di Carlo Benedetti

MOSCA. L’ultimo picchetto d’onore della liturgia sovietica è stato quello che raggiunse il Mausoleo di Lenin, sulla Piazza Rossa, alle 15 del 6 ottobre 1993. Da quel momento il responsabile delle guardie del corpo, il maggiore Aleksander Gorbunov – seguendo un “ukase” del presidente Eltsin – stabilì un nuovo percorso per il drappello d’onore. Non più dalla torre Spasskaja del Cremlino, verso quello che era definito il “posto di guardia numero uno”, ma verso il monumento al Milite Ignoto, nei giardini di Alessandro. Si concludeva così una cerimonia religiosa che si era ripetuta – ogni ora, ininterrottamente, giorno e notte – dalle ore 16 del 27 gennaio 1924, quando tre ufficiali dell’Armata Rossa (Grigorij Kolobov, Arseni Kashin e l’ungherese Janos Mezaros) effettuarono il primo turno. Da allora il picchetto d’onore raggiunse gradi di preparazione di alto livello, con una precisione cronometrica: in 35 secondi e 210 passi, dalla porta della torre Spasskaja sino a quella del mausoleo (sempre semi-aperta). Ed ora, mentre Mosca ricorda questi quindici anni senza il picchetto d’onore, tornano all’orizzonte le polemiche sul Mausoleo. C’è chi vorrebbe eliminarlo del tutto per riportare la piazza al periodo zarista; c’è chi propone di spianare il “cimitero” che si trova accanto alle mura del Cremlino (con le tombe dei primi e grandi rivoluzionari dell’Ottobre, dei massimi dirigenti dell’Urss, degli esponenti di spicco della vita sovietica) e chi vorrebbe spostare la salma di Lenin in un normale cimitero...

La storia, intanto, va avanti e la nuova dirigenza del Cremlino sembra non ascoltare le tante e tante voci. E così, senza drappello e senza onori, la porta della cripta dove si trova il corpo imbalsamato di Lenin viene di tanto in tanto aperta e i turisti possono entrare liberamente. E per molti il ricordo va a quel 21 gennaio 1924 quando Lenin si spense alle 18.50, all'età di 54 anni. L'unico dirigente del partito presente in quel momento accanto al leader bolscevico, oltre a sua moglie, fu Bucharin.

Sei giorni dopo la morte la salma imbalsamata fu trasferita in treno da Gorkij a Mosca il 23 gennaio e fu poi esposta per cinque giorni nella Sala delle Colonne della Casa dei Sindacati. E fu in quei momenti che il Cremlino incaricò l'architetto Aleksey Shchusev di approntare la tomba per il Capo della Rivoluzione. La sepoltura avvenne in un mausoleo di legno costruito in tutta fretta nella Piazza Rossa, a ridosso delle mura del Cremlino. Il nuovo mausoleo, definitivo, sempre su progetto di Shchusev, fu realizzato in marmo, porfido, granito e labradorite.

Il corpo fu rimosso nel mese di ottobre 1941 e trasferito a Tyumen, nella Siberia occidentale, quando Mosca fu in pericolo di cadere nelle mani delle truppe naziste. Riportata a Mosca, la salma riprese il suo posto nel mausoleo e successivamente nella cripta, dal 1953, venne sistemata anche la salma di Stalin. Ma nel 1961 - dopo il XXII congresso del Pcus in base ad una risoluzione politica (“Il Mausoleo sulla Piazza Rossa fu eretto per perpetuare la memoria di Lenin, l'immortale fondatore del partito comunista, capo e maestro della classe operaia di tutto il mondo. L'ulteriore presenza nel Mausoleo del sarcofago con la salma di Stalin sarà considerata incompatibile a causa delle gravi violazioni commesse da Stalin nei confronti dei precetti di Lenin.") - la salma di Stalin venne tolta e sistemata in una tomba a parte sotto le mura del Cremlino.

Quanto al mausoleo di Lenin ora a Mosca si ricordano anche una serie di tentativi di attentati. Nel 1934 un certo Nikitin cercò di sparare sull’urna di Lenin. Le guardie del corpo lo bloccarono ma non riuscirono ad impedire che si suicidasse. Altro fatto quello del 1959 quando un visitatore lanciò sul sarcofago un martello. La lastra di vetro si ruppe e sfigurò una parte del volto e una mano. Nel 1960 un certo Minbajev riusciì a superare lo sbarramento delle guardie e sfondò il sarcofago. Nel 1961 una donna lanciò una pietra contro il vetro. Nel 1967 un lituano di Kaunas di nome Hrisanov fece esplodere una bomba sulla porta del mausoleo. Restò ucciso con altre due persone. Ultimo tentativo di attentato quello del 1 settembre 1973 quando un terrorista gettò una bomba all’interno del mausoleo. Morirono due persone e restarono feriti vari studenti.

E tra le altre notizie ci sono anche quelle sulle lettere che venivano deposte, in tempi sovietici, accanto al sarcofago. Semplici cittadini – sfuggendo alla vigilanza delle guardie - riuscivano a lasciare messaggi, petizioni e denunce contro le malefatte del potere dei Soviet. Lettere (ovviamente anonime) indirizzate al “Compagno Lenin” e finite negli archivi. Ma dalle quali – si dice – presero le mosse alcune inchieste.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy