di Eugenio Roscini Vitali

Nei prossimi mesi Israele darà il via alla produzione di 60 velivoli senza pilota a controllo remoto  (UAV) in Azerbaigian; l'accordo, annunciato l'estate scorsa, rientra in un piano di cooperazione economico-militare nel quale potrebbe anche rientrare la fornitura di uno dei satelliti spia progettati e costruiti dalla Israel Aerospace Industries (IAI ). La partnership prevede la realizzazione di due tipi di droni, gli Orbiter 2M e gli Aerostar; il 30% dei componenti dell'intero stock verrà prodotto dall'industria azera e gran parte dell'assemblaggio dovrebbe essere fatto nel Paese caucasico. Dopo 16 votazioni e un lungo braccio di ferro con la Slovenia, il 24 ottobre scorso l'Azerbaigian è diventato il quinto membro non permanente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu per il biennio 2012-2013.

Lo Stato ebraico ha riconosciuto l'indipendenza dell'Azerbaigian il 25 dicembre 1991 e intrattiene rapporti diplomatici con Baku dal 7 aprile 1992, dagli anni della sanguinosa Guerra per il Nagorno-Karabakh. Sul fronte della lotta al terrorismo e della difesa i due paesi cooperano in numerosi progetti: l'ex repubblica sovietica ha sempre mostrato grande interesse nei riguardi delle tecnologie militari legata al settore intelligence e dall'ottobre 2001 il Mossad collabora con i servizi segreti azeri contro le organizzazioni dell'estremismo islamico presenti nella regione, primo fra tutti il gruppo radicale Hizb ut-Tahrir, setta diventata partito combattente semiclandestino che identifica Israele come "un'entità illegale da cancellare". Nel campo aerospaziale l'israeliana Elta Systems Ltd, azienda della difesa impegnata nel settore dell'elettronica, si affida all'industria azera per la costruzione di alcune componenti del  satellitare TecSAR, sistema di ricognizione ad alta risoluzione dotato di un radar ad apertura sintetica e in grado di fotografare in ogni condizione meteorologica oggetti grandi fino a 10 centimetri.

Iniziate nei primi anni Novanta, le relazioni tra Israele e Azerbaigian si sono rafforzate nell'agosto del 1997, con la visita a Baku del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. In ambito militare la collaborazione industriale ha dato vita ad un vero e proprio sodalizio che ha permesso l'ammodernamento dei mezzi e degli armamenti in dotazione all'esercito e all'aviazione azera; un'apertura che ha indotto alcune aziende israeliane a spostare parte della produzioni in Azerbaigian, con l'Aeronautics Defense Systems Ltd (Nets - Integrated Avionics Systems) che nel 2009 ha aperto nei pressi di Baku un'industria dedicata alla produzioni di sistemi per la difesa e componenti per droni.

Nel giugno dello stesso anno il ministero della Difesa dell'Azerbaigian ha inoltre negoziato con Israele la produzione di un velivolo corazzato per il trasporto truppe (Apc), il Namer, sviluppato dalla General Dinamys sullo scafo del carro armato Merkava Mark IV e dotato di sistemi di navigazione avanzati capaci di operare anche in presenza di dispositivi in grado di disturbare (jamming) i ricevitori satellitari GPS.

Sono anni che Russia, Armenia e Iran guardano con diffidenza al rapporto di collaborazione che lega Tel Aviv e Baku e per Mosca e Teheran la partnership militare per la co-produzione di droni sta diventando un vero problema. I 60 Orbiter 2M e Aerostar dovrebbero essere pronti per la fine dell’anno e una parte sarebbe destinata all’aviazione del Paese caucasico. L’Orbiter 2M è un velivolo di piccole dimensioni prodotto negli stabilimenti della Azad System, con 5 ore di autonomia a circa 5.000 metri di altitudine; Aerostar è un UAV tattico con capacità offensiva e 12 ore di autonomia a 10.000 metri di una quota operativa.

Il mese scorso il ministro dell'Industria per la Difesa azera, Yavar Jamalov, ha inoltre parlato dell'avvenuta acquisizione di 10 Hermes 450, droni prodotti dall'azienda israeliana Ebit System con oltre 20 ore di autonomia e una quota di servizio di 5.000 metri, dotati del radar GabbianoT20  sviluppato dall'italiana Selex Galileo (Finmeccanica) e di 2 serbatoi esterni che possono essere sostituiti da altrettanti missili aria-terra Hellfire o Spike.

La partnership tra l’Azerbaigian e Israele non è vista di buon occhio neanche da Ankara, alleato naturale del Paese caucasico. Recentemente il sottosegretario turco alle Industrie per la Difesa, Murat Bayar, ha cercato di persuadere le autorità azere a non continuare ogni forma di collaborazione con lo Stato ebraico; in cambio avrebbe proposto la costruzione di una fabbrica in Azerbaigian e la fornitura dei droni ANKA, velivoli prodotti dalla Turkish Aerospace Industries (TAI) che lamentano però una scarsa esperienza operativa e non sono ancora in grado di competere con quelli israeliani.

L’alleanza tra Tel Aviva e Baku preoccupa anche le autorità della Repubblica del Nagorno Karabach, la regione contesa tra Armenia e Azerbaigian e teatro di una sanguinosa guerra che tra il 1991 e il 1994 ha causato più di 30 mila morti e circa un milione di profughi. Il 12 settembre scorso un drone di fabbricazione israeliana in forza all'aeronautica azera è precipitato sul distretto di Martuni; a Stepanakert giurano che ad abbattere il velivolo sia stata la contraerea dell’enclave armeno, ma non è improbabile che a colpire il velivolo sia stata un’unità della difesa aerea russa rischierata ad ovest del lago Sevan.

Grazie alle stazioni radar installate sulle coste azere del Mar Caspio e all’utilizzo degli UAV a lungo raggio - sul piatto ci sarebbe anche l’acquisizione di basi per il rischieramento dei più potenti Hermes 900 - Israele sarebbe ora in grado di sorvegliare in modo costante gran parte dell’Iran settentrionale, una presenza che Teheran cercherà di contrastare con i rivelatori Avtobaza ELINT (Electronic Signals Intelligence System), apparati mobili di produzione russa utilizzati per il radar jamming e l’identificazione di attacchi aria-terra. Con un raggio di 150 chilometri e una capacità d’identificazione contemporanea di 60 target, l’Avtobaza fa parte di un sistemi di difesa aerea più ampio che la Russia potrebbe consegnare entro breve tempo e che andrà a coprire l’area del Golfo Persico e la zone dell’Iran settentrionale che si affaccia sul Mar Caspio.

Il Cremlino assicura che gli armamenti venduti alla Repubblica islamica sono di tipo difensivo e che la Russia non sta violando l’embargo imposto dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Riferendosi alla Avtobaza, un capo dipartimento del Ministero della Difesa russo, Konstantin Biryulin, ha dichiarato che non si sta parlando di caccia, sottomarini o dei missili S-300 PMU1, per i quali ha già revocato la fornitura, ma della sicurezza di uno Stato sovrano. L’affermazione di Biryulin sembra comunque un messaggio rivolto a chi avesse l’intenzione di lanciare contro l’Iran o la Siria operazioni simili a quella che in Libia ha rovesciato il regime del Colonnello Muammar Gheddafi.

 

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy