di Fabrizio Casari

Si era detto dapprima disposto ad accettare la sovranità dei giudici che avrebbero emesso il verdetto nei suoi confronti. Quindi, a processo concluso, aveva assicurato che sì, si sarebbe presentato spontaneamente in carcere per scontare i cinque anni di carcere a cui la sentenza lo aveva condannato. E poi è fuggito. Raul Iturriaga Neumann, generale a riposo dell’esercito cileno, fedelissimo di Augusto Pinochet Ugarte, il boia della democrazia andina, ha scelto la fuga. A capo della sezione Esteri della Direcion nacional de Inteligencia, la famigerata DINA, il generale fuggitivo era stato condannato per l’assassinio di Luis Dagoberto San Martin, un militante del MIR (Movimento Izquierda Revolucionaria), sequestrato, torturato, assassinato e fatto scomparire come migliaia di altri suoi connazionali nella notte oscura del Cile. Una notte durata sedici anni che sembra vedere faticosamente la luce filtrare dalle aule di tribunale che, come in Argentina, si sono incaricati di portare allo scoperto vicende, ruoli e responsabilità dei militari locali nell’epoca del terrore.

di mazzetta

Volendo sapere cosa è successo oggi in Afghanistan, uno dei sistemi più semplici è digitare la parola “Afgahnistan” su Google e cliccare il bottone news. Per godere di uno sguardo allargato è bene spaziare nelle varianti linguistiche.Ci sono parecchie notizie: la più recente è che due attentati suicidi e una sparatoria hanno provocato cinque vittime, ne parlano oltre quattrocento articoli. Quindi ecco la notizia dell’uccisione di un soldato della coalizione nella provincia dell’Uruzgan. Poi dieci morti in un attacco a un convoglio NATO (un soldato olandese e cinque bambini nei dettagli). Segue il giornale canadese che annuncia il ritorno a casa del corpo dell’eroico colonnello, il cinquantasettesimo soldato ucciso per il Canada. Bombardamenti contro i talebani. Una conferenza stampa annuncia che il comando NATO adotterà “misure” per ridurre le uccisioni di civili. Purtroppo l’impegno solenne è intercalato beffardamente con l’uccisione “per errore”, da parte di soldati USA, di sette poliziotti afgani. Si dice inoltre che dopo uno degli attentati ricordati sopra, un soldato americano ha aperto il fuoco uccidendo un passante e ferendone un altro, così almeno dice la polizia afgana.

di Luca Mazzucato


Dopo una settimana di scontri cruenti, che hanno lasciato sul campo un centinaio di vittime, finisce la guerra civile nella Striscia di Gaza: il movimento islamico di Hamas sbaraglia le milizie di Fatah, facendo saltare in aria il loro quartier generale a Gaza City. Gli uomini di Fatah sono in fuga dalla Striscia, mentre lentamente torna la normalità per le strade di Gaza, dopo un anno di scontri armati. In West Bank, il presidente dell'ANP Abu Mazen scioglie il governo di unità nazionale di Haniyeh e tenta il colpo di stato, formando un nuovo governo con a capo Salam Fayyad, uomo di fiducia dell'amministrazione americana, mentre a Gaza rimane in carica il premier di Hamas. Bush riconosce subito il nuovo governo palestinese di Fatah e decide di rimuovere l'embargo all'ANP, in vigore dalla vittoria elettorale di Hamas lo scorso anno, con lo scopo di trasferire soldi e armi a Fatah in West Bank. Negli ultimi giorni di caos, La Repubblica e il Ministero degli Esteri diffondono la notizia che tutti i cooperanti italiani sono stati evacuati dalla Striscia: una menzogna per non irritare la diplomazia israeliana, perché nella Striscia è ancora presente Meri, una cooperante italiana a cui le forze di Occupazione hanno rifiutato l'ingresso in Israele e che si trova ancora imprigionata a Gaza.

di Carlo Benedetti

La Russia cambia bandiera. E’ una decisione ufficiale e la vecchia insegna nazionale – rosso sangue e falcemartello in oro, che era restata privilegio dell’Armata – entra nelle vetrine dei musei come una reliquia. Lo ha deciso (con un diktat che farà discutere) il capo del Cremlino Putin il quale, con le sue continue giravolte, cerca di accontentare i nazionalisti, i monarchici e tutti i revisionisti che abitano in Russia. Bandiera rossa, quindi, addio. La storia ricorderà che nel 1848 era stata innalzata dal popolo di Parigi sulle barricate e che poi, nel 1871, i comunardi l’avevano elevata a simbolo nazionale della rivoluzione. Nell’Unione Sovietica era arrivata nel 1917 divenendo bandiera nazionale, pansovietica. Aveva accompagnato i soldati dell’Urss sino a Berlino. Aveva ornato la capsula spaziale di Gagarin ed era stata sempre alla testa delle parate civili e militari sulla piazza Rossa. Ed ora punto e fine. Lo annuncia a tutta pagina (anche con una certa ironia) il quotidiano moscovita Izvestija che così titola: “La bandiera zarista al posto di quella sovietica”.

di Elena Ferrara

Ora è alla sbarra. Si chiama Charles Taylor. Ha 59 anni. Di professione “massacratore di popoli” (con un master in economia nel Massachusetts negli Stati Uniti) e allo stesso tempo “Presidente della Liberia”. Per cinque anni, dal 1997 al 2002 ha seminato il terrore (50.000 vittime) sia nel suo paese che in Sierra Leone. E' accusato di aver sostenuto i ribelli che per undici anni hanno devastato il paese uccidendo o menomando migliaia di civili. Ora il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, così commenta l’avvio del processo: “E’ una giornata significativa per la comunità internazionale perché rappresenta un contributo nella lotta contro l’impunità non solo nell'Africa occidentale, ma nel mondo intero». Quali, quindi, i motivi che hanno portato questo ex presidente dinanzi ad un Tribunale internazionale? Nell'atto d'accusa la Procura recepisce una stretta connessione tra la guerra civile in Liberia e quella in Sierra Leone, entrambe legate al commercio illegale dei diamanti e di altre materie prime delle quali i due Paesi sono ricchi: commercio che ha garantito ingenti entrate nelle casse dei signori della guerra e dei commercianti internazionali di armi.


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