di Michele Paris

L’ultimo incarico di un certo rilievo ancora da assegnare da parte del presidente-eletto Barack Obama, a pochi giorni dal suo insediamento, è finito per risultare il più discusso e controverso. La scelta per la direzione della principale agenzia d’intelligence americana (C.I.A.) è ricaduta infatti sull’ex parlamentare e capo di gabinetto di Bill Clinton, Leon E. Panetta, veterano democratico della California. Le polemiche suscitate all’interno del partito - e successivamente almeno in parte rientrate - riguardano la scarsa esperienza in questioni di intelligence del futuro direttore e la gestione imprudente dell’annuncio della sua nomina. Un ulteriore passo falso, quest’ultimo, da parte del team addetto al processo di transizione verso la Casa Bianca e cha va ad aggiungersi a quelli legati alla rinuncia del designato segretario al commercio, Bill Richardson, e al parziale voltafaccia circa la nomina del successore al Senato di Obama fatta dal discusso governatore dell’Illinois, Rod Blagojevich. L’incombenza della scelta del nuovo capo della C.I.A. è stata rinviata il più possibile da parte di Obama, finito sotto il fuoco delle critiche su questo tema già pochi giorni dopo la vittoria elettorale ai primi di novembre. Il candidato più probabile sembrava essere infatti John O. Brennan, il quale aveva ricoperto in passato numerose cariche di rilievo all’interno dell’agenzia. Il suo presunto coinvolgimento nella creazione dei piani di detenzione preventiva e di interrogatori illegali (tortura) da parte della C.I.A. sotto l’amministrazione Bush, all’indomani dell’11 settembre, lo avevano tuttavia costretto a rinunciare formalmente alla sua candidatura in seguito ad una sollevazione della comunità dei blogger.

Il presidente-eletto ha incontrato allora non poche difficoltà a reperire un altro candidato qualificato che fosse in grado di farsi carico della gestione della tentacolare agenzia e che, allo stesso tempo, non fosse coinvolto con le pratiche che hanno macchiato la gestione dell’intelligence dell’attuale inquilino della Casa Bianca. Nonostante Brennan alla fine non sarà messo da parte – diventerà infatti uno dei consiglieri del prossimo presidente per la sicurezza nazionale, carica che non richiede conferma da parte del Congresso – la scelta è ricaduta su uno dei maggiori critici dei metodi recentemente consolidatisi all’interno della C.I.A., anche se la sua qualità principale non sarà la competenza negli affari di intelligence ma, piuttosto, le doti manageriali, la profonda conoscenza della politica estera e lo spirito bipartisan.

Voci importanti nel Partito Democratico hanno accolto positivamente la nomina di Panetta, a partire dal leader di maggioranza al Senato, Harry Reid. Critiche e resistenze sono giunte invece dalla senatrice della California, Dianne Feinstein, e dal senatore del West Virginia, John D. Rockefeller IV, rispettivamente nuovo presidente e presidente uscente della commissione parlamentare per i servizi segreti. A scatenare le ire dei due senatori sarebbe stata soprattutto la mancata consultazione con loro da parte di Obama sulla scelta del prossimo direttore della C.I.A. La loro irritazione si è manifestata anche nella necessità, a loro parere, di avere un esperto d’intelligence alla guida delle operazioni di anti-terrorismo in un frangente storico così delicato.

Il riconoscimento immediato dell’errore commesso dal team di Obama e le scuse recapitate ai vertici della commissione che dovrà farsi carico della conferma di Panetta al vertice dell’intelligence americana, hanno in ogni caso contribuito all’abbassamento dei toni in casa democratica. Resta tuttavia da verificare quale sarà l’efficacia dell’operato di un outsider come Panetta in un’agenzia notoriamente sospettosa di burocrati provenienti dal mondo politico. Qualche ostacolo alla nomina potrebbe giungere in commissione anche dalla minoranza repubblicana, decisamente preoccupata delle competenze del nuovo direttore in materia di lotta al terrorismo.

