di Carlo Benedetti

Le lingue minori partono all’attacco. Alzano la testa - con una pluralità di posizioni - e chiedono riconoscimenti planetari. E’ il caso di quanto avviene in Europa dove si fa sentire la voce delle popolazioni ugro-finniche che trovano una sponda ideale in Russia e precisamente in Siberia. E’ qui, infatti, che si danno appuntamento per un congresso dei loro popoli. La sede prescelta è nella zona occidentale e precisamente nella città di Khanty-Mansiysk, abitata da popolazioni ugro-finniche: Khanty e Mansi. Si avvia, pertanto, un dialogo interculturale che risulta subito essere anche un importante strumento per il superamento dell’estremismo e dell’intolleranza religiosa. Tutto ciò riveste - per la stessa Russia - un significato particolare tenendo conto che nel paese convivono più di 160 popoli diversi. E proprio grazie a questo spirito unitario la nazione russa è riuscita a superare le tante prove della sua storia. Ora - come risulta dal congresso degli ugro-finnici - si può notare che sul piano interculturale sono in fase di svolgimento alcuni progetti per la tutela delle lingue nazionali e delle tradizioni popolari. E questo vuol dire anche che gli stati europei dovranno fare ancora molto per dare soluzione ai conflitti interetnici perchè i modelli di soluzione dovranno ispirarsi al rispetto reciproco e allo sviluppo di tutte le culture nazionali.

Ed ecco che Khanty-Mansiysk diviene la sede ideale per incontri bilaterali con esponenti di Finlandia, Ungheria e Estonia. Tutti uniti da un ceppo comune. La prima parola spetta ai finlandesi che illustrano le peculiarità della loro lingua che è parlata - in Finlandia - da circa sei milioni e che ha poi uno status di lingua ufficiale nella repubblica della Carelia, in Russia.

Più complessa ed articolata la situazione degli ungheresi che al congresso illustrano le caratteristiche e la storia della loro lingua. Intanto ricordano a tutti l? l?r? origini, di ????l? assai isolato: hanno una parentela solo ??n i finlandesi ? gli estoni, nonché ??n qualche frammento di altri gruppi etnici. In effetti, i magiari non sono né germani, nè slavi, nè latini; i loro antenati appartenevano ?ll? branca ungherese dei popoli ugro-finnici, i l?r? ??renti più prossimi ?r?n? i vogoli (abitanti della regione di Perm) e gli ostiachi (nomadi della taiga di Tobolsk). I discendenti dei vogoli - circa 6 mil? anime - vivono oggi tra gli Urali ? il corso inferiore dell'Ob, mentre i discendenti degli ostiachi - n?l numero di 23 mil? - vivono ancora più ad est.

E’ alla fine del IX secolo che gli ungheresi si trasferirono più ad ovest, tra il Dniepr e il Basso Danubio; nel corso di queste migrazioni furono in contatto con diversi popoli (tuchi, iraniani, slavi) che influenzarono considerevolmente la loro lingua, la loro cultura, il loro carattere. La lingua ungherese, comunque, appartiene nella famiglia delle lingue uraliane, al gruppo ungherese delle lingue ugro-finniche che sono parlate, tra l’altro, nel nord dell’Europa e nella Siberia del nordovest.

Ed ecco al congresso gli estoni. Sono loro a ricordare che la comune lingua di origine ugro-finnica, appartiene al gruppo baltico ed è basata sul dialetto parlato nel nord del Paese. ?’ piuttosto simile al finlandese, del quale condivide le origini ? la complessità grammaticale ? morfologica. Molto minori sono invece le affinità con l'ungherese, idioma dello stesso ?????.

La lingua scritta degli estoni adotta l'alfabeto latino, ma le sue vocali ? molte delle sue consonanti possono essere pronunciate in tre modi: chiuse, aperte ? molto aperte, creando una notevole varietà fonetica. Alcuni “prestiti” derivano anche dal russo, dal lettone, dallo svedese ? soprattutto dal tedesco, dal quale provengono non poche parole entrate poi nell'uso comune.

Nel periodo sovietico il russo fu imposto ??m? lingua ufficiale dello Stato ? il bilinguismo si diffuse un ??' dovunque: negli uffici, n?ll'editori?, n?ll? segnaletica stradale, nei mezzi di comunicazione di massa, n?ll? scuole. Solo dal 1989, durante la perestrojka di Gorbaciov, l'estone fu nuovamente assunto ??m? lingua ufficiale del Paese.

Ma il congresso di Khanty-Mansiysk non è stato solo un simposio di linguisti. Al centro dei dibattiti, infatti, ci sono stati i problemi relativi ai rapporti fra nazionalità diverse nell’ambito di un unico Stato: diritti delle minoranze, quindi, e della loro tutela. Si è parlato, ad esempio, della necessità di precisare tanto il concetto di nazione quanto quello di minoranza. E i riferimenti, qui, sono andati a quei paesi del Baltico dove si sono registrate quelle “annessioni forzate” che hanno messo in discussione la sopravvivenza degli Stati originari.

E così il congresso che si doveva limitare all’analisi delle realtà filologiche del ceppo ugro-finnico è arrivato anche ad analizzare le radici dei conflitti interetnici che vanno oltre gli esempi della Finlandia, dell’Ungheria e dell’Estonia. Si è ribadito, infatti, che è sempre più necessario garantire la pacifica convivenza di comunità etniche che, indipendentemente dalla loro consistenza numerica, vanno considerate soggetti giuridici in un quadro pluralistico, non solo sociale ma anche istituzionale.

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