di Carlo Benedetti 

MOSCA. Oggi avrebbe ottanta anni. E’ scomparso nell’aprile del 2007 - all’età di 76 anni - dopo aver monopolizzato la presidenza della Russia dal 1991 al 1999. Ed ecco ora che, in un clima di singolare dualismo dirigenziale, il primo ministro Putin e il presidente Medvedev celebrano Boris Nikolaevic Eltsin con manifestazioni che ai russi più attenti ricordano i fasti dei compleanni di Stalin spingendo a paragoni asiatici con il coreano Kin Il Sung.

Ed è subito orgia. Con un preciso ricorso alla manipolazione degli episodi del passato ai fini della polemica corrente. Si parla così di Eltsin con toni enfatici. Viene giustamente ricordato come il “Primo presidente della Russia” ma poi ci si lascia andare ad affermazioni di questo tipo: è stato  l'artefice delle privatizzazioni; carismatico e sanguigno; personalità vulcanica; icona di un’altra epoca; figura storica in un tempo di grandi cambiamenti; uomo legato alle speranze; trionfatore politico nel quadro di una crisi generale; autore principe della messa al bando del partito comunista; un dirigente che si è adoperato affinché potesse nascere una Russia nuova e democratica; un vero statista...

E sull’onda di queste emozioni arrivano i programmi ufficiali siglati in primo luogo da Putin che fu, appunto, il delfino di Eltsin. Si comincia con l’inaugurazione di un monumento nella città di Ekaterinburg, quella dove l’ex presidente mosse i primi passi nella nomenklatura comunista. Ed oggi la stele di marmo bianco - eretta nel centro storico con la modica somma di 50mila euro - lo ricorda come leader indiscusso e benedetto anche con un discorso di Medvedev che si aggiunge a quelli dei laudatores...

Tutto avviene mentre la macchina propagandistica del Cremlino impone ai canali radiotelevisivi (senza incontrare resistenze) servizi e documentari dedicati all’80mo del presidente. Escono i filmati dei congressi, le scene degli incontri internazionali, la vita in famiglia nella lussuosa residenza moscovita, le interviste con gli uomini che lo aiutarono nella gestione presidenziale. Del grande capo parlano a ruota libera, evidenziandone i meriti, gli ascari di un tempo, i vari Popzov, Burbulis, Sattarov, Kostikov, Ciubais, Akaiev, Stankevic, Tarpiscev, Filatov, Sciokin, Jastrgembskij, Sciuskevic, Jakovlev ... E parlano la vedova Naina Josifovna e la figlia Tatjana.

Da mattina a sera è un bombardamento d’immagini e dichiarazioni. Poi tutti al teatro Bolscioi per una serata ufficiale. Con la famiglia c’è il premier Putin che apre lo spettacolo con parole di ringraziamento per quanto fatto da Eltsin. In sala spiccano personaggi noti sui quali la tv si sofferma con lunghi primi piani. Ecco i registi Ljubimov e Zacharov (quello che si è sempre vantato di aver bruciato la tessera del Pcus), l’ex ministro della Cultura Svidkoi..

Tutto con l’accompagnamento musicale del Giuseppe Verdi della Forza del destino e poi con l’aria della furtiva lagrima di Gaetano Donizetti. Ma non c’è solo questo. L'archivista di stato Rudolf Pichoja, annuncia il libro "L'uomo dei cambiamenti. Analisi della biografia politica di Boris Eltsin" e il direttore esecutivo del “Centro Eltsin”, Aleksandr Drozdov, illustra una mostra fotografica alla Sala Esposizioni di Mosca e parla già dei concerti in onore di Eltsin che si terranno al Teatro di Stato di Ekaterinburg. Ci saranno poi la prima edizione del torneo di tennis giovanile dedicato alla memoria del presidente e  persino un concerto rock con la band russa "Okean Elzy".

Al processo di santificazione mancano, ovviamente, molte pagine segnate da eccessi di collera e improvvise amnesie. Si sorvola volutamente sul suo forte potere personale che si caratterizzò con marcati tratti dispotici che furono alla base (almeno in gran parte) del processo di estinzione dell’Urss e della scesa in campo degli oligarchi e dei mafiosi che hanno depredato il paese... E si potrebbe continuare con intere pagine (tutte filmate) delle sue sbornie epocali, in diretta.

Si potrebbe poi far luce sulla vera natura dello scontro con Gorbaciov. Ma, soprattutto, c’è quel pesante dossier della guerra contro la Cecenia con la conseguente repressione dei movimenti interni di liberazione nazionale. Per non parlare del bombardamento della sede del Parlamento. Quell’incredibile azione di guerra del 3-4 ottobre del 1993, che Eltsin scatenò nel cuore della capitale per eliminare le opposizioni pur di restare sul trono del Cremlino.

I colpi delle artiglierie della divisione Tamanskij - da lui mobilitata - distrussero la facciata dalla Casa Bianca adagiata sulla Moscova. Ci furono decine di morti fatti scomparire in tutta fretta. Poi una ditta turca provvide immediatamente al restauro per far dimenticare lo scempio, pur se le foto della Tass dovrebbero ancora circolare.

Ma sul terreno delle celebrazioni (queste, al momento, non caricate dall’ufficialità del Cremlino) sembra che ci sia un  posticino anche per quel Michail Sergeevic Gorbaciov che in Russia è persona quasi  dimenticata. Ora corre verso gli ottanta anni che compirà il 2 marzo. Ma di lui c’è - a Mosca - solo il ricordo del precipitare della perestrojka.

Nessuna celebrazione in patria perchè il compleanno verrà festeggiato da lui e dalla figlia alla Royal Albert Hall a Londra, con ospiti del calibro di Sharon Stone, Bryan Ferry, gli Scorpions, la London Symphony Orchestra e Lara Fabian, tutti riuniti in occasione di un concerto di beneficenza che vedrà tra gli invitati anche Angela Merkel e Arnold Schwarzenegger. Nella capitale russa, invece, l’ex presidente dell’era comunista potrà contare su una mostra fotografica e niente più. Gli onori, infatti, vanno tutti al padre di questa Russia globalizzata e corrotta, dominata dalle mafie e dagli oligarchi, alleata al grande capitale americano e israeliano. Eltsin, in fondo, avvolto nell’incenso dei suoi laudatores, è la conferma del fatto che la Storia la scrivono i vincitori.

 

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