di Carlo Benedetti

MOSCA. I bombardieri russi fanno la spola tra le basi dell’Artico, del Baltico, dell’Estremo Oriente e il lontano Venezuela; le navi da battaglia della flotta russa avanzano verso il mare dei Caraibi. Tutto questo mentre al Cremlino si parla già di una nuova dottrina militare da affiancare alle scelte della diplomazia tradizionale. Nello stesso tempo prende avvio una delle più grandi operazioni militari con gli aerei strategici russi che si levano in volo per una esercitazione a tutto campo che per numero di mezzi e obiettivi, “è la più grande dal crollo dell’Urss”. Lo sottolinea con orgoglio la stampa di Mosca evidenziando che a queste manovre prendono parte 20 bombardieri Tu-95 e Tu-160, 20 aerei di copertura tra Mig-31, Sukhoj-27 e Iljushin-78, un aereo da rifornimento e uno per le trasmissioni radio, oltre ad un ricognitore Antonov-50. Queste forze – viene precisato dall’ufficio stampa del ministero russo della Difesa - voleranno a pieno carico di bombe e missili (da addestramento) e simuleranno un attacco nucleare cercando di colpire i poligoni di Rjazan (Russia centrale) e Velikij Novgorod (nordovest), non lontano dai Paesi baltici. “Un messaggio – scrive il giornale Komsomolskaja Pravda – per ricordare ai nemici che la Russia ha l’arma nucleare”. Ma a spegnere subito il fuoco di eventuali polemiche è il diplomatico numero uno, il ministro degli Esteri Sergej Lavrov che dichiara al quotidiano Rossijskaja Gazeta che è “assolutamente inimmaginabile” un attacco militare contro gli Stati Uniti. Il capo della diplomazia di Mosca osserva comunque che “la sicurezza internazionale non può essere basata su garanzie fatte di intenzioni amichevoli”: il riferimento è alle assicurazioni di Washington sul dislocamento delle componenti europee (in Polonia e Repubblica Ceca) del sistema di difesa antimissile che, secondo gli Usa, non è diretto contro la Russia. In realtà, prosegue Lavrov, “l’ideologia prevalente fra la leadership americana, e quella di diversi altri Paesi assolutamente leali alla linea di Washington, consiste nel fare il possibile per contenere la Russia”.

E mentre la diplomazia combatte con le dichiarazioni e le interviste lo stato maggiore russo sfodera le sue armi. Perchè oltre alle esercitazioni in volo vanno messe nel conto quelle che si svolgono nel Caucaso, una terra dove si è sfiorato lo scontro diretto tra le forze di Mosca e quelle di Tbilissi. Ecco quindi che la Russia muove la sua armata impegnandola in nuove attività, su grande scala, in parecchie regioni del distretto federale del sud: quello che comprende le repubbliche del nord caucasico altamente instabili. Le manovre definite “Frontiera del Caucaso 2008” coinvolgono le unità del distretto militare del nord del Caucaso, principalmente la 58ma Armata, la IV Armata dell'aeronautica, le truppe del ministero dell’Interno e della Guardia di Frontiera. Che appartengono al comando dei servizi di sicurezza, ieri Kgb oggi Fsb.

All’esercitazione partecipano circa 8.000 militari, circa 700 veicoli da combattimento ed oltre 30 velivoli. L'obiettivo principale consiste nel coordinamento fra le truppe delle varie armi e l'aeronautica nelle operazioni speciali contro la guerriglia e per la difesa dei confini della Russia. Il teatro prescelto non è casuale. E’ quello che comprende le aree della Cecenia, della Ossezia del nord, Ingushezia, Cabardino-Balcaria e Karachayevo-Circassia. Tutte le varie azioni vengono presentate come operazioni di antiterrorimo tenendo conto che l’80% dei crimini terroristici in Russia, avvengono nel distretto federale del sud, che comprende appunto le repubbliche del nord del Caucaso. Altre esercitazioni e manifestazioni di forza militare si svolgono – sempre su grande scala - in altre località caucasiche proprio mentre la Georgia e gli Stati Uniti hanno iniziato l’operazione “Immediate Response 2008” nei pressi di Tbilisi.

