di Michele Paris

Dietro indicazione del già potente presidente Mahinda Rajapaksa, il Parlamento dello Sri Lanka ha approvato a larga maggioranza una serie di modifiche costituzionali che aumentano considerevolmente l’autorità del governo, e permetteranno al Capo dello Stato di farsi eleggere per un numero indefinito di mandati. L’evoluzione del quadro politico singalese in senso autoritario fa seguito alla conclusione violenta della guerra civile con la sconfitta delle Tigri Tamil nel maggio 2009 e la successiva netta affermazione elettorale dello stesso Rajapaksa lo scorso mese di gennaio.

L’iter parlamentare con cui è stato adottato il 18esimo emendamento alla Carta Costituzionale rivela già di per sé la svolta autocratica in corso nel paese asiatico. Ben poco dei contenuti del provvedimento era stato rivelato pubblicamente prima del dibattito in aula. Un dibattito che è durato un solo giorno dopo che il governo, una volta ottenuto il via libera dalla Corte Suprema, aveva presentato la legge costituzionale come provvedimento urgente da approvare in tempi rapidi.

Secondo l’ordinamento dello Sri Lanka, per approvare modifiche alla Costituzione è necessaria una maggioranza formata dai dei due terzi dei parlamentari. Nonostante il partito del presidente (Alleanza per la Libertà e l’Unità del Popolo, UPFA) disponga di 144 seggi su 225 dell’intera assemblea, la proposta di modifica ha ottenuto ben 161 voti a favore grazie ad alcune defezioni dai partiti di opposizione dopo settimane di trattative più o meno segrete.

L’attuale Costituzione singalese era stata introdotta nel 1978 ed è già caratterizzata da una forte connotazione presidenzialista. Il sistema di contrappesi del sistema politico è stato poi regolarmente indebolito dai vari presidenti che si sono succeduti negli ultimi tre decenni. Da più parti, dunque, si chiedeva addirittura l’abolizione dello stesso presidenzialismo, promessa fatta anche da più di un presidente e puntualmente disattesa una volta che il candidato otteneva la carica, poiché spesso le maggioranze parlamentari non consentivano di raggiungere i due terzi dei seggi in Parlamento.

Grazie ad una costante occupazione di tutte le sfere del potere in Sri Lanka, a Rajapaksa è riuscita invece ora l’operazione opposta, garantendo ancora maggiori poteri ad un presidente che gode già di ampie facoltà, come quelle di dissolvere il Parlamento dopo solo un anno dalle elezioni, assumere il controllo di qualsiasi ministero e dichiarare lo stato di emergenza.

Due sono stati i più importanti cambiamenti costituzionali voluti da Rajapaksa. Il primo prevede l’abolizione della sezione 31, vale a dire la soppressione del limite dei due mandati presidenziali di sei anni ciascuno. Il tetto al numero di mandati è un accorgimento diffuso nelle democrazie presidenziali per evitare che la mancanza di avvicendamento in una carica così potente possa condurre a derive autoritarie.

Il problema è particolarmente grave nello Sri Lanka, in quanto a partire dall’introduzione del presidenzialismo nessun Capo di Stato in carica alla ricerca del secondo mandato è stato sconfitto in un’elezione. Ciò perché la carica, tra l’altro, permette il controllo della macchina dello Stato per pilotare l’esito del voto. Grazie alla nuova Costituzione, così, Mahinda Rajapaksa potrà correre indefinitamente per la presidenza una volta terminato il suo secondo mandato nel 2016.

La seconda importante modifica rappresenta ancora più chiaramente un attacco a ciò che rimaneva del sistema di controllo dell’Esecutivo. Con un emendamento introdotto nel 2001, ad un Consiglio Costituzionale era stata affidata la facoltà di approvare la nomina di giudici, procuratori, membri di commissioni indipendenti e anti-corruzione, con lo scopo di limitare l’autorità presidenziale. Il 18esimo emendamento sostituisce ora il Consiglio Costituzionale con un Consiglio Parlamentare, guidato dal Presidente del Parlamento, il nuovo organismo non avrà però potere vincolante per le importanti nomine, a totale discrezione del Presidente.

Grazie a quest’ultima modifica, Rajapaksa potrà scegliere liberamente propri uomini da piazzare nella magistratura e ai vertici di delicate istituzioni, praticamente garantendosi la possibilità di politicizzare ogni istituzione democratica del paese e influendo pesantemente sull’esito delle prossime tornate elettorali.

Per il Presidente e il partito di governo i cambiamenti introdotti si sono resi necessari per garantire stabilità al sistema e sviluppo economico al paese dopo il lungo conflitto con la minoranza Tamil nel nord del paese. Una necessità particolarmente sentita in vista del crescente malcontento popolare che si annuncia con la prossima adozione di misure di austerity, come richiesto dal Fondo Monetario Internazionale che ha erogato quest’estate un prestito allo Sri Lanka di 2,6 miliardi di dollari.

Per i pochi oppositori rimasti, al contrario, i provvedimenti costituzionali non servono ad altro che ad assicurare la perpetuazione del potere di Mahinda Rajapaksa e di quella che sta diventando una vera e propria dittatura familiare. Se il presidente è già direttamente responsabile di 78 istituzioni nel paese, non è infatti l’unico Rajapaksa ad occupare posizioni di potere in Sri Lanka. I fratelli Gotabhaya e Basil sono rispettivamente ministro della Difesa e dello Sviluppo Economico. Un altro fratello, Chamal, è l’attuale presidente del Parlamento, mentre il figlio di quest’ultimo, Shashindra, è il Presidente della popolosa provincia di Uva nel sud del paese.

Il consolidamento del potere di Mahinda Rajapaksa è dovuto in parte anche ad un’opposizione sempre più debole e frequentemente ben disposta verso le lusinghe del partito di governo. Metodi repressivi per spegnere ogni segnale di resistenza hanno fatto il resto, come si è reso conto il principale contendente del presidente nelle più recenti elezioni, l’ex generale e membro del Parlamento Sarath Fonseka.

Esecutore principale dell’annientamento della resistenza Tamil lo scorso anno, Fonseka si era a poco a poco allontanato da Rajapaksa fino a correre per la presidenza nelle file dell’opposizione singalese. Uscito sconfitto dal confronto elettorale, Fonseka venne arrestato, privato di tutte le sue cariche militari e sottoposto alla corte marziale con la minaccia di essere condannato alla pena capitale. Una sorte che verosimilmente verrà riservata a quanti si opporranno all’uomo forte destinato a dominare per molto tempo la scena politica dello Sri Lanka.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy