di Mazzetta

La Turchia ha un grave problema in un robusto deficit di democrazia che pesa come un macigno sulla sua reputazione internazionale. La mistica dell'emancipazione turca dal dominio coloniale e dal retaggio imperiale ottomano ha prodotto nel paese un forte nazionalismo, disposto a tutto quando sente attaccata l'identità nazionale così come è stata designata dal padre della patria Kemal Ataturk, anche ricorrendo alla violenza. La spina dorsale del nazionalismo turco è l'esercito, un esercito imponente che da decenni opera al di sopra della legge e di qualsiasi volontà politica; è l’esercito che reprime ed opprime i curdi da decenni, è l’esercito che tiene sotto tutela il premier “islamico” Erdogan, è ancora l’esercito che blocca le indagini sui tanti episodi nei quali i suoi uomini vengono sorpresi a commettere crimini spesso atroci. Ancora l’esercito è l’autorità che veglia in maniera tanto ossessiva sull’identità repubblicana turca, che mantiene contro il parere di tutti, anche dell’unione europea, molte leggi illiberali, tra queste anche il famigerato articolo 301 del codice penale: offesa all’identità turca.

di Luca Mazzucato


Tra il 2004 e il 2006, i governi di Siria e Israele avrebbero condotto delle trattative segrete con lo scopo di delineare uno scenario possibile per un accordo di pace tra i due paesi, in guerra da sessant'anni. Il risultato delle trattative, che si sarebbero interrotte durante la guerra in Libano, porterebbe ad una soluzione “creativa” dell'occupazione israeliana del Golan e sarebbe il primo passo efficace per isolare il regime iraniano, negli interessi americani e israeliani. Con uno scoop dettagliato e puntuale, il giornale israeliano Haaretz ha rotto il muro di gomma che la leadership israeliana oppone a negoziati con la Siria, suscitando peraltro un vespaio di polemiche in patria e nell'ostile vicino. La Siria, formalmente in stato di guerra con Israele dal 1948, ha recentemente reso pubblica la sua intenzione di normalizzare le relazioni diplomatiche con lo stato ebraico.

di Alessandro Iacuelli

A Fukui c'è una centrale elettrica, come in quasi tutte le città del mondo civile. Domenica 14 gennaio nella centrale c'è stata una perdita d'acqua. Non sarebbe un problema, se non si trattasse di una perdita di acqua contaminata da sostanze radioattive: la centrale elettrica di Fukui infatti è di tipo nucleare. Non lontano da Fukui c'è il reattore di Mihama, che non solo è in una centrale nucleare molto più grande, ma è anche quello che nell'agosto 2004 ha visto il verificarsi di un grave incidente, con una fuga radioattiva. L'impianto venne immediatamente chiuso, ed è stato riaperto solo pochi giorni fa. Subito dopo la riapertura, ecco un nuovo incidente nella vicina Fukui.Torniamo proprio a Fukui, e cerchiamo di capire cosa è successo domenica 14. Secondo la ricostruzione, la fuga d'acqua contaminata ha investito quattro operai senza tuttavia provocare conseguenze sulla loro salute, questo secondo la Kansai Electric, la compagnia che gestisce il reattore.

di Giuseppe Zaccagni

MOSCA Marciano nelle strade ben inquadrati e a dicembre, in settantamila, hanno anche ricevuto un abito rosso alla babbo natale (o... alla nonno gelo). Si riuniscono regolarmente e hanno a disposizione palestre, stadi, sale di conferenze... e tanti, tanti mezzi e soldi. Sono giovani e giovanissimi reclutati per “sostenere il Presidente della Russia, Putin”. E il Baden Powell locale (Tichon Ciumakov) chiama questi boy-scout russi i “Nasci”. Cioè i nostri. Saranno così anche loro a condurre la campagna elettorale di quello che ormai - senza pudore - viene definito ufficialmente il “Partito del potere”. Che tradotto in termini semplici vuol dire il partito di Putin e dei suoi uomini. Tutti, accanto, avranno i loro “Nasci”. Ma la trovata - pur se funzionale - non è originale. Il precedente sistema sovietico aveva inventato gli “Oktiabriati” (i bambini dell’Ottobre) che, crescendo, divenivano “Pionieri” (camicetta bianca con un fazzoletto rosso) e passavano poi ad essere “Komsomolzi”, cioè giovani comunisti... Ora comincia l’era dei “Nasci”.

di Carlo Benedetti

MOSCA.Le storie sulla morte di Stalin sono tante e tutte misteriose. Malattia o complotto? Infarto o delitto? Veleno? E se di delitto si è trattato chi è stato il mandante? Chi il killer? Beria, il grigio esponente della sicurezza? O un Krusciov ansioso di prendere il posto del grande capo? E cosa avvenne in quelle tragiche ore al Cremlino e nella dacia dove Stalin era solito passare gran parte del suo tempo? Le risposte sono tante e tutte diverse. Non c’è una verità perchè ci sono tante versioni. Ed ora, a Mosca, ne arriva un’altra. E’ quella che il regista russo Grigorij Ljubomirov cercherà di fornire ai telespettatori con il suo serial intitolato “Stalin.Live”. C’è quindi attesa per questo lavoro che si annuncia come estremamente documentato, basato su testimonianze e documenti dell’epoca. Tutto relativo a quell’arco di tempo del febbraio 1953 che la tv cercherà di riportare alla luce arrivando poi al momento della morte che le cronache ufficiali fissano per il 5 marzo 1953.


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