di Michele Muro

Un elicottero Marine One della società AugustaWestland Da un bel po' di mesi, sia i giornalisti che i magistrati inquirenti stanno tentando di capire come sia stato possibile che documenti falsi, che ricostruirebbero un presunto tentativo del presidente iracheno Saddam Hussein di acquistare uranio arricchito dal Niger, siano stati consegnati dall'Italia alle autorità americane. La vicenda ha assunto rilevanza internazionale in quanto si tratta di una delle principali accuse allora mosse dal presidente Bush nell'ambito della sua campagna a favore della guerra contro l'Iraq e che lo stesso Bush, grazie anche a questi documenti, ha ripetuto dinanzi al Congresso nel Discorso sullo Stato dell'Unione 2003. Peccato che, come si è scoperto dopo, fosse tutto falso. La questione è tornata a galla ultimamente perchè sempre più indizi sembrano portare verso una sola conclusione: secondo ipotesi di indagine sarebbe infatti stato l'ex premier Silvio Berlusconi ad autorizzare la consegna di questi documenti agli americani al fine di ottenere qualcosa in cambio. Ma di cosa stiamo parlando esattamente? Per la precisione, di un contratto del Pentagono per la costruzione della flotta speciale di elicotteri per la presidenza degli Stati Uniti d'America, che è stato assegnato alla Finmeccanica.

Negli Stati Uniti la storiaccia dell'uranio nigeriano è legata a doppio filo allo scandalo CIA Gate, in quanto proprio a seguito del discorso di Bush dinanzi al Congresso ed al suo nominare la vicenda dell'uranio nigeriano, il marito dell'agente della CIA Valerie Plame, Joe Wilson, è uscito allo scoperto accusando l'Amministrazione americana di aver manomesso rapporti di intelligence per costruire consenso attorno alla guerra contro l'Iraq. Per vendicarsi di Wilson, allora fonti dell'Amministrazione avevano segretamente informato la stampa, ed in particolare la reporter del New York Times, Judith Miller, che la Plame aveva lavorato per anni come agente della CIA. Peccato che rivelare l'identità degli agenti della CIA sia un reato secondo il codice penale americano. Si è poi scoperto che queste fonti altri non erano che Lewis I. Libby, l'onnipotente capo di gabinetto di Dick Cheney costretto alle dimissioni una volta accusato di questo crimine, e il consigliere più fidato del presidente Bush, Karl Rove, oggi sotto indagine per la medesima questione.

In Italia invece sono due persone molto vicine all'ex premier Berlusconi, Carlo Rossella e Giovanni Castellaneta, ad essere al centro delle indagini sul trasferimento del dossier spazzatura sull'uranio arricchito dal SISMI, il servizio segreto militare italiano, alla Casa Bianca. Secondo ciò che ha riportato Repubblica, in diversi articoli, è stato Carlo Rossella, all'epoca direttore di Panorama, a consegnare tale dossier nell'autunno del 2002 all'Ambasciata americana di Roma. Tale azione risulta però essere abbastanza strana alla luce di quanto si è venuto poi a sapere, ovvero che lo stesso Rossella era stato avvisato precedentemente da Elisabetta Burba, la principale reporter investigativa di Panorama, che tale dossier altro non era che una grossolana manipolazione.

Per capire le motivazioni di Rossella non si può però non tenere conto che in quel periodo Rossella, oltre a dirigere Panorama, ovvero il settimanale di punta della Mondadori di Berlusconi, era stato anche considerato un potenziale candidato al posto di direttore generale della RAI in quota Forza Italia, ed era stato anche precedentemente consigliere di politica estera per il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

Ancora più legato a Berlusconi di Rossella era invece Giovanni Castellaneta, l'attuale ambasciatore italiano negli Stati Uniti ed ex consigliere di Berlusconi per le questioni di sicurezza pubblica. Secondo ciò che infatti ha reso noto sempre Repubblica, Niccolò Pollari, il capo del SISMI, ha tentato in tutti i modi nell'agosto 2002 di rassicurare la CIA, piuttosto dubbiosa a questo proposito, sull'autenticità dei documenti forniti dagli italiani, ma aveva fallito miseramente. A questo punto era intervenuto Castellaneta per bypassare la CIA e permettere a Pollari di incontrarsi direttamente con l'allora Consigliere per la Sicurezza Nazionale, Condoleeza Rice, e con il suo vice, Stephen Hadley. Tale incontro è avvenuto effettivamente alla Casa Bianca il 9 settembre 2002 ed è stato confermato da diversi funzionari della Casa Bianca.

E' stato solo a seguito di questo incontro che la storia dell'uranio nigeriano ha cominciato a circolare nei piani alti della politica americana. Verso la fine di settembre 2002 infatti, l'allora direttore della CIA George Tenet e l'allora Segretario di Stato Colin Powell, avevano citato, in incontri riservati tenuti dinanzi alla Commissione Estero del Senato americano, questo presunto tentativo di acquisto di uranio impoverito dal Niger da parte di Saddam Hussein come una prova fondamentale della volontà irachena di dotarsi di armi di distruzione di massa.

