di Ilvio Pannullo

Nei giorni subito successivi all’attentato alle Torri Gemelle di New York, l’11 settembre 2001, fu subito accusato degli attacchi lo sceicco saudita Osama Bin Laden. Ma chi è Osama Bin Laden? E soprattutto: quali sono state le motivazioni dietro al gesto che tutti si sono affrettati ad attribuirgli? È infatti necessario - ed è una banalissima prassi investigativa oltreché il modo più logico di procedere - prima di accusare chiunque, trovare un buon movente. A questo proposito stupisce che nessuno si sia mai chiesto quale fosse il movente di colui che è stato immediatamente accusato degli attentati dell’11/9. Si è parlato genericamente di un suo odio per l’occidente basato sulla diversa ideologia religiosa, ma questo stride ancora di più con il fatto che Osama Bin Laden, ufficialmente, non abbia mai rivendicato quegli attentati. La prima cosa, infatti, di cui si sono solitamente preoccupati i terroristi di tutto il mondo è di far trovare al più presto una rivendicazione, nella quale spiegare, con chiarezza, il motivo del loro gesto. Bin Laden, invece, pochi giorni dopo l’11/9 faceva sapere dal Pakistan che non aveva nulla a che fare con quegli attentati, come riportato da una agenzia di Rai News 24, il 16 settembre 2001. Solo tre mesi dopo avremmo visto un video amatoriale, trovato in Afghanistan dagli agenti della CIA e trasmesso dalla CNN, in cui Bin Laden sembrava rallegrarsi del crollo delle torri con un amico saudita. Tuttavia, il video, di qualità pessima, ha finito per sollevare più dubbi di quanti non ne abbia risolti. Ad un esame più attento, infatti, i lineamenti dell’uomo sembrano soltanto somigliare a quelli dello sceicco del terrore ma nulla di più. A far sorgere il dubbio fu una fede d’oro sull’anulare della mano destra. Se ad un occidentale cristiano può non dire nulla, per un integralista musulmano diventa un insopprimibile controsenso. Dal punto di vista religioso, Osama fa infatti riferimento alla corrente dell'Islam wahhabita, dal nome dal suo fondatore Muhammad ibn ‘Abd al-Wahhab, che predicò un ritorno alla religione delle origini e alla cancellazione, quindi, di tutte le innovazioni apportate nel corso del tempo.

Egli guardava infatti con sospetto anche le pratiche del sufismo ed era a favore di una lettura testuale della sharia, seguendo la dottrina del "bi-la kayfaI”. In definitiva un “duro e puro” dell’Islam che rinnega progresso e ricchezza ma che, nel parlare con un presunto “amico integralista”, fa sfoggio di un anello d’oro. Decisamente anomalo, dunque, per un occidentale, ma assolutamente impensabile se si fa delle sacre scritture islamiche e di una loro particolare interpretazione il motivo di tutta una vita.

Il colore della pelle del “presunto” Bin Laden che appare nel video è, inoltre, decisamente più scuro rispetto a quello comunemente conosciuto. Si tratterebbe, dunque, di un pessimo sosia. Quest’ipotesi, ovviamente, ha aperto scenari agghiaccianti. Se così fosse, infatti, ci troveremmo davanti ad un fantoccio mediatico, abilmente manipolato ed utilizzato come “capro espiatorio” per ogni nefandezza, commessa per i fini più inconfessabili.

In ogni caso una chiacchierata con un amico non è una rivendicazione e questa, a sua volta, non costituirebbe un movente: il mondo è, anzi, pieno di psicopatici che si accusano di crimini mai commessi e che, senza un valido movente, spesso non riescono neanche a farsi arrestare. Non si capisce il perché, quindi, una simile logica garantista non debba valere per il caso in esame, considerando poi l’importanza delle accuse che vengono mosse.

La stessa FBI nel 2006 ha dichiarato di non aver nessuna prova concreta contro Bin Laden e, a conferma di questo, sul loro sito ufficiale(http://www.fbi.gov/wanted/terrorists ) Bin Laden appare ricercato soltanto per gli attentati in Kenia e in Tanzania, mentre è solo genericamente sospettato di altre attività terroristiche nel mondo. Sembrerà assurdo dunque, ma ufficialmente, ad oggi, Osama Bin Laden non è ricercato dallo FBI per i fatti dell’11/9.

A ciò si aggiunge un altro dato sconcertante che, come spesso accade in questi casi, non è stato minimamente approfondito dal mainstream ufficiale. La notizia riguarda il presunto assassinio di Osama Bin Laden. Quella che in gergo giornalistico si definirebbe “una bomba” sarebbe, infatti, rimasta colpevolmente inesplosa, se altri non avessero sentito il bisogno di approfondirla muovendo i necessari passi istituzionali. Il giornalista ed europarlamentare Giulietto Chiesa si è infatti, sin da subito, mobilitato ufficialmente attraverso un’’interrogazione parlamentare prioritaria al Consiglio, il governo dell’Europa.

Considerando che l'Unione Europea ha tra le sue priorità la lotta al terrorismo internazionale, il giornalista chiese di conoscere quali aggiustamenti e valutazioni siano derivate dalla notizia della morte di Osama Bin Laden, additato da 6 anni come il capo di Al Qaeda, data da Benazir Bhutto in un' intervista della rete televisiva Al Jazeera il 2 Novembre 2007, due mesi prima della sua morte.
L’uomo ad oggi più ricercato del mondo, secondo quanto detto dall’allora candidata alla Presidenza del Pakistan - nonché leader del Partito Popolare Pakistano (PPP) - sarebbe stato ucciso da Ahmad Omar Sa'id Shaykh, noto ufficiale dell’ISI (Inter-Services Intelligence), il servizio segreto militare pakistano. Un nome conosciuto: qualcuno, infatti, ricorderà che Omar Sheikh è quell'agente del servizio segreto militare pakistano che, secondo la commissione ufficiale sui fatti dell’11/9, trasferì 100 mila dollari a Mohammed Atta il giorno prima dell'attentato. La BBC ritiene probabile si tratti di un lapsus. Lapsus o non lapsus, tuttavia, l’unica cosa certa, è che chi lo sostenne è stata ammazzata e non era certo l'ultima arrivata sulla scena pachistana.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy