di Rosa Ana De Santis

Lula lo aveva annunciato da tempo, sfidando il dissenso talare di Vatican City. Lula lo ha fatto. Il piano di Pianificazione Familiare prevede la distribuzione di preservativi, pillola anticoncezionale e pillola del giorno gratis per un anno. Circa 1.200 milioni di preservativi verranno distribuiti a carico dello Stato in tutto il Brasile, ogni donna potrà ricevere pillole sufficienti per non correre rischi di gravidanza nei prossimi dodici mesi. L’operazione, da 40 milioni di Euro, non prevede la sola immissione nel mercato dei rimedi anticoncezionali, ma anche una vasta campagna pubblicitaria. Sportelli di assistenza e informazione per costruire nella popolazione un’educazione alla sessualità: come gestirla e come governarne i rischi. Un’operazione urgente per un Paese che conta quasi i 190 milioni di abitanti. Una misura efficace per il controllo delle nascite. Quelle “non desiderate” come ha ricordato Lula rispondendo all’anatema (che non si è fatto attendere) di Benedetto XVI. Il presidente del paese più popoloso e cattolico del Sudamerica non si è chinato di fronte alle pressioni dell’onda cattolica, mantenendo alto il profilo che deve mantenere un capo di stato. Critico, anche contrario all’aborto sul piano personale, ma assolutamente attento a disgiungere questo dall’attività istituzionale che deve salvaguardare i diritti di tutti senza contaminarli di discriminazioni religiose o orientamenti morali personali.

La scuola di Lula ha la stessa sorte di quella di Zapatero nella scena italiana: fa allergia al nostro Parlamento. Quella è la politica di paesi che si emancipano dalla cultura e dalla storia cattolica. La nostra ne è una goffa imitazione, integralmente irretita nella trappola d’essere un feudo di S.Pietro. Soprattutto se pensiamo a quanto sia viva e vissuta la pratica religiosa in quei paesi rispetto al nostro dove è ridotta a una magra processione di fedeli e al tifo degli esaltati papaboys. Alla decisione del governo, Antonio Augusto Dias Duarte, vescovo ausiliare dell'arcidiocesi di Rio de Janeiro, replica contestando che l’educazione all’esercizio maturo della sessualità sia affidato con tanta leggerezza alla diffusione degli anticoncezionali, ricordando che ben altre sono le piaghe sociali di miseria ed emarginazione di tanta parte della popolazione brasiliana.

Come se di queste piaghe le nascite senza controllo, le gravidanze di giovani ragazze, la diffusione di AIDS e malattie veneree non fossero un elemento importante. L’errore argomentativo in cui cade la condanna ecclesiastica è lo stesso di sempre, come l’ipocrisia degli alti prelati. Dicono di non riconoscere nella contraccezione il metodo più idoneo per essere educati a vivere la sessualità in modo consapevole, ma vogliono dire astinenza dai rapporti sessuali. Dicono che il preservativo e la pillola non bastano nel lungo periodo, non risolvono tutto, ma nemmeno Adilson Franca, direttore delle iniziative strategiche del ministero, lo pensa. Tanto è vero che l’impegno del governo è più articolato e su più fronti. Tutti importanti allo stesso modo. Misure di emergenza e misure di formazione. Ma la chiesa vuole semplicemente ribadire l’equazione preistorica tra copulare e procreare. Come Dio vuole.

Questa pagina di cronaca politica del Brasile racconta di uno Stato che prende in carico quasi totalmente la vita dei propri cittadini, fornendo loro alcuni degli strumenti necessari a tutelare e pianificare secondo ragione e salute la propria vita sessuale e familiare, ancora prima la propria vita. E’ questo atto così pulito e senza mezze misure di responsabilità e di politica laica che la Chiesa non può tollerare.

Al fondo non è l’esercizio di riconoscere i limiti della distribuzione popolare di profilattici e pillola. Perché che questi strumenti senza un adeguato sostrato culturale non siano efficaci e che ne sia a rischio lo stesso utilizzo è fin troppo evidente. E’ la storia di tanti Paesi in via di sviluppo. Lì dove in molte situazioni registriamo forme di spietata vessazione delle donne agli uomini. Dove un marito che va in città a prostitute non tornerà a casa dalla moglie indossando il preservativo. Quando la maggior parte dei rapporti sessuali dentro casa avviene nelle forme di abuso e violenza carnale. Ma oggi sappiamo due cose importanti. Le due che davvero feriscono l’orgoglio della Chiesa cattolica. Quello del potere, non quello del Vangelo.

Sappiamo che nei Paesi flagellati dall’AIDS e dalla nascita di tanti figli i cartelli messi fuori le scuole che invitano i ragazzi a non avere rapporti sessuali per non essere contagiati dall’AIDS sono inefficaci; non salvano una vita che non sia la vita di un fedele cattolico. Ammesso che sia rimasto qualche fedele cattolico a seguire questi canoni di castità. E sappiamo che il Brasile, grazie al coraggio del suo Presidente, ha fatto una scelta di assoluta e rivendicata laicità. In un paese in cui, molto più che da noi, santi e Gesù si mescolano nelle pieghe delle tradizioni più antiche, tra i colori della vita ordinaria e nelle case della povera gente. A Lula la condanna per eresia non fa paura, soprattutto se viene dallo Stato di Dio e non da Dio. Attento, molto più attento, risulta essere al bene del suo popolo.

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