di Elena Ferrara

All’anagrafe diplomatica la lotta continua. Perché ancora non si è raggiunta una decisione definitiva su chi potrà chiamarsi, ufficialmente, “Macedonia”. E mentre la situazione si fa sempre più complessa, l’Europa non parla e non agisce con l’autorità di cui potrebbe disporre. I macedoni di Skopje rivendicano il nome sostenendo che è un Doc; i greci di Atene sostengono, invece, che il marchio è loro. Intanto si muove qualcosa pur se con toni e commenti diversi. C’è il segretario generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer il quale, direttamente dalla “Republika Makedonija”, fa sapere di sperare che venga risolta quanto prima la disputa sul nome che oscilla fra interpretazioni e applicazioni diverse. E’ questa controversia - ha ribadito l’uomo della Nato - l'unico ostacolo che resta per l'adesione del paese balcanico all'Alleanza Atlantica. La Nato, aggiunge Scheffer, non è coinvolta direttamente negli sforzi per trovare una soluzione, anche se l'Alleanza vorrebbe vedere tale questione “chiusa il più presto possibile”. Il segretario generale, che ha incontrato a Skopje il presidente macedone uscente, Branko Crvenkovski, precisa poi che "il principio della porta aperta" è sempre stato alla base della politica dell'Alleanza Atlantica. La Nato, quindi, continuerà a dare sostegno alla Macedonia, conclude Scheffer, che ringrazia il governo locale per la partecipazione dei suoi militari alle missioni di pace dell'Alleanza. Tutto questo per dire, in pratica, continuate pure a polemizzare tra voi “macedoni” di una parte e dell’altra, importante è che i soldati di Skopje vadano dove li guida la Nato…

La situazione, pur se in movimento, resta però in acque torbide. Ma sul piano della cronaca diplomatica va rilevato che il ministro degli Esteri della Macedonia, Antonio Milososki, si è detto disposto a proseguire il dialogo con la Grecia sulla questione del nome. Ma ha messo l’accento, com’era da prevedere, sulla questione Nato. "Sull’adesione della Macedonia nella Nato – ha detto - noi dobbiamo avere presenti due aspetti: quello d’appartenenza e quello dell'adesione. La Macedonia ha acquisito la nomina per l’appartenenza alla Nato in precedenza, è un Paese stabile e molto efficace nel suo contributo per l'Alleanza. L'adesione non è ancora stata raggiunta a causa di un altro paese della Nato, che è contro il nostro nome costituzionale".

Il riferimento è preciso. Colpevole sarebbe la Grecia. E così Skopje insiste nel suo copyright e rilancia la palla alle Nazioni Unite che dovrebbero occuparsi della questione. Il governo di Skopje torna a sottolineare che, nel mese d’aprile 2008, nei lavori del vertice di Bucarest, la Macedonia non potè ricevere l’invito per l'adesione nell’Alleanza (come l'Albania e la Croazia) a causa delle differenze con la Grecia sulla questione del nome. C’è stato un preciso diktat di Atene che ha posto il veto alla nazione macedone che è definita – nel linguaggio delle diplomazie occidentali – come “Fyrom”. E il problema non è solo quello del nome, perché in ballo c’è il quadro geopolitica europeo-balcanico.

Fyrom è l’acronimo di ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, ed è il nome con cui l'Onu nel '93 ha riconosciuto questo Stato, fino ad allora nella federazione fondata da Tito. La volontà di affermarsi come "Repubblica di Macedonia" (come nella loro Costituzione) determinò subito forti proteste in Grecia, preoccupata da possibili effetti destabilizzanti al suo interno, dove vi sono tre regioni denominate Macedonia Ovest, Macedonia Centrale, Macedonia Orientale - Tracia. Atene non accetta tutto questo e anche al recente vertice di Bucarest ha posto il veto all'ingresso della Fyrom nella Nato (dove, invece, è stato dato il via libera a Croazia e Albania). E così il territorio della Fyrom rappresenta solo una parte della regione storico-geografica chiamata Macedonia, comprendente anche aree entro i confini di Bulgaria, Serbia e Albania.

Nonostante le posizioni del fronte della fermezza nei confronti di Skopje, Atene conferma l'intenzione di proseguire il negoziato per giungere ad una soluzione condivisa sul nome. Intanto tra coloro che riconoscono a Skopje il nome di "Repubblica di Macedonia" ci sono Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna, Turchia. Tra quelli che in linea con Onu e Ue usano "Fyrom", invece, Germania, Italia Francia, India, Australia.

In questo contesto di dispute diplomatiche arrivano nella Fyrom-Macedonia di Skopje le elezioni. Con l’esecutivo uscente - presieduto da Nikola Gruevski, leader del partito Vmro-Dpmne (cristiano-democratico, osservatore nel Partito popolare europeo) in coalizione con Dpa - Partito democratico degli albanesi – fa sentire la sua voce, rilevando che si tratta di una partita chiave. Sulla linea da seguire nel negoziato, intanto, emergono posizioni articolate. Il premier obietta all'idea di Nikola Dimitrov - rappresentante Fyrom al tavolo negoziale - di una proposta sulla base di una piattaforma dei partiti. Il capo dello Stato Crvenkovski dice di essere d'accordo su un compromesso purché Atene sia flessibile sul riconoscimento della lingua e dell'etnia "macedone". Di parere diverso il primo presidente della repubblica, Kiro Gligorov, sostenitore dell'identità slava del suo popolo. E Graham Watson, leader di Alde - Alleanza dei Liberali e Democratici al Parlamento europeo, alla quale aderisce Italia dei Valori - sostiene che la questione sul nome Macedonia deve rimanere fuori dal summit della Nato, poiché non è suo compito risolvere la disputa.

In tutta questa vicenda non vanno infine sottovalutate le questioni geoeconomiche. La Grecia, infatti, è il secondo investitore nella Fyrom, dopo la Germania, con grandi gruppi quali la Banca Nazionale, Ote, Hellenic Petroleum e molte imprese medio-grandi, nel quadro dell'estensione economica greca nell'Europa Sud-orientale (115milioni di abitanti). Da un rapporto della Banca Nazionale emerge che questa strategia ha inciso per il 15% sulla crescita nazionale media degli ultimi 10 anni. C’è di che riflettere. Non è solo questione di nomi e di copyright.




Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy