di Mariavittoria Orsolato

La nota vaticana arriva a due settimane dal suo insediamento ufficiale come presidente del Paraguay: da oggi l’ex vescovo Fernando Armindo Lugo Mendez può considerarsi laico a tutti gli effetti. “Il Santo Padre gli concede la perdita dello stato clericale, con tutti gli obblighi, come sacerdote e Vescovo del Verbo Divino”, ha spiegato nel corso di una conferenza stampa ad Asunción l'Arcivescovo Orlando Antonini, Nunzio apostolico per il Paraguay. Un inaspettato dietrofront quello di Santa Madre Chiesa, che lo scorso 20 gennaio aveva sospeso a divinis – facendo quindi decadere la possibilità di amministrare i sacramenti - il decano della diocesi più povera del Paraguay, quella San Pedro che gli ha dato i natali e che ha avuto un ruolo tutt’altro che marginale nella vittoria schiacciante dello scorso 20 aprile. E’ stata proprio questa esplosione di volontà popolare a convincere Papa Benedetto XVI° a ripensare la posizione di Lugo e ad accogliere la richiesta di dismissione degli abiti talari che l’allora candidato dell’Alianza Patriotica para el Cambio aveva sottoposto al pontefice il 18 dicembre 2006. “L'accettazione è dovuta al fatto che il popolo lo ha eletto e la sua richiesta è stata riconsiderata perché il suo stato clericale non è compatibile con la Presidenza della Repubblica”, ha spiegato il Nunzio, ricordando che secondo il canone 1333 comma 1 del Codice di Diritto Canonico la carica apostolica non può essere portata avanti assieme a quella politica, Papa escluso ovviamente.

C’è però chi sussurra che l’improvviso cambio di rotta del Vaticano non sia stato solamente un atto dovuto, la pubblica ammenda che Fernando Lugo ha fatto di sé all’indomani delle elezioni deve aver rabbonito il mastino della Fede - molto più formale del suo predecessore - soprattutto perché "il perdono per il dolore provocato dalla sua disobbedienza alle leggi canoniche era stato chiesto, prima ancora che a Santa Madre Chiesa, al detentore del soglio di Pietro". Il Nunzio tiene infatti a precisare che “il presidente Lugo non è stato espulso dalla Chiesa, ma solo dalla gerarchia ecclesiastica, proprio come lui desiderava”. Lugo potrà tornare a vestire la tonaca qualora il Papa faccia una seconda eccezione emanando una specifica autorizzazione. Lo ha fatto con l’ex europarlamentare don Baget-Bozzo, il cappellano di Arcore, non si capisce perché non dovrebbe rifarlo con il teologo della liberazione. “Il Sommo Pontefice – conclude Monsignor Antonini - esorta il signor Fernando Armindo Lugo Méndez ad essere fedele alla fede cattolica, nella quale è stato battezzato, e a condurre una vita coerente con il Vangelo ”.

Il diretto interessato, impegnato in un tour dei Paesi sudamericani, è stato raggiunto dalla notizia mentre si trovava a Buenos Aires per discutere con la presidentessa Christina Kirchner delle sorti degli accordi intrastatali sulla diga di Yaciretà, posta proprio al confine con l’Argentina. Al momento non ci sono ancora dichiarazioni ufficiali in merito, ma si pensa che il presidente scioglierà ogni riserva appena si insedierà stabilmente a Palacio Lopez, il prossimo 15 agosto. La riduzione a stato laicale di quello che i paraguayani chiamavano “signo de Dios” farà storcere il naso a chi già definiva l’ex-vescovo “il cappellano di Chavez” o addirittura “il teologo della rivoluzione”.

Durante la visita ufficiale a Caracas, avvenuta solo un paio di settimane fa, la stampa internazionale sembrava aver definitivamente etichettato Fernando Lugo come il braccio religioso del caudillo venezuelano, un po’ per comunanza di intenti, un po’ perché fa comunque strano vedere un prete (non importa se ex) sgolarsi in favore di una causa di liberazione nazionale.

Quello che più aveva allarmato era il tono sacrale con cui l’ex-monsignore aveva esposto la sua idea di rivoluzione affermando che il suo più grande obiettivo: “E’ costruire un regno che non sia per dopo la morte”. Equivocando la dialettica di uno che - nostro malgrado - è stato cresciuto a pane e vangelo e di conseguenza ha inevitabilmente interiorizzato una prosa pastorale, la stampa ha decretato l’inidoneità del neopresidente paraguayano non capendo che è proprio questo suo parlare da prete ad aver sedotto e conquistato un popolo che non aveva altro a cui appigliarsi se non la speranza di un cambiamento, divino o meno che fosse.
In attesa che il neopresidente cominci effettivamente il suo incarico quinquennale e si confronti con le enormi promesse fatte in campagna elettorale, facciamo i migliori auguri a Fernando Lugo che ora, senza tonaca e collare, ammettiamo ci piaccia ancora di più.

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