di Giuseppe Zaccagni

La Chiesa di Roma non manca di ricordare che “dar da bere agli assetati è la seconda opera di misericordia corporale”. E così sembra che con queste parole la coscienza sia a posto. Ma ora sappiamo che l’emergenza sete è arrivata ad un punto nodale e non bastano le preghiere... Perchè se non saranno prese soluzioni concrete ed immediate, in questo nostro mondo sempre più assetato saremo tutti agli sgoccioli. L’allarme, ancora una volta, viene dall’Africa. Un continente che, nonostante un programma ventennale che prevede investimenti per 65 miliardi di dollari, (con l'obiettivo di realizzare infrastrutture per l'irrigazione e valorizzare risorse idriche finora inutilizzate) rischia di colare a picco nel vuoto di un pozzo secco. Sono quindi necessarie misure d’emergenza per proteggere le risorse e per soddisfare il fabbisogno globale di un mondo sempre più assetato e più affamato. L'accesso all'acqua (le persone in zone povere di acqua potranno aumentare fra 16 e 44 milioni entro il 2080) resta infatti strettamente connesso con il raggiungimento della maggior parte degli obiettivi di sviluppo del millennio. Anche con un aumento di produttività delle risorse idriche, si stima che entro il 2030 dovrà destinarsi all'agricoltura un 14 per cento in più d'acqua per riuscire a ottenere quell'incremento del 55 per cento di produzione alimentare necessario a sfamare quanti oggi non hanno cibo e a compensare il previsto aumento della popolazione dai circa sei miliardi e mezzo di persone attuali a oltre otto miliardi.

Sulle misure da adottare per un uso più efficace delle risorse idriche in agricoltura, nei centri urbani e nell'industria, le opinioni discordano. Paesi molto diversi tra loro si sono orientati verso programmi d'irrigazione su piccola scala. Da parte sua, la Fao ha sostenuto programmi interregionali per la gestione di bacini fluviali condivisi, ad esempio il coordinamento delle attività di tutti i Paesi attraversati dal Nilo.

E’ questo, in sintesi, il drammatico annuncio che viene (è il caso di dirlo) da “fonti” autorevolissime come l’Agenzia dell’Onu per l’alimentazione e l’agricoltura, la Fao. Riuniti a Sirte in Libia per la conferenza denominata “Acqua per l’agricoltura e l’energia in Africa: le sfide del cambiamento climatico” gli scienziati dell’organizzazione mondiale in rappresentanza di 53 paesi hanno, infatti, denunciato che è l'Africa subsahariana, la zona con il tasso di malnutrizione più alto del mondo, e che sarà duramente colpita dalla siccità. Sarà quindi necessario costruire infrastrutture per l'irrigazione e centrali idroelettriche. La situazione potrebbe essere alleviata ma bisognerà sempre tener conto che con una popolazione che per il 2050 raggiungerà i due miliardi di persone, il continente nero dovrà essere in grado di triplicare la propria produzione alimentare.

La conferenza di Sirte ha puntato tutto sulla concretezza delle iniziative basandosi su valutazioni di breve, medio e lungo periodo che prendono in esame gli investimenti necessari, dal controllo dell'acqua a livello di villaggio, a sistemi di irrigazione di vasta portata che utilizzino i bacini dei fiumi più importanti, sia per l'agricoltura sia per la generazione di energia elettrica.

In questo tragico contesto - che assume il valore di un’emergenza planetaria - gli uomini della Fao hanno poi fatto un preciso riferimento all’attuale crisi finanziaria, economica e alimentare mondiale sottolineando che "la promozione della produzione agricola dei Paesi poveri è la sola soluzione possibile e duratura per combattere la fame. Dobbiamo dunque investire maggiormente in agricoltura". Si prevede pertanto che a conclusione degli incontri di Sirte i delegati adottino una Dichiarazione congiunta per promuovere lo sviluppo delle risorse idriche a livello nazionale, regionale e continentale. Tutto per riuscire a sfruttare a pieno le potenzialità del settore agricolo ed energetico del continente ed assicurare la sicurezza alimentare soddisfacendo, di pari passo, il crescente fabbisogno alimentare ed energetico.

Altro punto che suscita allarme è quello relativo al sistema del commercio internazionale. Di conseguenza l’attenzione si sposta sull'istituzione di un fondo di risposta rapida, per riavviare la produzione agricola a livello locale in caso di crisi, in particolare nei Paesi a basso reddito molto dipendenti dalle importazioni alimentari. Si apre poi il grande capitolo relativo alla produzione di generi particolari che per l’Africa sono di prima necessità. Si tratta della coltivazione delle patate nel mondo (il 2008, tra l’altro, è stato l’anno internazionale della patata ma nessuno se ne è accorto...). Ed ecco che in quel rapporto denominato “New light on a hidden treasure” (Nuova luce su un tesoro nascosto) si sostiene che l'incremento della produzione mondiale di patate nei Paesi in via di sviluppo potrebbe subire una battuta d'arresto se la crisi economica mondiale ridurrà gli investimenti, il commercio e l'accesso al credito per i produttori.

A giudizio della Fao, si tratta di una minaccia inquietante, in un momento in cui la patata è diventata un alimento di base importante e rappresenta per molti Paesi in via di sviluppo una produzione commerciale particolarmente lucrativa. Ora, secondo le più recenti statistiche della Fao, contenute nel rapporto, la patata è la principale coltivazione non cerealicola al mondo, con una produzione totale nel 2007 di 325 milioni di tonnellate, di cui più della metà realizzata in Paesi in via di sviluppo. La Cina è il principale produttore mondiale di patate, mentre Bangladesh, India e Iran sono oggi tra i maggiori consumatori al mondo. Il rapporto della Fao avverte ora che "si stanno addensando scure nubi sulle previsioni per l'anno venturo".

Il rallentamento dell'economia mondiale minaccia, infatti, di ridurre i flussi d’investimenti e di aiuti allo sviluppo nei Paesi poveri, compreso il sostegno all'agricoltura che ha aiutato molti Paesi a rafforzare la produzione. Le nazioni più ricche potrebbero quindi essere tentate di alzare le barriere commerciali, che già applicano forti tariffe sulle importazioni, mentre la crisi del settore bancario lascerà molti contadini senza credito da investire nella produzione 2009.

E sempre per l’acqua ecco, in sintesi alcuni dati: in Italia sono a rischio regioni come Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna. E nel mondo, come avverte l’Unicef, circa tre milioni e mezzo di persone, in gran parte bambini sotto i 5 anni, muoiono per malattie infettive legate alla mancanza di accesso all'acqua. E comunque sia cerchiamo di pregare meno e di operare di più per dare appunto da bere agli assetati. Concretamente.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy