di Carlo Benedetti

MOSCA. Quel “mi difendo da solo” che all’Aja Radovan Karadzic ha sbattuto in faccia ai giudici del Tribunale Penale Internazionale agita gli uomini del Cremlino, che temono che la Russia possa essere coinvolta nelle questioni balcaniche perchè chiamata in campo dalle eventuali “rivelazioni” dell’ex leader serbo-bosniaco. E la proccupazione maggiore riguarda l’eventuale comportamento di uno dei leader più prestigiosi della vecchia Unione Sovietica e, appunto, della nuova Russia. Si tratta di quell’Evghenij Maksimovic Primakov (fra il 1991 e il 1998 capo della prima sezione del Kgb, capo dello spionaggio all’estero, ex ministro degli Esteri dell’Urss, ex primo ministro ed attualmente presidente della Camera di commercio della Russia) che ora viene chiamato a testimoniare. Tutto questo avviene perchè è proprio lui, che è una figura di primo piano nella diplomazia internazionale, esperto e studioso del mondo balcanico ed arabo - che in questo momento potrebbe fornire alcune informazioni e testimonianze che Karadzic - accusato di genocidio e crimini di guerra - potrebbe utilizzare per la sua “autodifesa”. A rendere nota questa eventualità è il fratello del leader serbo, Luka, che nel corso di una intervista al quotidiano moscovita Izvestija annuncia che Radovan "si era ben preparato per un possibile arresto e pensa che andrà tutto bene... in verità mio fratello pensava che sarebbe stato arrestato un pò più tardi, in sei mesi". Luka, che è stato sempre in contatto con Radovan durante la sua latitanza di quasi 13 anni ha poi aggiunto: "Mio fratello è in gamba. Ha molte cose da dire con un documento di 40 pagine e in primo luogo annuncerà che non riconosce l'autorità della Corte...poi si dichiarerà non colpevole e quindi dirà tutto quello che pensa della comunità internazionale. Riferirà che gli americani nel 1966 gli dissero: “Sappiamo che lei non è colpevole. Tuttavia è necessario che lei scompaia dalla scena politica affinché possiamo terminare il nostro lavoro”.

Ed è qui che scatta la proccupazione maggiore del Cremlino. Perchè Luka Karadzic afferma che l'ex leader serbo-bosniaco "spera nell'aiuto della diplomazia russa" dal momento che Mosca deve essere considerata come l'unico vero alleato della Serbia. E Luka - che accusa poi la polizia serba di aver sequestrato al fratello il computer e più di 50 dischetti contenenti documenti utili alla sua difesa, oltre a lettere della moglie - apre poi il capitolo relativo alle responsabilità dell’americano Richard Holbrooke (all’epoca plenipotenziario americano dell'amministrazione Clinton per i Balcani) che avrebbe trattato con Karadzic garantendogli l’immunità.

Notizie in merito vengono riprese dalla stampa di Mosca che fa riferimento alle informazioni contenute nei servizi del giornale belgradese Glas Javnosti. Circola così anche a Mosca il testo del documento con il quale Richard Holbrooke a Dayton promise la libertà a Radovan Karadzic. E proprio nell’intervista alle Izvestija il fratello dell’ex leader serbo, dichiara: “Quell’accordo esisteva e precisamente con Holbrooke. Su di esso sa tutto Evgenij Primakov”. La Russia dunque sarebbe al corrente. E Primakov, ora, viene chiamato a testimoniare. Con una Russia che vive una forte sensazione di disagio.

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