di Marco Montemurro

Sette nazioni della Nato (Estonia, Germania, Italia, Lettonia, Lituania, Repubblica Slovacca e Spagna) assieme all’ “Allied Command Transformation” creano nel Baltico un centro per la cyber-difesa. Tutto avviene nella capitale estone Tallin, dove gli atlantici hanno già organizzato una loro base. Qui il Cooperative Cyber Defence (CCD) Centre of Excellence (COE) avrà ora come obiettivo quello di addestrare i tecnici degli stati dell’Alleanza Atlantica contro possibili “minacce informatiche”. Il centro sarà operativo dal prossimo anno, ma uno gruppo di 30 esperti dei paesi partecipanti sarà già presto al lavoro per condurre ricerche e corsi di addestramento sui più recenti rischi informatici. L’accordo è stato stipulato a un anno di distanza dal maggior cyber attacco che colpì istituzioni pubbliche e private proprio in Estonia. E’ in questo paese, infatti, che nel maggio 2007 uno sciame di DDoS (Denial of service attack) condotto per tre settimane riuscì a paralizzare quasi completamente l'infrastruttura informatica nazionale. L’attacco informatico avvenne dopo che le autorità estoni avevano deciso di rimuovere, dal centro di Tallin, un monumento sovietico che ricordava i caduti dell’Armata Rossa morti per la liberazione del Baltico dai nazifascisti. Trasferimento che provocò proteste nella capitale dal 26 al 28 Aprile 2007. L’Estonia, allora, mosse le accuse dell’offensiva telematica contro giovani hackers russi residenti nel paese baltico, benché la maggior parte dei “cyber-soldati” fosse convinta di un intervento della Russia stessa, coinvolgimento fortemente negato da Mosca. Fu evidente la vulnerabilità delle reti informatiche, rischi presenti perfino in una nazione che è tra le prime al mondo ad aver introdotto e-government e voto elettronico, in un paese che per la fiorente industria hi-tech ha meritato il soprannome di "E-Stonia". All’attacco pertanto seguì nell’Ottobre 2007 un incontro tra i ministri della Difesa dell’Alleanza nel quale fu deciso di sviluppare regole Nato contro offensive telematiche all’inizio del 2008.

L’esperienza dello scorso anno è stata così ricordata dal portavoce dell'organizzazione, James Appathurai: "In Estonia abbiamo potuto constatare come un cyber-attacco possa trasformarsi improvvisamente in un problema di sicurezza nazionale. Le minacce informatiche possono immobilizzare un intero paese”. E James Mattis, Generale del Supreme Allied Commander Transformation, ha ribadito che: “la necessità di aprire oggi un centro di cyber-difesa è un obbligo” in quanto “aiuterà la Nato ad opporsi e ad agire in anticipo con successo contro minacce in quest’area”.

se le risorse finanziare dei governi non dovessero essere sufficienti, potrebbero intervenire meccanismi di cooperazione internazionale. Intanto sotto l'egida del World Congress of IT (WCIT), riunito a Kuala Lumpur, è in programma la creazione di un ente internazionale legato al progetto IMPACT (International Multilateral Partnership Against Cyber-Terrorism). Il nuovo gruppo sarà una piattaforma di consulenza in materia di sicurezza, iniziativa necessaria poiché, secondo i promotori, una singola nazione non potrebbe affrontare la minaccia degli attacchi telematici. Sarà una sorta di CDC (Centers for Disease Control), un gruppo impostato sullo stesso modello dell’organizzazione internazionale che gestisce le emergenze sanitarie. Il presidente di IMPACT Mohd Noor Amin ha spiegato: “I governi tendono a trattare la cyber-sicurezza come un problema su scala nazionale. Ma per far si che gli stessi governi si rendano conto della reale situazione su scala mondiale, occorre che le diverse organizzazioni si parlino tra di loro".

I principali membri di IMPACT sono i governi, ma l'organizzazione include anche esperti del campo della ricerca e del settore privato in quanto ritiene che università e compagnie debbano essere insieme in prima linea per la sicurezza delle reti. Nel progetto infatti vi sono noti personaggi come John W. Thompson, presidente e amministratore delegato di Symantec, e Vint Cerf, l’informatico conosciuto come "il padre di internet" attualmente in Google. IMPACT intende essere un ente internazionale e include rappresentanti di oltre 30 stati occidentali, ma al progetto non partecipano Russia e Cina, nonostante la sede centrale sia collocata in Asia a Kuala Lumpur (dove fu fondato nel 2006 con una sovvenzione di 13 milioni di dollari del governo malese).

Ecco, quindi, che le cosiddette “guerre stellari” trovano sempre più campi di azione sulla terra. Il nuovo centro di “cyber difesa” in Estonia ne è la prova. Ma è la Nato che guida il gioco. Meglio non dubitarne.

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