Poco prima dell'ormai famigerato discorso di Bush sullo Stato dell'Unione 2003, il vice della Rice, Stephen Hadley, aveva tentato inutilmente di ricevere l'approvazione della CIA all'inserimento di questa vicenda all'interno del discorso presidenziale. Ma nonostante la contrarietà dell CIA, lo staff di Bush decise di inserire questa frase all'interno del discorso: "Saddam Hussein ha recentemente tentato di acquistare significanti quantità di uranio da un Paese africano". Successivamente lo stesso Bush, (poco informato o per altri motivi?), avrebbe attribuito la fonte di questa informazione di intelligence al governo inglese. Nessuna menzione ufficiale è stata fatta di qualsiasi connessione tra i governi italiani ed americani in questa vicenda.

Ma cosa ebbe il governo Berlusconi in cambio per aver fornito questa "pistola fumante" all'Amministrazione Bush? Nel gennaio 2005, la Marina Militare americana ha appaltato la costruzione di 23 nuovi elicotteri presidenziali Marine One alla società AugustaWestland attraverso la Lochkeed Martin, un affare di 1,7 miliardi di dollari. Tale società, sebbene venga considerata spesso come una azienda mista italo-inglese, è in realtà posseduta interamente da Finmeccanica, la principale azienda del complesso militar-industriale italiano.

La scelta a favore di AugustaWestland per la costruzione dei Marine One ha sorpreso diversi esperti del settore, in quanto la sua rivale, l'americana Sikorsky Aircraft Corporation, era ritenuta di gran lunga la favorita. La Sikorsky infatti aveva costruito elicotteri per la presidenza degli Stati Uniti d'America sin dal 1939 fino ad almeno il 1957. Tra i presidenti che hanno volato sugli elicotteri costruiti dalla Sikorsky ci sono Eisenhower che li usava per tornare alla sua fattoria di Gettysburg nel fine settimane e Nixon quando si dovette dimettere dalla Casa Bianca a seguito dello scandalo Watergate.

Non solo la Sikorsky ha quindi perso una gara in cui era di gran lunga la favorita dunque, ma ha anche perso contro una azienda straniera che non si è mai fatto alcun problema a vendere elicotteri anche ad altri Paesi piuttosto ostili nei confronti degli americani, come ad esempio l'Iran. Addirittura risulta che la AugustaWestland, per conto di Finmeccanica, abbia partecipato ad un Fiera dell'Areonautica militare che si sarebbe tenuta sull'isola di Kish in Iran. E' anche per questo motivo che alcuni senatori democratici, in primis Dodd, Lieberman e la Clinton hanno deciso di dichiarare pubblicamente tutto il loro disappunto dinanzi al Senato americano per una scelta che considerano sbagliata e poco patriottica.

Come nel caso del dossier spazzatura sull'uranio nigeriano, la figura chiave che ha permesso all'AugustaWestland di ottenere il contratto per la costruzione dei Marine One è stata molto probabilmente Gianni Castellaneta. Quando il Pentagono aveva emesso il bando di gara per i Marine One, Castellaneta era infatti vicepresidente di Finmeccanica e consigliere per la sicurezza pubblica dell'allora primo ministro Silvio Berlusconi. In poco tempo, l'appalto sarebbe stato consegnato agli italiani e Castellaneta sarebbe stato premiato con la nomina ad ambasciatore.

A questo proposito lasciamo la parola allo stesso Castellaneta che ha dichiarato giubilante ad un giornale italoamericano, che, il giorno del suo insediamento, "a mezzogiorno il presidente Bush mi aveva ricevuto per consegnarmi le credenziali. Non mi aveva fatto attendere neppure un giorno. E' stato di una cortesia eccezionale". Il ruolo di Castellaneta nell'ottenimento del contratto Marine One non è mai stato esaminato con particolare cura prima d'ora, ma stando a ciò che hanno riportato Affari Italiani, uno dei giornali online più seguiti in Italia, ed il sito disarmo.org, era da diverso tempo che i dossier più scottanti sulle relazioni bilaterali tra Italia e Stati Uniti d'America erano di fatto in mano a Castellaneta.

L'Ambasciata italiana a Washington ha fatto sapere, mediante il suo capoufficio stampa, Luca Ferrari, che "nella sua qualità di ambasciatore, rappresentando l'Italia negli Stati Uniti, l'ambasciatore non è interessato a rilasciare alcuna dichiarazione riguardante Finmeccanica". Il problema è però, come fa notare anche il giornalista di Repubblica, Carlo Bonini, che esiste un oggettivo conflitto di interessi tra l'ambasciatore e l'uomo d'affari Castellaneta. Tale argomento è stato anche oggetto di discussione in Parlamento nella scorsa legislatura, ma grazie alla maggioranza dei seggi allora detenuta dal suo mentore Berlusconi, non si è mai indagato realmente sulla materia".

Oggi che il leader dell'Unione, Romano Prodi, ha avuto l'incarico di assumere la presidenza del Consiglio dal presidente Napolitano, il nuovo Parlamento ha il dovere di aprire una indagine per scoprire cosa davvero ci sia dietro l'affare "uranio nigeriano". Per l'Italia, la principale domanda da rispondere è se Silvio Berlusconi ci abbia personalmente guadagnato dall'accordo Marine One. Per gli Stati Uniti d'America, invece, la principale questione è se l'Amministrazione Bush in questo modo abbia davvero ripagato gli italiani per aver fornito informazioni false di intelligence per propugnare la causa della guerra contro l'Iraq.

In ogni caso, non c'è tempo da perdere. L'Italia, gli Stati Uniti d'America ed il mondo intero hanno il diritto di sapere la verità.

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