accetta in colpo solo di ridurre da 78 a 27 dollari orari il costo del lavoro, di vedere tagliato di oltre un terzo il monte-pensioni versato dagli stessi lavoratori e di accordarsi con la parte imprenditoriale per mandare a casa il 78% di quelli pagati 78 dollari? Che cosa direste se allo stesso tempo a quel sindacato fossero affidati i restanti due terzi del monte-pensioni, al fine di costituire una Fondazione per dare la pensione e l’assicurazione sanitaria a centinaia di migliaia di lavoratori? Negli Stati Uniti molti dicono che si tratta di un sindacato corrotto, che in cambio della gestione di una massa enorme di denaro, che ne farà un gigante della previdenza privata, ha venduto le vite passate, presenti e future delle persone che doveva proteggere. Succede negli Stati Uniti, dove GM e Chrysler hanno concluso un accordo anche peggiore, nei dettagli, di quanto riassunto sopra. La creazione della fondazione, gestita dal sindacato UAW (United Auto Workers) ha liberato le due grandi corporation dal peso della previdenza e dell’assistenza sanitaria che avevano garantito ai propri dipendenti (che se le erano comunque pagate con una parte della retribuzione). Una liberazione ottenuta conferendo alla fondazione (Trust) solo i due terzi di una montagna di soldi che apparteneva ai lavoratori. Nell’accordo c’è anche finito il licenziamento di quasi tutti i dipendenti con retribuzioni ancora decenti e il consenso a che siano sostituiti con altri che saranno pagati un terzo dell’attuale retribuzione.

di Elena Ferrara

Ci eravamo abituati a quei fantastici ragazzini della Via Pal che, usciti dalla penna dello scrittore Ferenc Molnar, avevano conquistato le strade della vecchia Budapest con i loro giochi e le loro passioni. Cambiano i tempi e i “ragazzi” di oggi - in un’Ungheria che ha messo in archivio l’esperienza del campo socialista - ricordano quell’ottobre del ’56. Ma alcuni di loro lasciano gli abiti borghesi e indossano l’uniforme nazista. Avviene in pieno centro sotto gli occhi attoniti di una popolazione che ha sofferto deportazioni e umiliazioni nel periodo fascista di Szalasi e che ha ancora presenti negli occhi i carri bestiame che portavano via dal paese gli ebrei, sotto scorta nazista. Nella grande via della capitale - quella che porta al Danubio e al ponte Elisabetta - arrivano gli esponenti di varie organizzazioni neonaziste. Sono un migliaio e fanno parte del movimento delle “Guardie frecciate”. Le divise che indossano sono la copia esatta di quelle della milizia filonazista alleata alle SS tedesche durante la Seconda Guerra Mondiale. E’ un fatto senza precedenti. Perché in Ungheria tutti erano convinti di aver superato il momento della contrapposizione. Sconfitto il comunismo si pensava, infatti, all’arrivo di una moderna democrazia in chiave mitteleuropea. E invece non è così.

di Eugenio Roscini Vitali

“La restaurazione della monarchia, che viene chiamata controrivoluzione, non sarà una rivoluzione contraria, ma il contrario della rivoluzione “. Lo scriveva nel 1797 Giuseppe de Maistre, filosofo al servizio della Casa sabauda il quale partecipò agli sconvolgimenti politici che diedero vita alla Rivoluzione francese del 1789 e che poi divenne radicalmente ostile al pensiero giacobino di Robespierre e Saint-Just Sciacca. La repressione parigina e il terrore instaurato dal Comitato di salute pubblica che seguì la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino e che governò la Francia fino al 1794, terminò qualche anno dopo con gli scontri di potere tra i sostenitori di Robespierre, i Sanculotti e i Montagnardi, lasciando così spazio alla nascita del Direttorio e al successivo avvento di Napoleone."La Rivoluzione divora i suoi padri": una frase che circolava in Francia alla fine del XVIII secolo; forze un fatto oggettivo, forse una frase pronunciata da chi sperava di rovesciare un regime per istaurarne un altro o forse l’idea di giustizia di chi aveva capito che non sempre le grandi ideologie si trasformano in diritto alla libertà e alla democrazia.


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