di Carlo Benedetti

MOSCA. Da oggi quando parleremo di Russia, di Medvedev e di Putin, saremo tutti costretti a fare riferimento anche ad un altro “leader”. Il quale, segnando in negativo la vita e le vicende del Caucaso, crea, nello stesso tempo, non pochi problemi alla Georgia e ai protettori americani. Il personaggio è il presidente attuale della repubblica georgiana: Michail Nikolaevic Saakasvili. Il suo nome tornerà a risuonare ancora per molto in vista che si riunisca un Tribunale internazionale che giudichi le sue azioni criminali che hanno provocato il genocidio del popolo ossetino e le distruzioni dell’Ossezia del Sud. Ma mettiamo da parte le giuste emozioni del momento e cerchiamo di ricostruire la carriera di questo duce del Caucaso. Michail nasce a Tbilisi il 21 dicembre 1967 nella famiglia di un medico. La madre si chiama Ghiuli Alasanija, professoressa di storia specializzata nella cultura medioevale della Georgia. Il padre, Nikolos, è un medico abbastanza noto in tutto il paese; il nonno è un funzionario del Kgb. Michail lascia ben presto la casa natale e viene educato dallo zio materno Temur Alasanija, un diplomatico dell’Urss impegnato alle Nazioni Unite. Termina la scuola media n.51 di Tbilisi con il massimo dei voti e una nota lo segnala come allievo modello. Nel 1962 si laurea in diritto internazionale all’Istituto delle Relazioni Internazionali a Kiev, in Ucraina. In questo periodo c’è però una macchia nera nella sua attività universitaria: nel 1988 viene espulso dall’organizzazione dei giovani comunisti (Komsomol) perchè accusato di aver diffuso materiali antisovietici. Segue l’espulsione anche dalle scuole e viene riammesso solo dopo il 1989 quando accetta di prestare servizio militare nelle truppe di frontiera che sono un reparto d’avanguardia del Kgb.

E c’è ora il salto di qualità. Vince una borsa di studio del Congresso degli Usa e viene ammesso alla Università della Columbia (New York). Qui nel 1994 ottiene il titolo di “magister” e nel 1995 si laurea presso l’Università “George Washington”. Si trova poi impegnato negli studi presso l’Istituto dei Diritti umani a Strasburgo e poi frequenta i corsi dell’Accademia europea del Diritto a Firenze; e all’Aja segue lezioni di diritto internazionale. In questi anni è impegnato anche ad Oslo presso l’Istituto dei Diritti. Viene chiamato a collaborare con alcune grosse società americane - Patterson, Belknap, Webb & Tyler - che sono impegnate nei progetti petroliferi della Comunità degli Stati Indipendenti. Rientra in Georgia su invito del suo amico Zurab Zvanja. E qui prende avvio una nuova pagina nella sua vita.

Zvanija (nato nel 1963 a Tbilisi) è un politico che si è fatto un nome: nel 1985 si è laureato in biologia all’Università di Tbilisi e nel 1989 ha fondato in Georgia il “Movimento dei Verdi” che trasforma poi in Partito del quale diviene presidente per poi essere eletto co-presidente dei Verdi europei. Nel 1993 diviene segretario generale della “Unione dei georgiani” che appoggia la politica di Eduard Scevardnadze. Nel novembre 1995 - dopo la vittoria elettorale - è nominato Presidente del Parlamento della Georgia. Ed è in questo momento che, appunto, Saakasvili compare sulla scena.

Viene eletto deputato per il Partito “Unione dei georgiani”. Nel 1996 è presidente del comitato parlamentare che si occupa delle questioni giuridiche istituzionali. Nell’agosto 1998 è alla guida del gruppo parlamentare. Poi, a partire dal gennaio 2000, si trova al Consiglio d’Europa in qualità di rappresentante della Georgia. E nell’ottobre del 2000 viene nominato ministro della Giustiza del suo paese, ma nel settembre 2001 si dimette dagli incarichi accusando Scevardnadze e l’intero governo di corruzione. E subito organizza un movimento di opposizione al quale aderiscono più di ventimila georgiani. E’ in questo periodo che evidenzia il suo vero volto: c’è un divario tra quello che predica e quello che pratica. E il peggio deve ancora arrivare.

La sua biografia, a questo punto, ci ricorda che si è sposato con una olandese - Sandra Roelofs dalla quale ha due figli, Eduard e Nikolos e che parla sette lingue, tra queste l’inglese, il francese, l’olandese e il russo. Intanto la carriera politica va a coincidere sempre più con l’attività di Zvanija. Il quale, nel giugno 2002 annuncia la formazione di un nuovo schieramento parlamentare denominato “Democratici” che avrà come obiettivo quello di guidare la Georgia verso l’Occidente. Ed è chiaro che dietro le quinte ci sono già il miliardario Soros e gli americani della Cia che, comunque, sono già sul posto. Comincia l’aperta demonizzazione della Russia e si scopre sempre più che la Georgia è destinata ad essere una roccaforte americana nel sud dell’Europa.

Piombano su Tbilisi gli uomini del grande capitale occidentale ed anche Israele fa i suoi conti, scegliendo di stare dalla parte della nuova generazione dei politici del Caucaso. Arriva così quel sommovimento che verrà chiamato come “Rivoluzione delle rose” con Saakasvili che diviene presidente del Paese e Zvanija primo ministro. Tutto è stato preparato con cura. E l’esercito di Saakasvili si rafforza con le armi più sofisticate che arrivano dagli Usa e da Israele.

E’ il 2004. Il dado - come si dice - “è tratto”. Ora a Tbilisi c’è un vero “americano” che, destinato a dettare le leggi del nuovo ordine mondiale, sarà riconfermato nel 2008 alla carica presidenziale dopo aver avviato le pratiche per l’ingresso nella Nato in pieno accordo con i suoi padroni dell’amministrazione Bush. I quali, tra l’altro, lo corteggiano come non mai e ne fanno l’eroe dei nostri giorni. Sakasvili, intanto, attacca su tutti i fronti quelle regioni come l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud dove si sviluppano forti aspirazioni separatiste e liquida, di conseguenza, l’Autonomia dell’Adzaria. E lo scontro con la Russia si fa sempre più forte mentre si avvicina la prova del fuoco.

Sono le ore zero-zero dell’8 agosto quando le truppe di Saakasvili attaccano l’Ossezia del Sud e la sua capitale Tsikvali. Comincia il bombardamento a tappeto. Cadono sotto i colpi dei georgiani anche i soldati russi delle forze di pace. Solo alle 18,23 quando le truppe russe della 58ma divisione raggiungono i dintorni della capitale ossetina, le truppe si Sakasvili fuggono. Ma ormai il genocidio e le distruzioni sono già avvenuti.

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