Se confermato, Leon E. Panetta, con i suoi 70 anni diventerà il più anziano direttore dell’agenzia civile di spionaggio sorta sulle ceneri dell’OSS al termine della seconda guerra mondiale. Nei due anni e mezzo durante i quali ha ricoperto l’incarico di capo di gabinetto nell’amministrazione Clinton, il figlio di ristoratori italiani emigrati in California ha assistito quotidianamente alle relazioni dell’intelligence destinate al presidente, anche se tuttavia, nei sedici anni trascorsi al Congresso (dal 1977 al 1993), non ha mai fatto parte della commissione per i servizi segreti. Nel prendere in mano la direzione delle operazioni d’intelligence più delicate che competono all’agenzia di Langley, in Virginia, Panetta succederà al generale Michael V. Hayden, nominato da George W. Bush nel maggio del 2006 in seguito alle dimissioni di Porter J. Goss, anch’egli ex parlamentare - repubblicano della Florida a lungo a capo della commissione per i servizi segreti - ed ex agente della C.I.A..

Il compito più delicato - almeno pubblicamente - sarà tuttavia quello di decidere il futuro del discusso programma di detenzione adottato dalla C.I.A. negli ultimi anni e dei metodi di interrogatorio che hanno frequentemente sconfinato nella tortura. A questo proposito, Panetta ha raccolto l’elogio del suo diretto superiore, l’ammiraglio Dennis Blair, nominato da Obama a ricoprire la carica di direttore della “National Intelligence”, posizione direttamente subordinata all’autorità del presidente. Del resto, proprio ieri il neopresidente ha riconfermato la volontà manifestata in campagna elettorale di voler chiudere con torture e comportamenti disumani, rispettando integralmente la Convenzione di Ginevra sui prigionieri. Tutto ciò significa anche ristabilire la legalità all’interno dell’agenzia aldilà del cambio al vertice. Ma sotto questo aspetto, Obama ha manifestato l’intenzione di confermare al posto di vice-direttore il veterano dell’intelligence Stephen R. Kappes - dimessosi nel 2004 e poi tornato al suo posto due anni dopo in concomitanza con l’addio di Porter J. Goss - così come il n. 3 dell’agenzia, Michael Morell, e di evitare in ogni caso un turn-over generale.

L’annunciato ripristino della legalità nei metodi di detenzione e nella gestione degli interrogatori, nel pieno rispetto della Convenzione di Ginevra, è uno dei compiti più urgenti che attende l’amministrazione Obama. Un contributo fondamentale in questo senso dovrà giungere proprio da Leon E. Panetta, il cui background di politico potrà essere molto utile per ridare credibilità agli occhi dell’establishment democratico che detiene la maggioranza al Congresso. Quanti si augurano una positiva riuscita di Panetta alla guida della C.I.A. fanno riferimento alla figura di John A. McCone, direttore dell’agenzia tra il 1961 e il 1965 a cavallo delle amministrazioni di John Kennedy e Lyndon Johnson. Politico e uomo d’affari californiano, McCone è considerato tra i migliori direttori dell’intelligence americana e a lui è generalmente riconosciuta la scoperta dell’installazione dei missili sovietici a Cuba nel 1962. Allo stesso modo, uno dei più popolari (e nefasti) direttori nati all’interno della C.I.A. - Richard Helms, entrato a far parte dell’OSS già dal 1943 e al comando dell’agenzia tra il 1966 e il 1973 - fu condannato per aver mentito al Congresso sul coinvolgimento dei servizi segreti americani nel rovesciamento del governo Allende in Cile.

Molto difficilmente però Obama e Panetta daranno vita ad una profonda operazione di pulizia all’interno della C.I.A. – dove essa potrebbe essere percepita piuttosto come una inutile “caccia alle streghe”. Il solo abbandono definitivo dei metodi incoraggiati da Bush e Cheney e l’essere effettivamente in grado di navigare le agitate acque dell’intelligence americana con successo, rappresenterebbero in ogni caso un confortante passo avanti rispetto agli ultimi otto anni.

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