di Bianca Cerri

Verrà calata una telecamera nella miniera di Crandall Canyon (nello Utah), dove ormai dal 6 agosto non giunge più la voce dei minatori rimasti intrappolati all’interno. Prima bisognerà però stabilire con certezza a che profondità si trovavano quando è avvenuto il crollo che li rinchiusi sottoterra e se abbiano avuto la possibilità di spostarsi nel lungo tunnel dove la quantità d’aria potrebbe aver permesso loro di sopravvivere. Se così non fosse, tra quattro o cinque giorni, quando i soccorsi dovrebbero riuscire a raggiungerli, sarebbe sicuramente troppo tardi. Le squadre di soccorso continuano a trapanare il terreno per permettere il passaggio alle telecamere che scenderanno nella miniera di Crandall Canyon, dove ormai da dieci giorni non giunge più la voce dei sei minatori rimasti intrappolati all’interno. Il primo tentativo è andato a vuoto, ora si dovrà cercare di scendere più in basso perché non si sa dove si trovassero i sei uomini al momento del crollo e se abbiano avuto la possibilità di spostarsi nel lungo tunnel dove la quantità d’acqua potrebbe aver permesso loro di sopravvivere. Per fare tutto ciò ci vorranno almeno 4-5 giorni e forse allora sarà troppo tardi per salvarli. Il governatore dello Utah, John Huntsman jr. ha promesso l’apertura di un’inchiesta, ma Richard Stickler, che dirige le operazioni di soccorso, afferma che non ci sono motivi per ritenere che i minatori siano necessariamente tutti morti. Ma dopo dieci giorni, i tentativi di “salvataggio” appaiono quasi come fatica gettata al vento, tanto più che le squadre devono procedere a rilento per paura di provocare nuovi crolli. Tim Curtis, che era nella miniera assieme ai sei dispersi e che si è salvato solo perché vicino ad una via di fuga, ricorda che i suoi colleghi erano molto più in basso e sono stati probabilmente seppelliti dai detriti.

La legge americana prevede che i minatori abbiano a disposizione ossigeno che consenta loro di respirare per due ore e che in determinati punti delle aree di scavo siano presenti altre bombole per eventuali emergenze. Pare tuttavia che Robert Murray, proprietario della miniera, non abbia rispettato le direttive. Quattro anni fa, Murray era finito sotto inchiesta per aver messo a repentaglio la vita dei suoi operai ma riuscì a tirarsi fuori dai guai pagando una multa di 300.000 dollari. Murray, che la gente chiama “il re del carbone”, aveva acquistato Crandall Canyon un anno fa, aggiungendola alle altre che già possedeva in Illinois, Alabama e Mississippi. Nella miniera di Galatia, in Illinois, sono state registrate 2.784 alle norme di sicurezza. Di queste, oltre seicento rientrano tra quelle classificate come gravi, ovvero pericolose per l’integratità fisica dei lavoratori.

Con un’arroganza pari solo alla sua passione per la mancanza di legalità, Murray rifiuta di parlare con i giornalisti del crollo avvenuto a Crandall Canyon e si limita a sorvolare la zona dove sono in corso le operazioni di salvataggio irritando le famiglie dei dispersi che vogliono a tutti i costi sapere quale sia stata la loro sorte.

Nella cittadina di Huntington, dove quasi tutta l’economia è legata all’attività estrattiva, i cronisti sono calati a frotte. Gli abitanti hanno accolto con disagio la presenza di fotografi e telecamere televisive. Nessuno vuole parlare: la gente dello Utah, riservata per tradizione, preferisce non abbandonarsi a polemiche inutili. I più esprimono la loro solidarietà indossando sul bavero delle camicie e delle giacche dei piccoli fiocchi blu e rossi.

Sulle cause del crollo non si è appreso molto, ma pare vada ricercata nel metodo del cosiddetto “retreat mining. Si tratta di un’operazione che consiste nel sostenere il soffitto della miniera con un pilastro di carbone, che poi verrà rimosso per lasciarlo crollare mentre i minatori retrocedono per non esserne sepolti. Alla base di tutto c’è però una domanda. Perché fra tanti giornalisti presenti nessuno ha detti che Robert Murray, datore di lavoro dei sei esseri umani intrappolati come topi nelle viscere della terra, da dieci giorni aveva minacciato di farli sbattere in mezzo alla strada dall’amico senatore Mitchell McConnell o dalla sua gentile consorte, Elaine Chao, oggi in forza all’amministrazione Bush?

Perché l’ente federale per la protezione dei minatori ha falsato le cifre relative al numero di incidenti avvenuti nelle miniere di Murray e soprattutto in quella di Crandon Canyon, dove nel 2001 un minatore morì dissanguato dopo che un carrello gli aveva amputato un braccio? Perché non dice che quattro mesi fa Crandall Canyon, che non risulta iscritta nel registro generale del settore minerario, risultava già pericolante a causa dell’eccessiva pressione sul “tetto” proprio nel punto dove si ritiene siano ora sepolti i sei dispersi?

La storia delle miniere è anche la storia di tanti incidenti e di condizioni di vita e di lavoro molto difficili, ma sembra quasi che le colpe nei confronti dei minatori vengano condonate molto più facilmente di quelle commesse ai danni di altre categorie. Basti dire che i costi dei dispositivi di sicurezza ricadono completamente su chi lavora nelle miniere e non sui proprietari e non si tratta di costi leggeri. Un altimetro elettronico di buona qualità costa quasi 250 dollari ma per chi scende in profondità superiori ai mille metri non serve a nulla, bisogna acquistare un altimetro barometrico il cui costo si aggira sui 500.

La storia delle miniere è anche la storia di tanti incidenti e di condizioni di vita e di lavoro molto dure e difficili. Mentre l’attesa si fa sempre più straziante, il pensiero della gente dello Utah corre alle tragedie hanno accompagnato le attività estrattive nello Stato: 200 morti nel 1900, 171 nel 1924 e via via fino ad arrivare ai 26 avvelenati dal monossido di carbonio nella miniera di Sunnyside nel 1983.

Mentre erano in corso le operazioni di salvataggio, una nuova esplosione ha ucciso tre minatori a Princeton, nell’Indiana. Evidentemente ci sono ancora molte cose da imparare sui pericoli che un minatore deve affrontare ogni giorno per un salario che non supera i nove dollari l’ora ed arriva ad un massimo di 13 per i turni di notte

Per massima ironia della sorte, il 29 agosto si aprirà la Conferenza Nazionale della Sicurezza nelle miniere. L’ultima era stata quella tenutasi a Città del Capo nel 2003. Il comitato organizzatore sarà presieduto da quella famosa Elaine Chao che più e più volte ha protetto Robert Murray. L’ente non ha sprecato neppure una parola per ricordare i 50 minatori morti sul lavoro nel corso del 2006, un numero pari a più del 50% dei 22 dell’anno precedente. L’unica categoria che ha pagato un prezzo più alto è stata quella dei metalmeccanici.

Quattro autori immortali come Cronin, Lawrence, Zola e Pasolini descrissero con parole meravigliose la solitudine assoluta dei minatori, che nello svolgimento del proprio lavoro non hanno altri compagni che i rumori, la polvere e il pericolo continuo. Intere generazioni riuscirono a capire attraverso i loro libri cosa significhino il rispetto tra uomini e la collaborazione tra le classi che compongono la società. Chissà se oggi anche loro finirebbero per essere minacciati dai senatori amici di Murray.

Stanotte, tutta la comunità di Huntington veglierà assieme alle squadre di soccorso, ci saranno canti di incoraggiamento, candele accese, fiori e tanti cartelli con il numero “6”. Ma la testimonianza più toccante l’ha data un ex-collega dei sei uomini intrappolati nella miniera che, al giornalista che gli chiedeva cosa avrebbe voluto dirgli, ha risposto: “Vorrei dirgli siate forti e se potete alzate il culo e venite su”. La prosa non somiglia neppure vagamente al lirismo dei grandi narratori delle miniere, ma a noi ha fatto ugualmente venire le lacrime agli occhi.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy