di Alessandro Iacuelli

La Cina avrebbe offerto enormi quantità di armi al colonnello Muammar Gheddafi lo scorso luglio, e ha condotto colloqui segreti sulla loro consegna via Algeria e Sudafrica. Lo riporta oggi il quotidiano canadese The Globe and Mail. Il tutto aggirando le sanzioni dell'Onu. Citando documenti in suo possesso, il quotidiano canadese afferma che le fabbriche di armi cinesi, controllate dallo Stato, erano pronte a fine luglio a vendere armi e munizioni per una cifra pari almeno a 200 milioni di dollari.

Il Globe and Mail non conferma che le armi siano state consegnate, ma cita i nomi di alcuni leader del nuovo regime di Tripoli secondo i quali i documenti rinforzano i loro sospetti sui movimenti recenti di Cina, Algeria e Sud Africa. Omar Hariri, responsabile degli affari militari nel Consiglio nazionale di transizione (Cnt), ha esaminato i documenti e ha concluso che questi potrebbero spiegare la presenza di nuove armi sul territorio libico, dice il giornale. "Sono quasi certo che queste armi siano arrivate e che siano state utilizzate contro il nostro popolo", ha dichiarato Hariri.

Quel che è certo, è che il governo di Gheddafi aveva provato a liberarsi delle prove di queste trattative, infatti i documenti sono stati scoperti in una discarica nel quartiere di Bab Akkarah a Tripoli, dove hanno vissuto alcuni tra i sostenitori più fedeli del colonnello. In particolare, secondo quanto ritrovato dai ribelli libici in discarica, le armi in questione sono principalmente lanciarazzi, missili anticarro e altre armi, nonostante l'embargo su questo genere di esportazioni. Questo particolare viene riportato dal New York Times, che cita Abdulrahman Busin, un portavoce militare dei ribelli, che dichiara: "Abbiamo prove inconfutabili di negoziati in corso tra la Cina e Gheddafi, abbiamo tutti i documenti che li provano".

Anche tra i ribelli stessi però qualcuno è scettico sull'autenticità dei documenti, mentre fonti dell'Onu coinvolte nelle sanzioni contro il regime libico sostengono che "non e' stato portato alla loro attenzione alcun accordo con la Cina in materia di armi". Per il momento dalla Cina non arriva alcun commento ufficiale alla notizia, ma in passato Pechino ha più volte assicurato lo scrupoloso rispetto delle sanzioni imposte al regime di Gheddafi dalle Nazioni Unite. Anche se non confermata, la vicenda potrebbe inasprire i già difficili rapporti tra i ribelli e Pechino, accusata di non aver chiaramente e tempestivamente preso posizione contro il colonnello.

Ma la Cina smentisce e nega recisamente di aver fornito armi al regime libico fino al luglio scorso. La portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Jiang Yu, conferma la notizia riportata dal giornale, secondo il quale consiglieri militari dell'ex leader libico hanno incontrato a Pechino, a metà luglio, i dirigenti di alcune imprese cinesi produttrici di armi tra cui la China North Industries Corp. (Norinco), la China National Precision Machinery Import&Export Corp.(Cpmic) e la China XinXing Import&Export Corp, ma nega che la riunione abbia dato vita alle forniture militari.

Parlando in una conferenza stampa a Pechino, Jiang Yu ha precisato che gli incontri hanno avuto luogo ''senza che il governo di Pechino ne fosse a conoscenza'', ma che comunque detti incontri ''non hanno concluso alcun accordo con le aziende cinesi”. La portavoce ha aggiunto che ''dopo l'approvazione della risoluzione dell'Onu n. 1970, la Cina non ha venduto direttamente o indirettamente armi alla Libia''. "Le società cinesi - ha concluso la Jiang - non hanno firmato contratti commerciali e non hanno neppure esportato attrezzature militari in Libia.

 

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