Ed è in questo clima di escalation della diplomazia militare che si sente più forte che mai la voce di Putin, il quale annuncia che il governo da lui presieduto stanzierà ulteriori 2.200 milioni di euro per il riarmo delle forze armate e per le operazioni di dispiegamento delle truppe e spiega che "parte di questo denaro servirà per colmare le perdite dovute al conflitto con la Georgia". Mosca, comunque, aveva già annunciato che avrebbe aumentato del 27% il budget per la sicurezza e la difesa nel 2009, aumentato a 70mila milioni di euro. Entra in campo, intanto, anche il presidente Medvedev il quale torna ad insistere sul fatto che le manovre militari russe non si limiteranno ai paesi limitrofi, ma si spingeranno in altre zone del mondo, come il Venezuela.

Oltre a questa “precisazione” il capo del Cremlino annuncia un piano per potenziare entro il 2020 il deterrente nucleare anche con la creazione di un nuovo sistema di difesa spaziale. Medvedev ribadisce che “sin da questo momento” tutte le unità militari russe devono considerarsi in "allerta permanente". E per rafforzare questo “allarme” lo Stato Maggiore della Russia rende noto che le industrie militari del paese stanno approntando un programma che prevede la produzione di nuovi missili balistici intercontinentali, sottomarini nucleari e aerei strategici. Questo nel momento in cui si apprende che la Russia ha testato con successo un missile dalla portata di 8.000 chilometri e dal peso di 30 tonnellate, in grado di aggirare i sistemi di difesa aerea esistenti a causa dell'altissima velocità e della notevole capacità di modificare la propria traiettoria.

Sin qui manovre ed esercitazioni. Ma l’attività della Russia nel campo militare rivela anche grosse novità nel campo dell’esportazione di aerei, navi ed altri mezzi militari. Arriva infatti la notizia relativa all’azienda russa “Kamov”, una delle principali del settore elicotteristico, che si dichiara pronta a firmare un accordo entro la fine dell'anno per esportare i propri elicotteri in Iran. Il direttore della società - Roman Chernyshev – cerca di allentare la tensione relativa all’escalation militare annunciando alla stampa che "l'accordo riguarderà maggiormente elicotteri civili piuttosto che militari" e si sa già che altri costruttori aeronautici russi hanno firmato accordi simili con il governo di Teheran, in particolare per la consegna di oltre 100 aerei passeggeri a medio raggio Tupolev Tu-204. Quanto ai finanziamenti per questo grande affare la ”Kamov” ha ricevuto un prestito del valore di 100 milioni di dollari dalla banca “Vnesheconombank” per la produzione di elicotteri KA-226T, capaci di portare otto persone o un carico di 1,5 tonnellate in diverse configurazioni: passeggeri, cargo, ricerca e soccorso, pattugliamento.

Altri “affari” militari per le industrie russe riguardano la Grecia. Il governo di Atene, infatti, è in procinto di comprare 420 blindati leggeri Bmp-3. La notizia è stata diffusa da un portavoce della “Rosoboronexport”, l'azienda che detiene a Mosca il monopolio per l'export di armi. E’ ora chiaro – proprio sulla base di queste informazioni da noi raccolte nella capitale – che si sta sempre più estendendo la dottrina militare russa che prevede uno sviluppo interno quanto a preparazione dell’armata e uno sviluppo esterno, commerciale e politico, allo stesso tempo. Medvedev, in questo contesto, si assume la paternità di questa nuova fase. Fa notare, in tutti i suoi interventi, che l’obiettivo del Cremlino è quello di realizzare "un sistema di difesa aereo e spaziale" teso a "raggiungere la superiorità aerea, ottenendo un alto risultato in attacchi a obiettivi a terra e in mare". Tutto questo alla luce della recente crisi con la Georgia.

E così il leader russo alza toni e contenuti del programma di riarmo delle forze armate della Federazione fino al 2020. Il telegiornale della sera, “Vesti”, apre sulla notizia. E il Presidente declina il tutto - in video - in pochi punti: migliorare la struttura organizzativa, la gestione della rete, la formazione militare e scientifica, armi più sofisticate e benessere sociale delle truppe. Questo piano comporterà un "permanente stato di allerta operativa" entro il 2020, dice poi nel corso di una riunione con alti ufficiali militari. Precisando che ci deve essere una garanzia di deterrenza nucleare con l'avvio di piani per produrre "in massa" navi da guerra di vari tipi, compresi sottomarini atomici.

La Russia alza, quindi, la guardia dopo quel periodo di disarmo multilaterale avviato nell’era di Gorbaciov e teso a soddisfare le esigenze degli americani. E qui va ricordato che il programma militare adottato da Putin arriva soltanto sino al 2015 e prevede "lo sviluppo e la messa in linea di ogni tipo di forza" anche con la realizzazione di un nuovo sottomarino nucleare, già dal 2008. Adesso invece si parla di produzione "di massa" di sottomarini, dotati di missili-crociera. "Non molto tempo fa, ho adottato l'aggiornamento dei parametri della Forze Armate fino al 2020" ha detto Medvedev, assistendo alle esercitazioni militari a Orenburg, dopo l'incontro con il collega venezuelano Chavez, al quale è stata garantita una linea di credito da un miliardo di dollari per acquisto di armamenti russi.

Per Mosca ora "si tratta di migliorare la struttura organizzativa delle truppe entro i confini" ha poi detto il presidente. "Se si parla in maniera semplice e diretta, tutti i militari devono essere – ha ribadito - permanentemente in stato di allerta operativa. Perchè si tratta di migliorare la gestione della rete. Senza questo, è impossibile contare sul successo in base ai canoni di guerra moderna". Poi c’è il problema del miglioramento della formazione militare, “perché abbiamo bisogno di un esercito che sia dotato di armi sofisticate". Altro fattore di "particolare importanza saranno nuovi disegni e modelli hi-tech delle armi" ha sottolineato Medvedev. Infine - dopo aver ribadito di voler migliorare il benessere sociale delle truppe – il Cremlino riprende il discorso di strategia militare. E se prima si parlava di un missile capace di bucare lo scudo Usa, ora si spalanca la prospettiva di uno scudo spaziale russo. E' riarmo insomma per Mosca, e lo sarà a pieno ritmo.

Il Presidente aveva già annunciato programmi in tal senso, ma non era mai entrato così nei particolari. "Ci sono piani per avviare la produzione di massa di navi da guerra, in primo luogo incrociatori nucleari che trasportano missili da crociera e sottomarini" ha detto nel corso di una riunione con alti ufficiali. Un piano in merito di riorganizzazione della forze armate dovrebbe essere pronto entro il mese di dicembre e riguardare i prossimi 12 anni. Il presidente russo ricorda che di recente ha approvato i documenti che fissano le “condizioni” necessarie per l’operatività delle forze armate entro il 2020. "Ma è chiaro – ha ribadito - che dovremmo avere un chiaro piano d'azione già entro dicembre".

Ed ecco ora la notizia che sconvolge i piani di sviluppo di una industria militare russa di prestigio internazionale. Quella che produce i famosi mitragliatori “Kalashnikov” (AK 47) e le pistole “Makarov”. D’ora in avanti, infatti, la polizia russa rinuncia a queste armi e si dota dei mitra “Pp-200” e “Vitiaz”. Scompaiono così le armi che erano un simbolo mondiale dell’Urss. Questo “addio” viene giustificato dal vice-ministro degli Interni russo Mikhail Sukhodolski, con il fatto che “tali armi sono ormai obsolete e hanno una capacità di rimbalzo troppo elevata, per cui, se un proiettile incontra un ostacolo, cambia traiettoria divenendo pericoloso anche per i passanti e gli stessi agenti”. A sostituire “Kalashnikov” e “Makarov” arrivano delle nuove armi, capaci - secondo fonti del ministero degli Interni russo - di perforare i giubbotti antiproiettile e sfondare caschi e carrozzerie delle automobili: si tratta dei mitra “Pp-200” e “Vitiaz” e della pistola “Iarighin”.

I poliziotti russi saranno dotati ora anche delle tanto criticate pistole elettriche, armi capaci di bloccare temporaneamente le persone, che sono state al centro di diversi scandali per l'abuso fattone dalle forze dell'ordine americane e che, secondo Amnesty International, dal 2001 al 2007 avrebbe provocato circa 150 vittime fra Stati Uniti e Canada. Cambiano, quindi, tempi e parametri e la dottrina militare di questa Russia di Medvedev e Putin si evolve a tutto campo con una integrazione dell’industria bellica nell’arte di una “nuova diplomazia”. Sempre più armata.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy