di Marco Montemurro

Nel Bahrain, piccolo stato del Golfo Persico, la nomina del nuovo ambasciatore a Washington non è passata inosservata. Assegnando la carica a Houda Ezra Nonoo, per la prima volta un paese arabo ha scelto una ebrea come proprio rappresentante e, oltre a ciò, per la prima volta nel mondo una donna è stata designata come ambasciatrice negli Stati Uniti. Houda Ezra Nonoo è già nota nella politica del Bahrain poiché dal 2006 è membro della Shura, la Camera alta composta da 40 persone nominate direttamente dal re, ed è presidente dal 2004 dell’organizzazione nazionale per la tutela dei diritti umani “Bahrain Human Rights Watch”. L’attenzione della stampa internazionale è stata così attirata verso il Bahrain, paese che, benché poco noto, ha caratteristiche particolari rispetto al contesto regionale. Il 70% della popolazione è sciita, mentre la monarchia dalla famiglia Al Khalifa è una dinastia sunnita. Nel piccolo stato, nel quale risiedono circa 700.000 abitanti, vi sono pertanto contrasti sociali poiché gli sciiti sono esclusi dagli incarichi di potere. Il paese sul piano internazionale è stato reso famoso soprattutto per la costruzione del circuito di Formula 1 inaugurato nel 2006 e per i grandi investimenti finanziari e edilizi avviati per trasformare il regno in un’accogliente centro di affari commerciali e in una meta turistica. Il Bahrain inoltre dal punto di vista delle strategie militari è noto per la presenza della V flotta militare degli Stati Uniti, paese fortemente alleato e interessato a non perdere l’egemonia nella regione.

La nomina di una donna ebrea come ambasciatrice di un paese arabo ha ovviamente provocato polemiche e commenti. La mossa è stata interpretata sia come un segno di un maggiore impegno per includere le donne e le minoranze religiose in politica, sia come una dimostrazione di maggiore democrazia e uguaglianza da parte della monarchia. Il ministro degli Esteri ha spiegato che "indipendentemente dalla religione, in primo luogo Houda Ezra Nonoo è di nazionalità bahraini, così come lo è stato suo padre e suo nonno". Una piccola comunità ebraica infatti risiede in Bahrain, l’unica presente nei regni del Golfo Persico, un gruppo attualmente però esiguo che conta meno di 50 persone. Famiglie ebraiche di commercianti arrivarono in Bahrain verso la fine del XIX secolo, in prevalenza provenienti dall’Iraq, e nella prima metà del ’900 la comunità raggiunse circa 1500 persone alle quali fu permessa la costruzione della sinagoga, l’unica nella regione, e un cimitero ebraico.

In Bahrain, data la presenza di molti stranieri, vi sono anche chiese cristiane e tempi induisti ma, nonostante il clima di tolleranza religiosa, la gran parte degli ebrei del Bahrain ha preferito lasciare il paese. Benché fossero integrati nella società molti decisero di lasciare le case dopo il 1948, anno della nascita dello stato di Israele, diretti verso lo stato ebraico o l’Europa o l’America, e successivamente altre partenze vi furono dopo il 1967 di conseguenza alla guerra dei sei giorni.

Il Bahrain con Israele non ha accordi diplomatici e pertanto tutti i cittadini, inclusi i pochi ebrei rimasti con passaporto bahraini, non possono recarsi in Israele. Il paese ha solo relazioni commerciali con lo stato ebraico, avviate nel 2004 a seguito di un accordo bilaterale di libero commercio stipulato con gli Stati Uniti. L’ambasciatrice Houda Ezra Nonoo non è la prima ebrea a essere stata nominata dalla monarchia per entrare nella camera alta del Bahrain.

E’ stata preceduta nel 2000 da Abraham David Nonoo, anch’egli membro della nota famiglia ebraica, la principale delle sette rimaste nel paese. Re Hamad ibn Isa Al Khalifah vuole pertanto mostrare di accogliere in politica le minoranze religiose e di genere e a tal fine ha incluso nella camera alta anche una cristiana, Alees Samaan, insieme a altre 10 donne. La scelta dei componenti della camera alta comunque, essendo espressione della monarchia, non rispecchiano l’andamento politico del paese. La Camera bassa, eletta direttamente dalla popolazione, dopo le scorse elezioni del 2006 ha visto il partito sciita Al Wefaq ottenere la maggioranza, formazione in attrito con la famiglia reale.

In tale contesto frazionato, la scelta di un’ebrea come rappresentante del Bahrain a Washington ha suscitato controversie. Houda Ezra Nonoo alla stampa ha affermato che si sente orgogliosa di servire il suo Paese "prima di tutto come una cittadina del Bahrain" e ha spiegato che non è stata scelta in base alla sua religione. Ha ribadito essere “un grande onore essere stata nominata come prima donna ambasciatrice negli Stati Uniti” e si è detta “ansiosa di fronte a questa nuova sfida”.

Nei riguardi della politica interna Houda Ezra Nonoo è la promotrice di una legge che dovrebbe consentire alle famiglie ebree che abbandonarono il paese prima del 1948 di tornare in Bahrain e acquisire la piena cittadinanza del paese arabo. Una legge che permette ai discendenti degli ebrei di tornare nel paese d’origine e acquisire la cittadinanza è presente in Germania, norma ratificata subito dopo la seconda guerra mondiale per tutelare le vittime della Shoah. Fino al 1998 la legge fu trascurata poiché poco più di 700 ebrei richiese la cittadinanza tedesca, opportunità che negli ultimi anni invece viene presa in considerazione in maniera crescente.

In Germania il numero di persone che posseggono doppio passaporto, tedesco e israeliano, è salito a oltre 4000 in meno di 10 anni. Forse Houda Ezra Nonoo ha in mente un simile ritorno, per ricostruire la comunità ebraica che risiedeva nel Bahrain prima della nascita dello stato di Israele. La proposta però susciterà sicuramente polemiche, anche perché la questione riaccenderebbe le proteste del partito sciita Al Wefaq che già accusa le autorità governative di concedere troppo facilmente la cittadinanza bahraini ai musulmani sunniti, piano per poter ridurre la differenza demografia tra sciiti e sunniti.

Il Bahrain con le recenti scelte inusuali si mostra così un paese interessante nella regione, dove è presente una diversità di opinioni e vedute. La monarchia è senz’altro consapevole di aver attirato l’attenzione del mondo arabo con la nomina di un’ebrea ambasciatrice negli Stati Uniti. Forse la mossa serve per migliorare l’immagine del paese, forse è un passo di apertura verso le minoranze, o forse il disegno è strategico per le relazioni con Washington. Non è facile giudicare le recenti decisioni della monarchia Al Khalifah, ma sicuramente tali novità rendono il Bahrain particolare rispetto allo scenario mediorientale.

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