di Emanuela Pessina

BERLINO. Il Presidente della Repubblica tedesca, Christian Wulff, non si é ancora pronunciato in merito alla decisione del board della Bundesbank che, giovedì scorso, ha deciso all'unanimità l'espulsione di Thilo Sarrazin, l'alto dirigente della Bundesbank che ha sconvolto di recente con i suoi commenti sulla presunta limitatezza intellettuale degli immigrati poveri e sulla peculiarità genetica degli ebrei. La Banca federale tedesca ha appunto chiesto la revoca della sua carica dal consiglio direttivo, lasciando la decisione ultima - come da prassi - al Presidente della Rebubblica tedesca. E anche l'SPD, il "Partito del popolo" al quale Sarrazin é iscritto, sta valutando la possibilità di espellerlo per ragioni "umane" dalle sue fila.

I membri del consiglio direttivo della Bundesbank, la Banca centrale tedesca, si erano riuniti giovedì scorso per decidere di Thilo Sarrazin in sua assenza. Il board si era pronunciato all'unanimità: Sarrazin non può continuare a rappresentare la Banca centrale di Germania, poiché il suo libro “La Germania si distrugge da sola” ha superato i limiti della convenienza. E ancora: il razzismo di Sarrazin rovina l'immagine della Bundesbank, un'istituzione economica che ha bisogno della totale fiducia pubblica per poter sopravvivere e che non può essere assolutamente sospettata, visto anche il meno recente passato della Repubblica federale, di covare fuochi xenofobi.

Da un punto di vista giuridico, tuttavia, la motivazione della Bundesbank appare debole: le opinioni di un membro del consiglio direttivo della Banca federale, per quanto vergognosamente razziste, non mettono in pericolo la riserva monetaria dei tedeschi. Raramente si è visto prendere decisioni economiche in base a codici d'etica e, di sicuro, la figura di Sarrazin non rischia di andare a intaccare gli interessi dell'istituzione bancaria tedesca solo per avere violato dei valori umani. La richiesta di espulsione di Sarrazin ha quindi ben altri radici, tutte di natura esclusivamente politica.

La Cancelliera Angela Merkel (CDU) ha espresso più volte la sua indignazione per il libro di Sarrazin, augurandosi una risoluzione decisa e "indipendente" da parte della Bundesbank. Inutile sottolineare che i desideri della "fanciulla venuta dall'est" non sono capricci di poco conto da poter ignorare a piacimento. Anche il Presidente della Banca centrale europea (BCE), Jean-Claude Trichet,  ha commentato le posizioni di Sarrazin in risposta ad alcuni giornalisti e non ha nascosto il suo disappunto. "Come cittadino", Trichet si è detto "scioccato" dalle affermazioni di Sarrazin; in veste di Presidente della BCE, invece, ha rinnovato la sua totale "fiducia nella Bundesbank" per quel che riguarda le decisioni del caso. Trarre conclusioni dal suo discorso è tanto logico quanto inevitabile.

L'ultima parola in proposito è stata pronunciata ieri sera da Christian Wulff, il Presidente della Repubblica federale: la burocrazia tedesca prevede che sia proprio lui a decidere ufficialmente dell'espulsione degli alti dirigenti della Bundesbank, dopo la richiesta del consiglio direttivo. Eletto lo scorso giugno in successione al dimissionario Horst Koehler, Wulff si è trovato a prendere la prima decisione importante del suo mandato. Una decisione che qualcuno dava quasi per scontata,  ma per cui l'uomo della Merkel ha voluto interpellare anche la Cancelliera e il suo Governo, chiedendo a sorpresa il loro parere ufficiale. Le leggi sono molto complesse e si deve provare giuridicamente la possibilità di allontanare Sarrazin. Ma l'ora di Sarrazin alla Bundesbank è scoccata.

L'attenzione pubblica si sposta ora però sul Partito socialdemocratico tedesco, che Sarrazin ha rappresentato attivamente per molti anni nel panorama politico berlinese in qualità di ministro alle Finanze. Anche qui si sente l'esigenza di misure contro il politico e le sue idee anti-immigrazione. Michael Mueller, Presidente della frazione SPD di Berlino, sostiene di avere buone carte per ottenere l'espulsione di Sarrazin dal partito.

In un precedente tentativo, la commissione dei probiviri aveva rifiutato la stessa richiesta, poiché un partito deve essere capace di "accettare anche le voci critiche al suo interno". Ma per Mueller le tesi di Sarrazin non sono una semplice critica fuori dal coro: le sue affermazioni vanno contro i principi basilari del partito e sono per questo inaccettabili. "Non escludiamo Sarrazin per le sue idee sull'immigrazione, ma per la sua opinione sull'essere umano nella società".

A quanto pare, quindi, la politica tedesca ha già preso le sue risoluzioni. E i cittadini tedeschi, invece, cosa ne pensano? Il settimanale tedesco Focus si è preoccupato di condurre un sondaggio popolare al riguardo: il 63% degli intervistati non crede che l'immigrazione incontrollata abbassi il quoziente intellettivo della Germania. Ciò significa che i due terzi dei tedeschi non sono d'accordo con le teorie pseudo-antropologiche espresse in “La Germania si distrugge da sola”.

Certo, considerata la gravità della posizione di Sarrazin, ci si aspettava una maggioranza più schiacciante contro di lui. È anche vero che l'Europa di questi ultimi tempi non ha mostrato un carattere particolarmente aperto nei confronti dello straniero: non resta che accontentarsi della sentenza del popolo e, anzi, gioire per lo spirito critico mostrato dai due terzi di questo. Quello che sembra verificarsi, per ora, é che in attesa delle decisioni presidenziali, Sarrazin diventa un test per capire quanto il passato del Paese pesi ancora sul suo presente.

 

 

 

 

 

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